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January 19, 2015
Italian Stories: le mani e le anime dell’artigianato italiano. Da svelare nel web
e nella geografia
Anna Quinz
Già da queste poche righe, saltano all’occhio le parole/chiave e i concetti/anima di questo progetto: viaggiare, storie, botteghe e persone. Italian Stories è questo, un viaggio attraverso l’artigianato e gli artigiani dell’Italia migliore, quella che ci piace, quella che usa le mani e il cuore, per progettare e creare oggetti che raccontino una storia antica e contemporanea, un sapere che si tramanda, una volontà ferrea di ricordare di fare di sognare.
Eleonora, Andrea, ome è venuta a due architetti l’idea di Italian Stories?
Italian Stories nasce perché noi siamo persone profondamente curiose e per primi ci piace scoprire l’Italia attraverso il punto di vista dell’artigianato, e ci piace perderci a scoprire segreti che nemmeno chi abita un luogo conosce.
Dal momento che siamo progettisti e amiamo il digitale, abbiamo cominciato a immaginare come sarebbe stato possibile mettere in contatto una certa tipologia di viaggiatori con chi cerca esperienze autentiche e personalizzate, con gli artigiani dei territori italiani. Da questo pensiero è nata la piattaforma.Come funziona la piattaforma?
Il funzionamento della piattaforma è molto semplice. Il viaggiatore, o chi semplicemente vuole conoscere le realtà artigianali che proponiamo, potrà prenotare l’esperienza partendo dalla scelta del territorio o dalla tipologia di produzione, entrando direttamente in contatto con gli artigiani e il loro mondo.
Dall’altra parte, gli artigiani, i designer o i produttori potranno inserire autonomamente la propria proposta di esperienza: di visita, laboratorio o approfondimento.
La piattaforma è on-line nella versione beta a partire da ora, con i primi artigiani selezionati, e verrà implementata anche grazie ad una rete di collaboratori sparsi in tuta Italia.
Quali gli step del progetto, da dove arriva, dove va?
Il progetto arriva da un lavoro di team molto coinvolgente, che in questi mesi ha legato l’Italia da nord a sud, raccogliendo lungo la strada collaborazioni impreviste e meravigliose, dimostrazioni d’interesse e quasi di affetto, nuovi incontri e affinità elettive. Dove va, sarà una bella scoperta, a noi piacciono le strade che non si sa dove finiscono.
Quali gli strumenti che avete scelto di utilizzare?
Non credo che si possano definire strumenti, ma sicuramente due elementi fondamentali, cui abbiamo dedicato molto tempo e attenzione, dello sviluppo del progetto sono, e saranno sempre più, la creazione di un team eterogeneo ma coeso, dislocato su tutta Italia, e la costruzione di una community che ci supporti e ci permetta di venire a scoprire realtà artigianali speciali nei posti più nascosti…
A livello di strumenti di comunicazione, abbiamo cercato di lavorare sempre con immagini che trasmettessero la magia dei luoghi e delle persone, e i social media (ci trovate su facebook, instagram, twitter, vimeo, pinterest e fra qualche mese anche con un blog) ci hanno aiutato molto nel creare la community di cui sopra, ognuno con un seguito di follower diverso ma ugualmente appassionato. Poi ovviamente il nostro strumento online principe resta la piattaforma, una sorta di nucleo intorno al quale tutto gira.
Perché oggi è importante, per voi, recuperare i saperi artigianali?
Credo che questo progetto vada al di là del recupero dei saperi artigianali, ma che tratti più della creazione di un nuovo punto di vista sulla produzione artigianale in generale, sull’aspetto relazionale che la incardina, e che in modo discreto è insito nella creazione dell’oggetto. È un tentativo di andare oltre al prodotto fisico, individuando un valore sociale ma anche economico nella parte esperienziale e conoscitiva della produzione.
Quali cose avete scoperto, nelle vostre perlustrazioni che non sapevate e non immaginavate sugli artigiani?
Abbiamo scoperto mille storie che mai avremmo immaginato, angoli di città che tutti hanno sotto gli occhi ma non vedono, spazi destinati da secoli alla produzione, reti di relazioni tra artigiani che tengono vivi sistemi di collaborazione antichissimi… ma mica ve li possiamo raccontare qui, li dovete vivere in prima persona!Come è possibile attrarre i giovani verso le professioni artigianali “in via di estinzione”?
Non c’è bisogno di attirarli, perché ci stanno tornando già da soli. L’importante e farli conoscere, renderli visibili agli occhi, perché c’è una sorta di riverenza all’approccio alla bottega artigiana.
L’abbiamo potuto riscontrare anche durante il modulo del Master Relational design, nel quale insegniamo, durante il quale abbiamo invitato gli studenti a entrare direttamente in contatto con gli artigiani del loro territorio. All’inizio, non riuscivano a individuarli, o a immaginare come creare delle dinamiche relazionali con loro. Poi piano piano si sono appassionati e hanno riconosciuto le realtà artigianali che li circondano come rappresentative del loro stesso senso di appartenenza a un luogo.
In termini turistici, il viaggiatore che cosa impara in più di un territorio?
Italian Stories collega i viaggiatori provenienti da ogni angolo del mondo, con i luoghi e gli interpreti del vero fare manufatturiero italiano, ambasciatori e interpreti della cultura del bello più famosa nel mondo. I laboratori degli artigiani sono luoghi meravigliosi e ricchi di curiosità, spesso legati alla produzione e al territorio di riferimento. Poter visitare insieme all’artigiano gli spazi dove lavora, farsi raccontare dalla sua voce e vedere direttamente come vengono prodotte le creazioni a mano che fanno parte del patrimonio della manifattura italiana, è un’esperienza unica e imperdibile.
Nessuno conosce un luogo meglio una persona che ci vive e ci lavora, e che con la lente del made in Italy vi permetterà di scoprire segreti ambientali, culturali e produttivi della zona, immergendovi profondamente nella cultura del luogo che si sta visitando.
Chi sono, oggi, gli artigiani? Sono come una volta o sono cambiati?
Oggi, nell’era dell’esperienza, ancora tanti artigiani non si rendono conto di come possa talvolta essere più appassionante seguirli nel processo del fare, che comprare l’oggetto che ne risulta. E sottovalutano il potenziale della propria conoscenza, anche se traggono loro stessi piacere dal condividerla.
In questo non sono cambiati, nel senso che il loro centro del mondo è la realizzazione, la cura, il processo che seguono nella creazione del loro manufatto. Quella che è la loro grande ricchezza, il saper fare, tendono a sminuirlo, forse per modestia. Certo non si può generalizzare, soprattutto le nuove generazioni sono molto più consapevoli della ricchezza di questo tipo di professioni. Ricchezza di conoscenze, umana, di relazioni, di tradizioni, ma anche di voglia di confrontarsi, di crescere, cambiare e innovarsi, di utilizzare I nuovi strumenti digitali e mettersi in rete tra artigiani, per trovare nuovi modi di produrre insieme, mescolando le esperienze e i punti di vista.
Qualche aneddoto, curiosità, una storia che vi ha particolarmente colpito?
Le storie sono tantissime e tutte curiose, ma certo uno dei posti che ci ha più stupito è stata la casa dell’orafo a Firenze. Uno di quei posti dove ti pare di essere catapultato nella Toscana dei mercanti, delle botteghe e delle corporazioni, con persone squisite che ci hanno accolto come amici. E un’altra vicenda favolosa è quella del Bisso, e della sacerdotessa che ne custodisce i segreti della raccolta e della tessitura… Le altre scopritele venendo a trovarci!
http://www.italianstories.it/it/index.php
Foto:
1, 2,6, 7 Claudia Corrent
3 Elia Sciarroni
4 Pippo Marino
5 Evelyn Leveghi
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