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June 30, 2015

Francesca Woodman e Birgit Jürgenssen a Merano Arte

Mauro Sperandio

Merano Arte, ovvero Kunst Meran, si trova come una piccola isola tra le correnti del centro della città, una piccola oasi che si definisce come non sovraffollata, non rumorosa, non take-away, non da scolare gelata d’un fiato. Un’istituzione coraggiosa in una città efficientemente lontana dal “superfluo”? Sicuramente un’occasione per vedere un po’ di mondo e di sensibilità diverse, oltre i monti.© Courtesy George and Betty Woodman, New York / SAMMLUNG VERBUND, WienDal 27 giugno al 20 settembre, Merano Arte ospita una doppia personale dedicata a Francesca Woodman e Birgit Jürgenssen. La mostra, curata da Gabriele Schor, direttrice della Collezione Verbund di Vienna, propone circa un’ottantina di scatti della Woodman ed una quarantina di opere di varia tecnica della Jurgenssen.© Estate of Birgit Jürgenssen / Bildrecht, Wien, 2015 / Sammlung Verbund, WienNon legate da rapporti di conoscenza diretta, le due artiste sono accomunate, oltre e più che dall’estremo gesto del suicidio, da un analogo confronto con il tema del corpo femminile. Un corpo che viene visto oltre la sua valenza sessuale ed erotica e viene considerato come opera dotata di fisiologica qualità artistica.© Courtesy George and Betty Woodman, New York / SAMMLUNG VERBUND, WienLa produzione delle due artiste viene spesso associata alla denominazione “femminista”; personalmente, al di là delle etichette, credo sia interessante notare come il corpo femminile venga “gestito e proposto” con disinvolta padronanza, ironia, studio cosi minuzioso delle pose, tanto da invitare il visitatore -anche nella provocazione- ad un attento esame dell’immagine, scoprendo il dettaglio e riscontrando l’analogia con il proprio vissuto. Non invito nessuno a farlo, ma ho percepito spesso la voglia di staccare qualche foto dal muro, per sedermi comodo a leggere tra i dettagli.© Estate of Birgit Jürgenssen / Bildrecht, Wien, 2015 / Sammlung Verbund, WienL’elemento surreale si mostra “sana pazzia” e la maschera, la persona tragica dei Latini, è usata per cogliere la personalità genuina.

Non desiderare la donna d’altri, la sposa portata all’altare e consegnata al marito, la vedova che torna sotto la protezione del padre o dei fratelli, il mito di Gige -archetipo della donna di qualcuno- sono qui spazzati dall’affermazione del diritto alla propria immagine ed identità, oltre le consuetudini millenarie. Francesca e Birgit sono di Francesca e Birgit, nell’intimo dei loro studi si spogliano, si travestono e, padrone del loro tempo, costruiscono le loro opere. Non c’è muscolarità nei gesti ritratti, ma l’inesorabilità del vento, o dell’acqua che solca la roccia, da sempre e per sempre, oltre il tempo finito, infinitesimale di una vita umana.© Courtesy George and Betty Woodman, New York / SAMMLUNG VERBUND, Wien

© Estate of Birgit Jürgenssen / Bildrecht, Wien, 2015 / Sammlung Verbund, Wien

Foto: 1,2,4,6 © Courtesy George and Betty Woodman, New York / SAMMLUNG VERBUND, Wien
3,5,7 © Estate of Birgit Jürgenssen / Bildrecht, Wien, 2015 / Sammlung Verbund, Wien

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