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March 2, 2015

MAGAZZINO 18
Simone Cristicchi al Teatro Comunale

Mauro Sperandio
Il Magazzino 18 nel Porto Vecchio di Trieste è un luogo della memoria. Un posto polveroso colmo di oggetti di uso comune che gli esuli istriano-dalmati abbandonarono lasciando la loro patria. Al Teatro Comunale di Bolzano, dal 5 all'8 Marzo, Simone Cristicchi racconterà le storie di queste persone che lasciarono la loro terra, i loro oggetti, il loro cuore.

Le vicende che nel Novecento hanno segnato le comunità e ridisegnato i confini nell’area giuliana ed istriana sono dolorose e non adeguatamente conosciute. La materia, oltre alla complessità insita nella ricerca storica, risente di polemiche e tentativi di strumentalizzazione da parte delle periferie dell’arco costituzionale. Oltre l’ideologia -ma di pari nocumento- è il non-contributo di quel movimento politico trasversale che, per la creazione di una memoria collettiva di facile consumo, approssima e semplifica “cose complicate” da un punto di vista storico, politico ma soprattutto etnico e linguistico. Con buona pace per i morti, che non meritano di essere detti tutti uguali.

Cristicchi Bolzano

In questo terreno insidioso si è avventurato Simone Cristicchi che con Magazzino 18 porta al Teatro Comunale di Bolzano il dramma di chi dovette lasciare le proprie radici. Questo il suo punto di vista:

L’esodo giuliano-istriano è un argomento poco noto e discusso. A cosa si deve questa “emarginazione”?

I motivi sono molteplici a mio avviso. Parlare di esodo e foibe ricordava che l’Italia nella Seconda Guerra Mondiale era uscita sconfitta e quei territori erano stati persi in quanto risarcimento di guerra.
Nella ricostruzione del nostro Paese anche la memoria è stata cancellata per dimenticare la sconfitta, l’esodo e le foibe  la ricordavano. Nel momento in cui Tito diventò un interlocutore per l’Occidente non fu più il caso di metterlo in difficoltà con richieste riguardo gli eccidi commessi nei territori giuliano-dalmati, ed in particolare riguardo ai fatti avvenuti in tempo di pace, ovvero nel periodo dal 1945 in poi.

Il tuo lavoro ha fatto riscoprire il Magazzino 18 come luogo di testimonianza. Cosa rendeva questo luogo dimenticato?

Il luogo era noto, ma non “vissuto”. Negli anni, attraverso dei bandi pubblici, la prefettura di Trieste aveva cercato di invitare la popolazione a reclamare la proprietà degli oggetti abbandonati durante il periodo degli esodi nel Magazzino 18.  L’ultimo bando uscì nel 1978 e come i precedenti andò a vuoto, gli oggetti furono dichiarati res nullius [cose di nessuno] e sarebbero stati destinati alla distruzione. L’intervento del Comune di Trieste a permesso di donare queste masserizie all’I.R.C.I., l’Istituto Regionale per la Cultura Istriano Fiumano Dalmata che al momento gestisce il magazzino. Grazie al successo del nostro spettacolo -questo è un piccolo fiore che mi metto all’occhiello- questo posto è ora aperto e offre visite guidate. Il Magazzino 18 ed i fatti che lo segnavano erano ben noti ai Triestini, lo spettacolo è servito a far conoscere questo posto anche al resto d’Italia.

Bolzano Cristicchi

Hai portato il tuo spettacolo in varie città dell’Istria e della Dalmazia, nei territori che furono teatro dei questa emigrazione. Quali sono state le reazioni degli spettatori?

L’emozione è stata indescrivibile, per tanti anni in quelle terre non si è parlato di foibe e nemmeno di esodo. Portare lì questo spettacolo e presentarlo alla comunità italiana è stato un evento che ha commosso il pubblico, facendo conoscere vicende che a molti non erano neppure note. Se in Italia di questi fatti se ne è parlato poco, lì era calata una cappa impenetrabile di silenzio. Fino a qualche anno non avrei potuto nemmeno mettere in scena uno spettacolo del genere. La data più significativa è stata quella di Fiume nel teatro Ivan Zajc, in quell’occasione lo spettacolo è stato sottotitolato in croato. Molti storici e professori di università hanno visto Magazzino 18 e lo hanno recensito con grande entusiasmo. Ho interpretato questa accoglienza come un invito al superamento di certe barriere ideologiche, un monito a rifuggire qualsiasi strumentalizzazione politica. E’ stato uno spettacolo utile perché ha permesso alla minoranza degli Italiani di far sentire alla maggioranza slovena e croata la propria storia e il proprio dolore.

Magazzino 18 Cristicchi

Credi che sussistano ancora dei rancori tra le comunità coinvolte?

Ho avuto modo di parlare molto spesso con esuli di seconda e terza generazione, il rancore è scemato lasciando il posto alla nostalgia per una terra che spesso non si è nemmeno vissuta. Ho parlato con gente che, essendo nata nei campi profughi, di quei territori si è impregnata attraverso i racconti,le tradizioni, il dialetto, le ricette di cucina. Questo rancore, se sussiste, si esplica solo tra chi vuole dare una connotazione politica a questi fatti, come avviene in alcuni settori della Sinistra e della Destra estrema che prendono questa storia e la fanno a brandelli per il loro tornaconto.  

Quali sono le difficoltà per un artista che decide di mettere in scena argomenti di rilevanza politica e sociale così pronunciata?

Non mi faccio guidare dal marketing ma dall’istinto, in questi 10 anni ho fatto quello che volevo, passando dalla canzone alla realizzazione di documentari, ho scritto cinque libri e sei spettacoli teatrali lasciandomi guidare dalla mia curiosità. Nel mio lavoro non c’è calcolo di opportunità. Sono consapevole del fatto che nel momento in cui presento al pubblico un certo tipo di argomenti mi espongo alle critiche, è successo anche con la canzone Ti regalerò un rosa, che si inimicò una parte della psichiatria.
Con Magazzino 18 ho affrontato delle zone d’ombra della lotta di liberazione e dei crimini commessi dai partigiani, sapevo che qualcuno avrebbe storto il naso. Chi viene a teatro si rende conto che al centro dello spettacolo non c’è l’ideologia bensì l’umanità che viene schiacciata da questi grandi eventi storici. Come per il testo sulla ritirata di Russia, rendo omaggio alle persone e alle storie minime.

Come artista e uomo di spettacolo ti senti libero da condizionamenti?

Mi sono sempre sentito libero e mi sono sempre assunto la responsabilità di quello che dicevo e dico sul palco.
Mi sono inimicato delle fette di pubblico, minime fortunatamente. Con questo Magazzino 18 abbiamo portato in scena 120 repliche e raggiunto 70000 persone, un piccolo record per uno spettacolo di teatro civile. Non è stato facile passare da un successo nazional-popolare come quello della vittoria di San Remo al teatro,da cantante ad attore monologista che passa due ore a raccontare una storia. Cinque anni di lavoro intenso mi hanno permesso di conquistare la fiducia del pubblico. Sono un privilegiato, mi è costato fatica, ma  ne è valsa la pena.

Da Giovedì 5 (ore 20:30) a Domenica 8 Marzo, ore 16:00, Teatro Comunale di Bolzano (Sala grande) “Magazzino 18”, testo di Simone Cristicchi e Jan Bernas, regia di Antonio Calenda.

 Foto: Tommaso Le Pera

 

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