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January 29, 2015
“Tutti frutti” una storia a colori by Mauro Podini
Kunigunde Weissenegger
“Visti da lontano siamo tutti mostri,” uno dei protagonisti nel nuovo documentario Tutti Frutti di Mauro Podini, il medico e scrittore Kossi Komla-Ebri, riesce a riassumere e centrare in pochissime parole il tema della migrazione.
Anche il regista Mauro Podini porta sulle spalle una vita tra continenti: Nato in Canada da genitori bolzanini emigrati molto giovani, è tornato a Bologna per laurearsi in cinematografia documentaria e nel 1997 in Alto Adige per frequentare la Zelig, scuola per il documentario e cinema a Bolzano. Forse grazie al suo retroterra, Mauro è riuscito ad avvicinarsi al tema e alle persone in modo fresco e leggero. Con il documentario Tutti Frutti racconta le esperienze di vita di personaggi immigrati in Alto Adige.
“Dopo il diploma nel 2001 insieme a Martin Rattini, Patrick Kofler e Günther Innerebner abbiamo fondato la Helios ed iniziato a girare documentari in giro per il mondo e qui,” racconta Mauro Podini. “Oggi con Helios sustainable films e la Helios sustainable communication continuiamo a girare documentari e a trattare tematiche a sfondo sociale ed ecologico attraverso campagne di sensibilizzazione, ma stiamo anche seguendo dei progetti di fiction come co-produttori.” Incuriositi da queste parole abbiamo approfondito il tema con il regista.
Mauro, cosa conta nei tuoi progetti?
Per i nostri progetti, una volta condivisi, ciò che è importante è riuscire a comunicare e trasmettere delle emozioni evitando ogni forma di pietismo e cercando di percorrere strade diversa da quelle già percorse. Più facile a dirsi che a farsi, ma ci proviamo sempre… e spesso ci riusciamo!
Qual era l’obiettivo di “Tutti Frutti”?
Il progetto è nato nell’ambito di un progetto F.E.I. (Fondo Europeo per l’Integrazione) realizzato dalla Ripartizione Lavoro/Servizio di Coordinamento per l’Integrazione e prevedeva, tra l’altro, la realizzazione di un filmato sulla discriminazione in Alto Adige nei confronti soprattutto dei cittadini provenienti da paesi terzi. L’obiettivo di Tutti Frutti era piuttosto ambizioso: fare un film capace di rivolgersi tanto ad un pubblico giovane e nuovo a queste tematiche piuttosto delicate e complesse, quanto agli esperti del settore che lavorano nelle associazioni e nelle istituzioni preposte. Una bella sfida!
Quali sono state le difficoltà durante la realizzazione del documentario?
Come sempre il poco tempo a disposizione… Poi personalmente avevo un problema da risolvere. Nel 2006 per conto dell’allora Osservatorio Provinciale sulle Immigrazioni avevo già realizzato un filmato sulla discriminazione che mi dicono essere ancora molto richiesto nelle scuole. Era molto provocatorio ed era la prima volta che si faceva sentire la voce degli immigrati in Alto Adige in quel modo. A guardar bene oggi le difficoltà di accesso al lavoro, alla casa e al permesso di soggiorno non sono poi molto cambiate. In cosa potevamo differenziarci con questo nuovo lavoro?
Ebbene, con questo film credo che siamo riusciti a fare un passo oltre: Tutti Frutti rispecchia appieno ciò che è accaduto in questi 10 anni, ovvero l’affermarsi di una maggiore consapevolezza del fenomeno da parte di tutti. Le persone arrivate qui 15–20–25 anni fa hanno fatto un lungo percorso di integrazione e sono oggi parte attiva della società. Dal punto di vista culturale, oltre che sociale. Per cui abbiamo chi come il sociologo Adel Jabbar si fa promotore di incontri letterari, associazioni di mediatori interculturali che lavorano attivamente nelle scuole, organizzazioni come l’OEW di Bressanone che svolgono una funzione importantissima per combattere il pregiudizio, anzi, i pregiudizi. Sono tutte energie positive che vanno a disegnare e ad immaginare un modello di società multiculturale, dove le differenze diventano realmente un esempio di ricchezza. Il tono del film rispecchia questo cambiamento, questa raggiunta maturità. Leggerezza, ironia, ma anche profondità di pensiero capace di portare tutti ad una riflessione. Questo ci auguriamo di essere riusciti a fare con Tutti Frutti.
Cosa ti ha sorpreso durante la realizzazione del progetto?
Continuo a sorprendermi ogni volta della stessa cosa: delle storie di vita che si nascondono dietro ad ogni essere umano. Sono così poche le occasioni in cui riusciamo a soffermarci sulle cose, sulle storie. Ho grande ammirazione per chi di fronte ad una telecamera ti fa dono di un pezzo della propria vita e sento anche una grande responsabilità in fase di montaggio.
“Tutti frutti” (Mauro Podini, 2014, 25 min., helios sustainable films) sarà presentato il 30 gennaio 2015 alle H 20.00 presso la sala di Rappresentanza del Comune di Bolzano in Vicolo Gummer 7. Dopo la proiezione a parlarci di integrazione saranno due dei protagonisti del film: il medico e scrittore di “Imbarazzismi” Kossi Komla-Ebri e Teodora Lara della “Rete dei diritti dei senza voce”. In apertura e chiusura suoneranno Nachtcafé – responsabili anche per la colonna sonora del documentario.
E per chi non avesse potuto vedere il film: sabato 31 gennaio su Rai Südtirol alle ore 20.20 e domenica 1 febbraio su Rai Alto Adige alle ore 22.30 (canale 103).
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