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April 22, 2015

Prigioniero della Seconda strada: intervista con Tosca D’Aquino

Mauro Sperandio
Dal 23 al 26 Aprile, sul palcoscenico dello Comunale di Bolzano, Maurizio Casagrande e Tosca D'Aquino portano in scena "Prigioniero della Seconda strada" di Neil Simon. Una tragedia brillante oppure una commedia sulle attualissime tragedie quotidiane...

Mel ed Edna, una coppia come tante, stranamente assortita – comune “brav’uomo” il marito, a lui devota ma di spirito non domato la moglie- si trovano a dover fronteggiare il dramma del licenziamento di lui. Siccome le disgrazie non vengono mai sole, i vicini, i piccoli imprevisti di tutti i giorni -il condizionatore rotto in una torrida New York, per dirne una- porteranno Mel sull’orlo della pazzia. In quel luogo della mente, crinale tra la speranza e la disperazione, grazie all’amore della moglie e per la moglie, Mel saprà ritrovare la strada per la rinascita. Dello spettacolo ed anche di altro abbiamo parlato con Tosca d’Aquino, donna di grande simpatia e carattere.

“Prigioniero della seconda strada”: di cosa è fatta questa prigione?

Portiamo in scena un testo molto famoso [interpretato al cinema da Jack Lemmon ed Anne Bancroft n.d.r] scritto da Neil Simon negli anni ’70. Il titolo è emblematico, si tratta di una prigionia materiale e metaforica. Mel -il testo non può essere più attuale- perde il lavoro, si ritrova sul lastrico, si sente un fallito perché disoccupato e riversa tutti i suoi problemi sulla moglie, minando il loro rapporto. Per fortuna, però, ci sarà un lieto fine, perché marito e moglie, uniti dal loro amore, riusciranno ad uscire da questa situazione infernale.

Stabile Bolzano - Prigioniero della Seconda strada

Spesso, ragionando sulla parità tra uomo e donna, si rischia un appiattimento delle peculiarità dell’uno e dell’altro sesso. Quali sono le risorse prettamente femminili che Edna metterà in campo?

Edna è meravigliosa, il suo personaggio si sviluppa in un crescendo che dura lungo tutto lo spettacolo. Lei è la classica moglie che sta zitta e sopporta, ha smesso di lavorare perché le figlie crescessero in un ambiente famigliare tranquillo, coccola e cura il marito che viene prima di tutto e nel momento del licenziamento lo sopporta e supporta. Di fronte al bisogno economico, si rimbocca le maniche e trova -a differenza del marito- un lavoro immediatamente, portando lei “i soldi a casa” ed indossando “i pantaloni”; accettando, per aiutarlo, di vivere fino in fondo la pazzia di Mel.
Trovandomi al posto suo, sinceramente, non sarei in grado di sopportare un uomo piagnucoloso come Mel e lo avrei gettato dal balcone alla prima scena [ride]. Maurizio Casagrande interpreta questo personaggio in maniera perfetta, rendendolo veramente insopportabile.
Quanto al rischio di appiattire le caratteristiche particolari di uomini e donne, credo ci sia, sentire parlare di femminismo oggi mi fa sorridere. Le conquiste ottenute da quelle donne fantastiche che si batterono per diritti quali il divorzio e l’aborto sono state tutte vinte, rivendicare l’eguaglianza però non significa cancellare le differenze. Dico questo sottolineando che provengo da una famiglia in cui ciò che faceva mia madre lo faceva anche mio padre, mio fratello è più bravo di me a cucinare, stirare e lavare. Personalmente adoro fare la donna di casa, perché sono così realizzata nel lavoro, che non mi sento sminuita dall’essere madre e moglie. L’uomo di oggi fa il padre, il marito ed un sacco di cose che un tempo erano prerogativa delle donne. Se si pratica una divisione dei compiti “naturale”, animati da uno spontaneo buonsenso, le cose credo funzioni meglio, senza bisogno di dichiarare formalmente compiti e prerogative.

Queste storie di “disgrazie comuni” possono finire bene solo con grande coraggio. Crede che ci voglia coraggio anche per saper ridere delle sfortuna?

Neil Simon è un autore di grande ironia, ha scritto un testo che permette di ridere di un dramma totale per tutto il tempo. Maurizio Casagrande, con delle ottime trovate, ha voluto insistere sull’aspetto comico a dispetto di una storia in cui tutti gli elementi propendono per la tragedia. Maurizio ed io siamo partenopei e questa capacità di ridere nella tragedia è tipica della nostra gente; se non si ride in queste situazioni, tutto diventa ancora più difficile.

Foto Le Pera Bolzano

Parliamo di Tosca e non più di Edna. Lei è madre di due figli e donna di spettacolo, non le chiedo come concilia i due ruoli, perché credo che le madri siano una categoria anche troppo spesso messa sotto giudizio. Le chiedo invece se tra le sue tante attività riesce a trovare tempo per sé?

Sì. Il nostro è un lavoro da privilegiati, ci sono dei periodi di grande lavoro e stress e periodi in cui, terminati i contratti, possiamo vivere in pieno la famiglia e fare ciò che ci piace. Se è vero che mi devo assentare per lunghi periodi, è vero anche che per svariati mesi sono a casa senza distrazioni.

Crede che la bellezza possa diventare un limite nella conquista della credibilità di un’attrice? Penso alle dichiarazioni di Virna Lisi...

La cosa non mi riguarda! Virna Lisi è un mito di bellezza assoluta. Io, fortunatamente, sono sempre stata graziosa. Sono amica di tante donne stupende che vivono un po’ ingabbiate in questo mito di bellezza, e mi rendo conto che la cosa possa essere pesante. La possibilità di essere una donna normalissima come sono io -che però mi sono sempre sentita carina, accettata ed amata- è una cosa stupenda. La normalità è la cosa più bella in assoluto e mi permette con grande serenità di affrontare ruoli in cui mi imbruttiscono, facendomi anzi divertire come una pazza. Se devo essere una bella donna, sono truccata pettinata e preparata. Ma chi se ne frega! [ride] Mi chiamano per ruoli comici e brillanti per i quali la bellezza non è necessaria, se sei brava funzioni ugualmente.

Quali obiettivi professionali ha per il futuro?

Adoro il teatro, ma mi piace molto il cinema. Ora c’è un bel movimento di giovani -ormai non tanto giovani neppure loro- registi impegnati con cui mi piacerebbe misurarmi. Penso a Sorrentino, Garrone, Muccino e Guadagnino. Mi piacerebbe interpretare un film italiano ma esportabile.

Da Giovedì 23 (ore 20:30) a Domenica 26 Aprile, ore 16:00, Teatro Comunale di Bolzano (Sala grande) “Prigioniero della Seconda strada”, testo di Neil Simon, regia di Giovanni Anfuso, con Maurizio Casagrande e Tosca d’Aquino.

Foto: Tommaso Le Pera

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