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November 28, 2014

From Torino (Film Festival) with love

Cristina Vezzaro

È un TFF un po’ anomalo, quello di quest’anno, quello diretto dalla storica Emanuela Martini ma orfano di un regista che lo caratterizzi e un Guest Director – Virzì – poco presente. Un TFF più povero, con due sale in meno, dove sembra ancora più difficile riuscire a vedere film, con uno strano meccanismo che penalizza accrediti e abbonati per favorire i biglietti. Insomma, un TFF un po’ sotto tono, grigio come il cielo del Piemonte, ultimamente. 

Parliamo di qualche film in concorso. E accantoniamo rapidamente le delusioni: Frastuono, di Davide Maldi, che affronta il tema della diffusione della Tecno-House nella provincia italiana senza però raccontare storie, limitandosi a ritratti che poco dicono e poco convincono; o Mercuriales, del francese Virgil Vernier, che tenta – senza riuscirci appieno – di descrivere la desolazione della banlieue parigina attraverso un frammento di vita di due ragazze, una francese e una moldava, i cui cammini s’incrociano brevemente, tra provini per fare le modelle e solitudine, tra rabbia contro il mondo e incapacità di costruire qualcosa con sacrificio.

Parliamo invece di un tema che abbiamo ritrovato in due film, Félix et Meira, del canadese Maxime Giroux, e As you were, di Jiekai Liao (Singapore). Il primo racconta (bene) la storia di Meira, una donna sposata con una figlia, che vive nella comunità chassidica di Montreal senza riuscire a trovare la felicità. Incontra – quasi suo malgrado – Félix, un giovane artista di ricca famiglia distante dal padre moribondo, e i due, nel rifiuto dei ruoli che la società sembrerebbe imporre loro, cercano e trovano, non senza fatica, una strada tutta loro che li unisce e li porterà, forse, lontano. Anche nel caso di As you were, la rigidità della società, che si riflette nelle divise scolastiche come nei ruoli familiari, sembra impedire a due giovani ragazzi di trovare la loro strada, tra un passato che li univa e un futuro che sembra dividerli. Più visionario, nella forma, il film perde a tratti la narrazione ma compensa con una fotografia e un montaggio – quasi da installazione video – davvero notevoli.

Raccoglie gli applausi della stampa la proiezione di For some inexplicable reason, dell’ungherese Gábor Reisz, storia di un trentenne che viene mollato dalla ragazza e vaga per la città cercando di ritrovarsi, con gli amici e la famiglia a fargli da sponda, fino a che non acquista, per sbaglio, un biglietto per Lisbona. Sarà un altro viaggio, da cui tornerà ancora cambiato, per riprendere a vivere. Divertimento e ironia per un Est europeo diverso, che non siamo abituati a vedere.

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