Vlad Nancă e i ricordi presenti degli anni ’70

Fuori piove, apro la porta, chiudo l’ombrello e lo appoggio alla parete. Entro in galleria. Immediatamente un profumo dal tocco vintage mi avvolge e contemporaneamente lancio un primo sguardo all’interno dello spazio. Da Boccanera a Trento va in scena lo spettacolo anni Settanta di Vlad Nancă. Subito si ha la sensazione di una collezione nostalgica, di un insieme di elementi giunti a noi dal passato, dove la carta da parati a geometrie optical e di tonalità arancione andrebbe a completare un ambiente tipicamente retrò.
Il titolo della mostra, That ‘70s Show fa riferimento all’omonima sitcom statunitense che a partire dalla fine degli anni Novanta registrava tra le altre cose gli esordi sul piccolo schermo di attori ora affermati quali Ashton Kutcher e Mila Kunis. Si tratta di una serie-Tv dal carattere sfarzoso, a tratti quasi kitsch, così tipico per gli anni Settanta. Aspetti che in qualche modo ritroviamo nella ricerca dell’artista rumeno Vlad Nancă, i cui ricordi del decennio in cui egli stesso è nato si presentano negli spazi della galleria trentina come forme d’arte alle quali si aggiunge un forte senso di consapevolezza storica. Ricordo storico dunque, una revisione di ciò che è stato e ha caratterizzato non solo il percorso artistico di Nancă ma la coscienza di un popolo intero. In That ‘70s Show il termine popolare acquista un significato particolare, fondamentale al fine del percorso che partendo dagli anni Settanta giunge ai giorni nostri. L’espressione popolare è composta innanzitutto da storie personali, da intrecci rurali caratterizzati dal folklore e da rappresentazioni nazionali. La Romania degli anni Settanta vive il suo periodo più buio dell’intero secolo scorso, caratterizzato dal regime dittatoriale presieduto dal Conducator Nicolae Ceaușescu. Ma proprio in questi anni di povertà e desolazione, la propaganda rumena inizia ad accettare l’opera del maggiore artista rumeno di tutti i tempi, Constantin Brancusi, inizialmente respinto per via di dubbie ragioni teoriche.
Brancusi stesso reincarnava soprattutto a partire dal 1914 quando crebbe il suo interesse per il primitivismo, il proletariato rumeno, adottando egli stesso un aspetto tipicamente contadino. La ricerca di Brancusi per un’arte non storicamente mediata, lo porta ad uno sviluppo lavorativo sempre più semplice e puro. Si tratta di una maturazione che in un certo senso trova la giusta conclusione nel 1937 quando realizza la Colonna senza fine per il parco di Târgu Jiu, località non lontana dal suo paese natale. Si tratta di un lavoro che fa chiaro riferimento alle antiche forme lignee dei pilastri che sorreggevano le tradizionali case rumene. Molto esplicito appare dunque l’avvicinamento di Nancă, in particolar modo nell’opera Endless Nature/Endless Nature II, al lavoro di Brancusi dove crea un modello caleidoscopico della colonna, per sottolineare la continua evoluzione tra spazio costruito e natura.
Appena uscito dall’École des Beaux-Arts, Brancusi ebbe l’onore di essere per poche settimane assistente di Rodin a Parigi, dove riuscì ad intendere uno degli aspetti fondamentali della scultura del grande maestro: cogliere l’attimo assolutamente effimero in un preciso momento e spazio e riuscire a tradurre questo istante in materia tridimensionale. All’interno di That ‘70s Show rivedo questo attimo preciso di un importante avvenimento non in una realizzazione tridimensionale, ma bensì in un’immagine ingrandita rispetto al negativo originario da parte di Nancă. Si tratta di Souvenir, una fotografia nella quale riconosciamo un uomo in costume da bagno in piedi nel Mar Nero, circondato da palme finte che a loro volta ricordano la colonna senza fine di Brancusi. Ci viene mostrato in quest’immagine in bianco e nero un momento molto significativo per la storia recente rumena, infatti fa riferimento all’ottenimento per la prima volta da parte della classe operaia al diritto al tempo libero e allo svago sul Mar Nero.
La mostra è realmente allestita come fosse una personalissima collezione dell’artista rumeno, dove ci imbattiamo in collage realizzati da diapositive didattiche (Exercise, Celebrate, Award, Fly, Gaze, Pioneer) appunto trovate assolutamente per caso, o in orsi di porcellana bianca (Recovery) accuratamente posizionati sul pavimento della galleria i quali furono trovati in fiere e mercatini delle pulci in Romania. In questo modo viene a formarsi una vera e propria Wunderkammer di elementi rigorosamente selezionati di grande valore nostalgico, che creano in relazione tra loro uno spazio temporalmente superato ma ancora assolutamente presente nei ricordi di tutti noi. Questo è lo spettacolo anni Settanta di Vlad Nancă, questo è That ‘70s Show.