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October 3, 2014

Il giovane regista Andrea Bernard reinterpreta “Gli Innamorati” di Goldoni: “parla di noi”

Text Miriam Marzura
Photography Matteo Vegetti
Il 9, 10 e 12 ottobre va in scena al teatro Rainerum di Bolzano "Gli Innamorati", di Carlo Goldoni. La regia è di Andrea Bernard, giovane talentuoso che in questa intervista racconta di sé e dello spettacolo. Lasciando anche ai "suoi" attori uno spazio di replica.

Andrea Bernard, classe 87, regista. Il teatro è da sempre la sua passione, il suo percorso inizia da piccolo proprio qui a Bolzano con la compagnia Bric-a-brac. Al liceo mette in scena diversi musical, all’università si iscrive ad architettura per “tenersi un’altra porta aperta”, ma continua a lavorare in teatro con diverse compagnie e soprattutto all’estero. Io l’ho incontrato qualche giorno fa, tra una prova e un’altra, per scoprire qualcosa in più sul suo percorso e più che un’intervista ci siamo fatti una bella chiaccherata. Quello che traspare maggiormente è che il teatro è casa sua, il posto dove si sente completamente a suo agio. Non ho potuto fare a meno di indagare sullo spettacolo “Gli Innamorati” di Carlo Goldoni, da lui diretto, che andrà in scena il 9, il 10 e il 12 ottobre al Teatro Rainerum. Avete presente Goldoni e il teatro del Settecento? Ecco, dimenticatevelo. 
Qualcosa ce la svela qui nell’intervista, ma non ho voluto indagare troppo per non rovinarmi la sorpresa. Dopo aver chiacchierato con Andrea ho sentito anche il parere degli attori … giusto per vedere se erano d’accordo.

1Ciao Andrea, ti va di raccontarci un po’ del tuo percorso negli ultimi anni… da dove arrivi, chi sei, cosa fai, come nasce la passione per il teatro. 

La prima esperienza teatrale è stata qui a Bolzano con il Bric-a-brac, e durante il liceo ho avuto l’opportunità di dirigere alcuni musical…direi che da lì è nato tutto. In seguito, facendomi anche consigliare, ho deciso di prendermi una laurea “più spendibile” vista la difficoltà a lavorare in teatro. Così mi sono iscritto ad architettura. Ma la vera vocazione non si dimentica così, già durante il primo anno di università, ho cercato di avvicinarmi al professionismo riuscendo a collaborare con “La Fura dels Baus” al Teatro Comunale di Bolzano. Successivamente ho avuto la fortuna di lavorare con il regista Pierluigi Pizzi, cominciando come figurante in “Der Vampyr” a Bologna ma passando subito al ruolo di assistente alla regia per la produzione successiva a Venezia. Diciamo che mi sono trovato al posto giusto al momento giusto.

Sicuramente… ma avrai anche del talento.

Diciamo che la cosa che ha colpito di più Pizzi è che riesco a ricordarmi lo spettacolo perfettamente. So come si devono muovere gli attori, cosa devono dire e come. Così mi ha proposto di fargli da assistente ed ho potuto collaborare con lui anche in seguito, anche grazie alla conoscenza del tedesco.

Altra esperienza positiva sul campo?

L’anno scorso ho partecipato al “Ring Awards” di Graz, concorso di regia, e sono arrivato in semifanale. Una bella soddisfazione, anche perchè l’Italia viene vista ancora come poco sperimentale nel campo e arrivare tra i finalisti sicuro non è da poco. Questa esperienza mi ha aperto diverse porte, anche all’estero. Ho avuto la possibilità di lavorare a Berlino, Londra, in Olanda…diciamo che attualmente collaboro molto con l’estero. Trovo l’Europa molto interessante come offerta. 

Chi stimi in campo lavorativo?

Sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli, mi piace molto Damiano Michieletto in Italia, all’estero Thomas Ostermeier, Claus Guth, Richard Jones. Rimango incantanto delle scene di Jan Pappelbaum, Christian Schmidt, Riccardo Hernandez. Ultimamente sono attratto dai silenzi della fotografia e del cinema quindi stimo artisti come Gregory Crewdson e Kim Ki-duk.

2Quanto contano i silenzi a teatro?

Per me il silenzio è fondamentale, aiuta l’andamento, tanto quanto le battute. Non è una pausa, non è uno stop, ma quella sospensione che serve a dare il ritmo.

Come mai “Gli Innamorati”?

La mia ricerca andava soprattutto verso un testo che potesse essere rappresentato da giovani attori. Mi sono trovato, per caso, a rileggere ”Gli Innamorati” senza pensare che potesse essere lo spettacolo adatto. Poi, rileggendolo, mi sono convinto che fosse adatto ai ragazzi perchè “parla di noi” e avrebbero avuto sicuramente qualcosa da dire. Ho trovato la commedia estremamente odierna e trovo che sia una storia d’amore che racchiude dinamiche di coppia tuttora attuali.           Abbiamo tenuto il testo, modificandolo appena, ma abbiamo lavorato sui personaggi e sullo spazio, così da rendere lo spettacolo nostro. Ecco se uno si aspetta di vedere il Goldoni tradizionale, si sbaglia.

Per questo spettacolo a chi ti sei ispirato?

In realtà è difficile da dire ma una fonte di ispirazione è stato Wes Anderson, per la scelta dei colori e per la profonda caratterizzazione dei personaggi.

Quale difficoltà hai incontrato durante la regia?

Riuscire a far comprendere agli attori le varie sfumature dei singoli personaggi, facendo un lavoro meticoloso un po’ diverso dal solito. Ma anche mantenere una concentrazione di gruppo e una coerenza lungo tutto lo spettacolo. Sono uno molto preciso ed esigente, a volte forse troppo.

Come ti definiresti come regista?

Sono molto meticoloso e preciso, un po’ eccessivo a volte. Agli attori chiedo molto, non mi piace “imboccarli” e poi ritengo che dall’eccesso si possa sempre togliere. Una cosa molto importante che richiedo sempre è di essere generosi con sè stessi, con i colleghi e con il pubblico. Per chi non mi conosce invece, penso che questo spettacolo mi rappresenti molto perché ho davvero dato tutto me stesso.

Hai qualche paura nell’andare in scena? 

Di non riuscire a dire tutto, nel non riuscire esaustivamente ad esprimere quella che era la mia intenzione. Soprattutto non voglio essere banale, ho il terrore di essere banale.

Hai fatto qualche scelta particolare?

Sicuramente una scelta scenografica molto interessante (non svelo nulla perché è una sorpresa). Un altro aspetto su cui lavoro molto è la musica e per questo spettacolo ho collaborato con Max Meraner che ha composto interamente le musiche. Poi come fissa, non ho voluto e non voglio il rosso all’interno dello spettacolo. La mia scelta si è focalizzata su giallo, arancio e blu elettrico, ma non so dirti perché.

4Per sentire il parere degli attori sono andata a curiosare durante le prove. Ho chiaccherato con Alessia De Paoli, 24 anni, che interpreta la protagonista Eugenia e con Daniel Ruocco, 22 anni, che interpreta Fulgenzio. Inutile dire che il palco è casa loro.

Prima domanda a bruciapelo: com’è Andrea come regista?

A: È estremamente pignolo, puntiglioso. Cura tutto nei minimi dettagli, arriva a farti provare lo stesso passaggio anche 50 volte.

D: Diciamo che è un regista, quindi pretende molto. Ogni minimo particolare è curato al massimo.

Cosa vi è piaciuto maggiormente dello spettacolo? 

A: Lavorare interamente alla costruzione dello spettacolo in modo da renderlo nostro.

D: La professionalità con la quale Andrea si è posto nei nostri confronti.

Maggiore difficoltà nello spettacolo?

A: Sicuramente l’evoluzione del mio personaggio all’interno dello spettacolo.

D: Ogni attore interpreta un personaggio che ha una grossa evoluzione durante i 3 atti e questo richiede davvero una forte concentrazione e abilità. 

Cosa ti piace maggiormente nel tuo personaggio? 

A: Eugenia è un vulcano, di difficile gestione. È stimolante, briosa, travolgente.

D: Fulgenzio è un bambino, ha questa sindrome di Peter Pan e io un po`nella vita reale mi ci rivedo.

Bene Alessia e Daniel siamo giunti alla fine, un’ultima domanda: sono ammesse almeno le mutande rosse?

D: Ah, io adesso non le ho.

A: (controlla..) Le mie sono blu, fortuna!

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