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October 1, 2014

People I Know. Martina Dandolo, creatività poliedrica tra arte e design

Anna Quinz


Martina Dandolo, meranese classe ’78, è una giovane creativa dal talento variegato, una di quelle persone che fanno tante cose diverse – come sempre di più vuole e chiede il nostro tempo – e le fa bene. “Mi definirei poliedrica – spiega – attraverso il mio lavoro sperimento principalmente “pratiche” di ricerca che applico in campi differenti, quali comunicazione, grafica, progetti di editoria e design, arte, progetti relazionali e collaborativi”. A partire dal 2001 Martina ha lavorato come grafica per 4 anni in vari studi di comunicazione visiva a Bolzano, nel 2004, sempre a Bolzano, si è iscritta alla Facoltà di Design e Arti, dove si è laureata nel 2007; da allora è attiva come freelance e collabora con varie istituzioni, associazioni, gallerie e musei nel settore artistico/culturale. Lo scopo del suo lavoro è quello di indagare i processi di trasformazione sociale e culturale di un territorio. I risultati di conseguenza possono essere multidisciplinari e prevedono la collaborazione tra persone e organizzazioni che si muovono e operano tra arte, design, urbanistica, ambito sociale e mediazione culturale. Vulcanica e curiosa, Martina è un concentrato di energia, che sprigiona anche solo standole accanto. Minuta nell’aspetto, capello corto un po’ “scugnizzo”, uno stile sempre originale, sembra fatta per il grande mondo, per la metropoli. E invece, pur viaggiando alla scoperta di altri stimoli e conoscenze, Martina ha fatto di Merano il suo campo base, cercando con i suoi poliedrici progetti di costruire reti, di capire e migliorare il suo territorio, luogo ancora in parte “vergine” e tutto da esplorare e potenziare attraverso linguaggi nuovi, ricerca e bellezza.

4Martina, arte e design che ruolo hanno nella tua vita?

Potrei dire principale. Mi occupo di entrambe e in maniera molto trasversale, non amo definirmi un’artista (anche se a volte accade) ma sicuramente sono un designer eclettico. Ogni progetto è uno studio specifico della situazione o dell’argomento culturale/sociale scelto, per cui sia la metodologia che la tecnica che decido di utilizzare variano di volta in volta per adattarsi alla nuova situazione trovata.2La tua definizione di creatività, parola di cui oggi spesso si abusa, ma che è anche e sopratutto uno strumento, un linguaggio, una metodologia di lavoro?

Creatività come arte, design, fanno parte di quelle parole che vengono definite “trend” e di cui il marketing volentieri si riempie la bocca per strumentalizzarle. Sicuramente una buona metodologia di lavoro è fatta di ricerca, esercizio e applicazione: attraverso queste costanti la creatività si sviluppa in idee che con un pizzico di fortuna si realizzano.

La cosa più bella che hai fatto? Perché?

Uhuu, questa è difficile! Ho sempre avuto grossi problemi con gli assoluti; qualsiasi cosa io faccia, mi applico sempre molto, affinché sia fatta bene, ma una volta finita spero sempre che ne arrivi una migliore.

Una tua creazione molto curiosa è una casetta per uccelli. Puoi spiegare un po’ il progetto, da dove nasce e perché?

Il progetto nasce da una ricerca, che si proponeva di esplorare il mondo dei volatili; la forma invece da un’intuizione che ho avuto guardando un vaso di fiori alla finestra. DININGROOM é una sala da pranzo per le specie di volatili che vivono liberi nei giardini o nei parchi urbani, l’idea è di agevolare la loro presenza sul territorio, contribuendo così al mantenimento della biodiversità. Ho scelto le 9 specie maggiormente presenti sul territorio, per poi studiare una forma in terracotta sulla base delle loro caratteristiche, ogni casetta quindi viene consegnata con un’informativa relativa alla specie scelta. Il motto è: fatti adottare!6Merano ha una scena culturale attiva, che vive molto di relazioni tra persone che si conoscono e si “coalizzano”. Tu come vivi il tuo essere meranese, la tua città, il suo contesto culturale? E il contesto artistico/culturale altoatesino in genere?

Il contesto artistico/culturale meranese e altoatesino cerco di viverlo appieno: mi nutro molto di relazioni e sono sempre alla ricerca di nuovi spunti e di persone con cui far scaturire collaborazioni, idee e pensieri. Quello che non trascuro mai, però, è l’apertura dello sguardo verso l’esterno, con l’obiettivo di non perdere il contatto con il resto del mondo.

3Hai girato e giri il mondo, cosa – in senso ampio – pensi che ancora manchi all’Alto Adige e in cosa invece eccelle?

Magari avessi già girato tutto il mondo, ci tento ogni anno ma me ne manca ancora… all’Alto Adige invece, mancano un po’ di senso critico e quell’apertura verso il mondo che io cerco di raggiungere… di eccellenze ne ha molte e in molti settori, anche se alle volte bisogna scovarle.

5Dove e cosa farai prossimamente? I tuoi piani/sogni/progetti per il futuro?

In questo momento rispondo all’intervista da “schmiede” festival dedicato all’arte e ai nuovi media dove sto collaborando con un’antropologa per la realizzazione di una pubblicazione relativa ai “nuovi nomadi”, successivamente quest’inverno mi diletterò nella produzione di un libro per bambini… altri piani arriveranno ma preferisco non rivelarli, perché di solito cambiano sempre…

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