Le icone pagane di Dido Fontana

Stay Strong(Z) è il potente nome della mostra personale del fotografo trentino Dido Fontana, visitabile alla Galleria Boccanera di Trento fino al 18 luglio. Noi l’abbiamo visitata, siamo entrati un po’ “a casa di Dido” e ora vi raccontiamo com’è andata e cosa potreste trovare nella Galleria trentina, visitandola anche voi.

01.07.2015
Dido Fontana

Nel 2012 durante la mia permanenza a Kassel per far visita a dOCUMENTA 13 mi recai come faccio abitualmente nel bookshop della rassegna, alla ricerca di qualche volume interessante o di un catalogo di alcuni artisti emergenti. Ricordo ancora con esattezza che a un certo punto mi ritrovai in mano Terryworld, una raccolta esagerata di immagini del fotografo statunitense Terry Richardson. E con esagerato intendo veramente una scelta eccessiva, a partire dalle dimensioni del volume fino ad arrivare soprattutto ai contenuti. Sono sincero, allora non conoscevo molto l’eccentrico personaggio limitandomi a sapere che aveva realizzato gli scatti per il famoso calendario Pirelli alcuni anni prima, ma non posso negare che sfogliando il libro, le situazioni rappresentate dalla prima all’ultima pagina attirarono per quei brevi istanti il mio interesse. Si tratta di un susseguirsi di immagini che lasciano poco spazio all’immaginazione. Non solo ritratti popolari di Hollywood o in generale della scena artistica internazionale come ad esempio di Jared Leto, Miley Cyrus, Lindsay Lohan o Macaulai Culkin, ma molto spesso soggetti immortalati durante diverse pratiche sessuali, nudi femminili integrali a ripetizione vicino a falli in erezione tra i quali di tanto in tanto spunta lo stesso fotografo in persona, rigorosamente nudo naturalmente. Non comprai il libro, ma mi rimasero impressi quei ritratti così pop di Richardson, che certo non può essere considerato un genio della fotografia visto che l’elemento portante del suo lavoro non è altro che una buona dose di flash sparata addosso ad una personalità di spicco in posa provocante. 1Il piacere della provocazione, come del resto ci suggerisce il titolo, è abbondantemente presente anche nella mostra Stay Strong(Z) di Dido Fontana, alla Galleria Boccanera di Trento fino al 18 luglio. Non credo si possa considerare Dido Fontana il Terry Richardson italiano, visti i solidi contenuti che si nascondono sotto quella patina superficiale fatta di situazioni quotidiane condite da un frizzante strato erotico.
Da sempre nella storia dell’arte un’icona ha ben poco in comune con l’ordinarietà, è anzi una presenza surreale alla quale siamo devoti che ci assiste caso mai dall’alto e non recita mai sul nostro stesso livello. Fontana si basa su una controrivoluzione basata negli anni Ottanta liberandosi da perbenismi e ideologie, creando un percorso libero, dove l’icona pop come Arnold Schwarzenegger diventa un dio pagano, il quale però può benissimo anche essere rimpiazzato da un soggetto esterno e perché no, dall’artista stesso. In questo modo Dido Fontana diventa un guru all’interno della sua stessa arte e si mescola con l’ambiente circostante in un tutt’uno fatto di ricordi personali alimentati dalla provocazione sessuale. Le opere esposte suggeriscono una sana misurazione della realtà, alla quale ci si deve relazionare in modo ironico in modo che vi risulti una vera e propria provincializzazione dell’attualità.2Le icone pagane ritratte da Dido Fontana sono senza dubbio uno specchio della società contemporanea e addirittura siamo noi stessi e le nostre emozioni ad essere ritratti in quegli scatti fotografici. Noi spettatori che diventiamo in qualche modo attori protagonisti, immortalati nei nostri momenti più intimi, senza vergogna alcuna ma desiderando quel momento di popolarità più di ogni altra cosa. I soggetti diventano icone e conquistano, com’è giusto che sia, il primo piano sotto le luci dei riflettori di Fontana. Un riferimento costante per l’artista è l’opera  dello statunitense Larry Clark il quale porta in primo piano nelle sue fotografie una parte di sottocultura americana degli anni Sessanta e Settanta, ragazzi che lui stesso chiama sexualized and demonized. Il risultato è una serie di ritratti di anime spezzate, di storie di vita vissuta al massimo ma per troppo breve tempo, di persone che parlano con lo sguardo profondo di chi sa di non avere un futuro certo.

La prima stanza all’interno della galleria Boccanera è allestita a mo’ di palestra, con tanto di pesi e specchi, con i muri tappezzati di fotografie che raccontano la vita. Si tratta di una vera e propria palestra di vita appunto, dove la qualità delle fotografie conta poco, ma conta ciò che si vede e soprattutto si prova. Poco importa se tecnicamente le opere presenti sono assolutamente casuali, fotografie sbagliate se vogliamo, dove esposizione, asse dell’inquadratura e utilizzo del flash non sono corrette. È però un errore voluto e quasi cercato, che focalizza la nostra attenzione su ciò che è effettivamente importante e cioè il soggetto stesso che sembra volerci parlare e comunicare il suo stato d’animo, goliardico e provocante e ci consiglia di non prendere il tutto troppo seriamente.

 

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