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November 18, 2014

Oltre la facciata – Hinter der Fassade. Backstage #09
[Più accoglienza, meno disagi sociali]

Sarah Trevisiol

Capire le dimensioni dei flussi migratori odierni non è sempre facile, con i media che dipingono un continuo stato d’emergenza, che genera paura e la sensazione di essere costantemente “sotto assedio”. Chiediamo come stanno le cose veramente a Andrea Tremolada dell’Associazione Volontarius.

Attualmente tra la gente c’è molta confusione tra i termini “straniero” e “profugo”. Mentre uno straniero è semplicemente una persona nata all’estero, chi è il profugo?

La definizione profugo delinea la condizione legale delle persone, indicando sia chi fa richiesta di protezione internazionale, perché fugge da persecuzioni politiche, religiose, razziali, di orientamento sessuale o di genere nel proprio paese d’origine, sia chi ha già ottenuto un dei tipi di protezione previsti.

I profughi che arrivano in Alto Adige lo fanno principalmente in tre modi: in modo ordinario, quindi attraverso reti di contatto personali e il classico passaparola o per rimessa dall’Austria (che li riporta verso l’Italia) oppure in stato d’emergenza, quando i vari ospiti che approdano in Italia vengono assegnati dai Ministeri alle varie regioni. Ad esempio nel 2011 abbiamo accolto delle persone che rientravano nel programma Nordafrica, persone fuggite dai propri paesi in seguito alle varie primavere arabe. Allo sbarco però non è che si distingue tra chi è arrivato per persecuzioni di vario genere e quindi potrebbe aver diritto ad asilo politico e chi invece è scappato per migliore la propria condizione di vita e uscire dalla miseria. Si aiuta tutti e si considerano profughi, saranno poi le Commissioni territoriali a decidere chi ha diritto ad asilo politico e chi invece no.

Cosa viene offerto loro quando arrivano in Alto Adige?

Noi offriamo alle persone vitto e alloggio, corsi di lingua, accompagnamento legale, sociale e psicologico individuale, proponiamo percorsi di orientamento ed inserimento lavorativo e abitativo. La cosa più importante all’inizio è quella di dare di nuovo una sensazione di sicurezza a queste persone, che spesso sono state vittime di violenza e tortura e quindi riportano traumi oltre a soffrire di disorientamento. L’accoglienza è un processo graduale, in cui si accompagna le persone mirando a sempre maggiore autonomia e indipendenza, che permetta loro di cavarsela dopo il periodo di 18 mesi nelle strutture di Volontarius/River Equipe o della Caritas. Fino adesso siamo sempre riusciti ad offrire il dovuto supporto e accompagnamento ai nuovi arrivi, basandoci soprattutto su un forte lavoro di rete con i vari servizi. Il nostro compito è quello di fungere da mediatori tra i profughi che non conoscono l’apparato burocratico italiano e i vari servizi come la Questura, la Provincia, l’Anagrafe o la formazione professionale. Certo, poi dipende dalle capacità del singolo profugo e dalle opportunità che li vengono offerte e riesce a cogliere, anche perché noi non possiamo offrire accompagnamento in eterno, si tratterebbe di assistenzialismo che creerebbe dipendenza e non indipendenza.

I flussi migratori sono in aumento? 

Nel 2011 l’emergenza Nordafrica ha contato 67.000 persone in Italia ed è stata considerato una situazione d’emergenza perché prima non erano mai arrivate così tante persone. Nel 2014 abbiamo avuto già 120.000 ingressi, ma la domanda reale è: Quanti ne rimangono effettivamente? Un paese come la Germania per esempio ha avuto 129.000 richieste di asilo politico e ciò ci spinge a riflettere da dove venivano queste persone, molte sicuramente dall’Italia. Bisogna capire che l’Italia è un paese di transito, è un paese di confine dell’area Schengen in cui alcuni cercano la fortuna ma in cui molti approdano solo per poi proseguire più a Nord. In Alto Adige abbiamo, in regime ordinario, più o meno 200 persone all’anno che fanno richiesta d’asilo politico e non saranno certo loro ad intaccare il mercato del lavoro, anzi, spesso non si considera che loro fanno molte mansioni che gli italiani ormai non sono più disposti a fare. La presenza di persone diverse accresce la capacità di visione più critica sul proprio mondo e le proprie attitudini, a volte forse chiuse rispetto al flusso di circolazione globale. 

Cosa si potrebbe fare a livello politico o sociale?

Innanzitutto non bisogna più vedere i flussi migratori come degli stati d’emergenza, adoperare delle politiche d’emergenza non permette alle persone di sentirsi arrivate. Oltre ai centri profughi (che forse sarebbe più opportuno chiamare centri d’accoglienza) si potrebbe aumentare la presenza di strutture alloggiative più ridotte, come delle unità abitative autonome oppure un palazzo come Fischerhaus, dove due o tre persone condividono un piccolo appartamento. In questo caso bisogna capire che bisogni hanno le persone, perché nei centri profughi ci sono sempre operatori sociali a disposizione, che conferiscono sicurezza e supporto 24 ore su 24, opportunità che invece negli appartamenti non c’è. Non direi quindi di sostituire i centri profughi, ma di ripensarli, anche perché tuttora riescono ad unire persone anche molto diverse sotto un tetto unico. Ricordo il caso di un maggiore dell’esercito iracheno che ha condiviso la stanza con un informatore della Nato stringendo una forte amicizia proprio qui a Bolzano.

E la singola persona cosa può fare?

Generalmente inviterei ad un uso più cosciente dei termini: evitando “integrazione”, perché si basa sulla dimenticanza del passato e delle origini delle persone migranti, così come “inclusione” che invece implica un rapporto disequilibrato tra i soggetti. Suggerisco di usare il termine “accoglienza”, perché comporta il rispetto delle ricchezze culturali e personali così come delle esperienze di vita dell’altro. L’invito ai cittadini quindi è quello di accogliere le persone, non giudicare ma ascoltare, cercare di conoscere e dare opportunità concrete, per esempio lavorative o alloggiative. Anche perché far sentire le persone accolte nel tessuto sociale e protagoniste alla pari della vita comunitaria, ci porterà a meno disagi sociali e devianze da dover affrontare in futuro.

 Associazione Volontarius
È una ONLUS che dal 1999 opera nel campo della solidarietà a garanzia della difesa dei diritti e della dignità della persona che si trova in difficoltà attraverso la valorizzazione e la promozione della cultura del volontariato e senza differenze di cultura, razza o religione. Volontarius opera a difesa di chi è in difficoltà mediante servizi di strada (senza dimora, vittime di prostituzione), strutture di accoglienza (minori stranieri, profughi, senza dimora), arte/tempo libero, pronto intervento sociale 24/24h, educazione alla solidarietà e cittadinanza consapevole (con progetti nelle scuole), volontariato locale e internazionale. I volontari partecipano nelle attività ricreative, di alfabetizzazione, assistenza, ascolto, accompagnamento e nel coordinamento.

Associazione Volontarius ONLUS
Via G. Di Vittorio 33
39100 Bolzano (BZ)
tel. 0471 402338
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