Fonderia artistica Dirler: meraviglie figlie del fuoco

La piccola Marlengo -che per questioni altimetriche ad una certa ora fa ombra a Merano- è un vivace paesino dalle mille sorprese. La fonderia artistica Dirler si trova nel centro del paese, a questo meraviglioso laboratorio si rivolgono da decenni numerosi artisti dell’Alto Adige, ma non solo. Entrare in un posto in cui gli elementi naturali vengono manipolati per diventare arte è un’esperienza che, una volta vissuta, non può non essere raccontata.

25.06.2015
Marlengo Mauro Sp

Breve nota finale messa al posto di una prefazione perché la gente è sempre di fretta e non ha tempo di arrivare in fondo: altre foto si trovano nella gallery, tra queste noterete una variopinta toilette. La cornice della porta è stata fusa dai Dirler, la decorazione è opera di Gigi Picelli.

Prima di arrivare giungere alla Kunstgießerei Dirler di Marlengo, percorro tre volte la centrale Innerhofer-Straße, l’ora, che è quella della merenda, mi costringe pure ad una sosta dal fornaio per un ricco panino con l’uva passa.
Mi chiedo come mai l’unica fonderia artistica del Sud Tirolo, una delle pochissime d’Italia dove si fonde con la cera persa e il getto in forma di sabbia, sembri nascondersi, tanto da non guidare il visitatore nemmeno con un cartello; mi rispondo, da solo e rapidamente, che chi ha sostanza e cose da raccontare non ha bisogno di  pubblicità e del pulpito per gridare in piazza.

Al quarto tentativo, capisco di dover scendere una stretta stradina che scende verso valle. Appena imboccata, più che la casa-fonderia che sta sulla sinistra, noto la splendida fontana che si trova a destra.

Vinzenz Dirler Mauro Sp

La casa è immersa nel verde, ne nasconde un po’ l’accesso una piccola selva di canne palustri, più che ornamentali, fondamentali… Dopo aver suonato, mi accoglie al cancello la signora Dirler di poche gentili parole, quella che il marito definisce l’anima razionale ed il ministro delle finanze di casa.
Il primo ad avermi accolto, a dire il vero, è stato il gattaccio in cemento verniciato di rosso che sostiene il cancello d’entrata, opera degli artisti Joos&Joos.

Fonderia cera persa

Il ministro delle finanze mi accompagna sul retro della casa: nel breve tragitto (e ancor meglio al ritorno), non posso non notare che il giardino, come le facciate della casa, presentino vari dettagli di pregio.
Il tombino delle acque piovane è un’opera di Umberto Volante;  sopra la testa del visitatore, a sorvegliare la casa, un minaccioso Gargoil di Herbert Lampacher; lì vicino, un bronzo di Sepp Alber raffigura un uccello.

Stefan Vinzenz Dirler

Si apre un’anonima porta a vetri, mi accoglie Dirler padre, che di nome fa Vinzenz, che mi invita a scendere nel laboratorio. Ora qualcuno si aspetterà una metafora legata alla discesa agli inferi, tra fuoco e lapilli, con una diabolica tensione nell’aria, il tutto diretto da una figura di aspetto luciferino: nulla di tutto ciò.
Il posto è pulito e ordinato come tutti i luoghi di creazione, un luogo bellissimo e fresco -solo perchè non è giorno di fusione- ricco di cose belle, le opere, in uno stato che è quello ancora fetale. Creature bruttine, che stanno diventando bellissime in questo laboratorio fatto di sassi che fu una stalla.

Marling Marlengo

Stefan, figlio di Vinzenz, come il padre ha una faccia simpatica, onesta, di carattere: sarà lui la mia guida. Cominciamo dal piano superiore (il piano terra, visto che dal giardino ero sceso nell’interrato): nella stanzetta in cui gli originali in legno, pietra o altro materiale, vengono riprodotti in cera per creare poi i “bozzoli d’argilla” in cui verrà colato il bronzo fuso.
La costruzione di questi bozzoli, che al loro interno dovranno riprodurre fedelmente il negativo dell’opera, si svolge al piano inferiore, dove le riproduzioni in cera vengono “ingabbiate” con la canna palustre (quella dell’entrata) e poi ricoperte di argilla. I bozzoli finiranno poi in forno per alcuni giorni, la cera si scioglierà, la canna brucerà e resterà lo stampo in cui colare il bronzo.

Kunstigesserei Dirler

Chiedo a Stefan, che non ha ancora trent’anni, se è contento del suo lavoro e come ha maturato la scelta di assecondare una formazione professionale che segue da quando è nato e che non ha scuole in cui viene impartita. <<Ho studiato da perito elettrotecnico>> -mi risponde- <<perchè mi interessa la materia, ancora oggi mi cimento con l’elettronica. Però non riuscirei a fare tutti i giorni, per tutta la vita, impianti elettrici nelle case, lo troverei noioso. Con questo lavoro ho a che fare con opere e personalità diverse ed interessanti ed ho la rara fortuna di potere lavorare con tutti i cinque elementi: Legno, Fuoco, Terra, Metallo e Acqua>>. Mi raccontano i Dirler delle difficoltà del loro lavoro, di come sia necessario interpretare lo spirito dell’artista e di come ogni opera richieda accorgimenti particolari per la varietà di forme e superfici.

Marlin Dirler Kunst

Parliamo a lungo delle difficoltà di gestire un’attività artigiana, di come a volte sia difficile trattare con artisti che per chiedere un po’ di sconto si mostrano molto esigenti, delle incertezze legate al mercato dell’arte. Di fronte a queste difficoltà, cedere alle lusinghe delle produzioni in serie, oppure cimentarsi con lavorazioni per l’industria meccanica, sarebbe facile. Dice Stefan: <<Ci hanno chiesto di produrre ingranaggi, un lavoro di guadagno sicuro e di minor difficoltà esecutiva, abbiamo rifiutato per continuare a dedicarci alla sola attività artistica che ci permette di respirare arte. Le opere che produciamo per gli artisti sopravviveranno a noi e questo è veramente affascinante>>.

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