Culture + Arts > Visual Arts
July 21, 2015
Lukas Zanotti: oggi pomeriggio vado in chiesa a fare la rivoluzione…
Maximilian Lösch
Era una giornata già calda d’inizio primavera, quando sento il suono del mio cellulare che mi indica che mi è arrivato un messaggio. Ero al lavoro, tiro fuori il cellulare e leggo il messaggio di Lukas Zanotti che mi chiede se ho tempo per un’azione artistica insieme a lui la settimana dopo. Gli rispondo di sì e prendiamo appuntamento. Mi presento con una mia amica e nella maniera piacevole di Lukas ci incamminiamo verso una chiesa del centro. Lì, fuori da ogni contesto e quasi mimetizzati, posizioniamo le sue opere. Non voglio dire di più, ora lascio la parola a Lukas Zanotti: Oggi pomeriggio vado in chiesa a fare la rivoluzione!
E anche questa volta l’idea è semplice: seguendo un ormai consueto e personale ‘modus operandi’ etico ed artistico, con il consapevole e voluto posizionamento fuori da ogni sistema e da ogni logica di potere, inserisco clandestinamente delle mie opere nelle chiese; lascio lì le opere affinché chiunque sia totalmente libero di farne ciò che vuole (guardarle, prenderle, rubarle, distruggerle o modificarle, spostarle ecc). Queste mie incursioni, nei musei piuttosto che nei gabinetti pubblici, nelle biblioteche, all’università, nei supermercati o all’ospedale, così come in mille altri posti e luoghi, partono dal presupposto che ogni ‘artefatto’ deve mostrare, per essere tale, la sua essenza, ossia: l’incursione clandestina di un oggetto nella vita di un soggetto, che ne viene così terroristicamente rivoluzionato. Incursione clandestina, intesa come un dono inaspettato, che vive solo nell’atto concreto e reale del donare. D’altronde l’opera, lo dice l’etimologia stessa, deve essere dono, e non solo metaforicamente o simbolicamente, bensì realmente e concretamente. L’opera va vissuta come un dono, altrimenti non è tale. Inoltre, come detto, non può essere l’artista o chi per lui a decidere la modalità di fruizione dell’opera, bensì ognuno deve essere totalmente libero in questo processo (distruggendola, mangiandola, modificandola, rubandola, spostandola, guardandola, incendiandola magari ecc.).
E se l’artefatto è e può essere solo un dono a tutti gli effetti, l’atto artistico è essenzialmente l’azione anarchico-rivoluzionaria del donare, perché sennò si risolverebbe ahimé in mero gioco di sistema, inutile retorica o, peggio, ammiccante demagogia. Infatti l’unico atto rivoluzionario e terroristico possibile è il donare, ossia dare ad altri spontaneamente e senza retribuzione o compenso, dare in cambio, provocare, ispirare. Donare è rivoluzionare! Ricevere è trasformare!
Dunque, l’atto è questo: mie opere introdotte clandestinamente, come dono, nelle chiese. Ossia: vado in chiesa a fare la rivoluzione! Profanazione di luogo sacro? No, rivoluzione, la rivoluzione terroristica del dono. E dove, se non in chiesa? Il luogo deputato alla rivoluzione, al rito cerimoniale della rivoluzione, la rivoluzione di Cristo, la rivoluzione del dono e del donare.
In chiesa! In chiesa, allora, luogo dello scambio e della condivisione, del baratto spirituale attraverso il materiale, lo spazio vitale dell’oblazione, edificio sacro perché vivo!
Insomma, in un mondo che sta sempre più drammaticamente allargando la forbice tra povertà e ricchezza, l’opera d’arte per essere rivoluzionaria e vera deve farsi pura oblazione. Amen!
Prossimi impegni di Lukas Zanotti:
1# Luglio, agosto, settembre: ‘Artist in residence’, Musée Visionnaire, Zurigo
2# Ottobre: esposizione personale, MAI Museo Arte Irregolare, Sospiro, Cremona
3# Novembre: tavole illustrative per la pubblicazione italiana degli scritti di Alain-Pierre Pillet, curata dall’Istituto di Patafisica Francese; partecipazione alla esposizione “Birdman”, Museum Gugging, Maria Gugging, Vienna
4# Dicembre: reading-polifonico con il musicista Peter Holzknecht basato sul libro “Grimorio”, Biblioteca Provinciale Italiana, Bolzano
Foto: Lukas Zanotti + Maximilian Lösch
Comments