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September 24, 2014

People I Know: Roland Baldi l’architetto maratoneta

Anna Quinz

 Roland Baldi è un architetto. “Ho scelto questa disciplina 25 anni fa – racconta – e ora non ricordo nemmeno bene perché”. Eppure, ancora oggi il 49enne bolzanino è soddisfatto della sua scelta, del suo lavoro che gli permette di coniugare le sue due nature: quella creativa e quella tecnica. “Questo è ciò che amo di questo mestiere – dice – alternare, dando a volte più peso alla creatività, altre volte agli aspetti tecnici”. Laurea a Innsbruck, il ritorno a Bolzano per lavorare in alcuni studi e poi, esattamente 20 anni fa, l’apertura dello studio che porta il suo nome. Questo il percorso di Roland, arricchito da innumerevoli premi e riconoscimenti, mostre e progetti di varia natura, sia in Alto Adige che altrove. Barba bianca (fatta crescere da un po’), abiti quasi sempre neri come vuole lo“stile dell’architetto”, Roland è uomo dai tanti interessi, curioso e sempre attento al nuovo. Ed è anche un maratoneta. Da qualche anno infatti affianca all’architettura anche la corsa, passione e impegno in cui mette energia e determinazione. Correndo, in senso letterale e figurato, verso le proprie mete: siano esse la linea del traguardo in una maratona oppure un nuovo progetto architettonico da realizzare.

Roland, come descriveresti – per chi non ti conosce – il tuo stile architettonico?

Un giornalista una volta mi ha definito “simply but different” (semplice ma diverso). Ecco, credo mi rispecchi. Direi che il mio è uno stile minimale, ridotto nei linguaggi e nei materiali. Ma in questa semplicità, cerco sempre di inserire un aspetto divertente e allegro. Con l’uso del colore o delle forme. Un progetto che ho realizzato spiega bene questa idea: il centro culturale in piazza Nikoletti a Bolzano. Un edificio molto lineare e un po’ cupo nei colori, che però ha al suo interno una sala polifunzionale a forma di uovo, morbida e curvilinea, che si interseca nella struttura, portando un elemento di diversità.foto Oskar Da RizIn Alto Adige sembra ci sia un numero enorme di architetti. Quantità corrisponde a qualità? 

Siamo in tantissimi sicuramente, ma vale per tutta l’Italia. Credo che nel nostro paese ci sia l’indice più alto a livello europeo, forse perché ci sono tante scuole di architettura, forse perché interessa la disciplina. Qui in Alto Adige la qualità è sicuramente alta, ma potrebbe essere più incisivo – secondo me – il mix tra architetti che arrivano da diverse formazioni e scuole: quella austriaca, tedesca, italiana e che si mescolano nei vari studi. Spero sempre che da questo nasca qualcosa di nuovo, un po’ lo fa ma ancora troppo poco. Questo scambio culturale potrebbe certamente essere più proficuo.foto Oskar Da RizDelle attualissime questioni architettonico-urbanistiche che “scaldano” ultimamente i bolzanini (area autostazione, areale ferroviario…) tu cosa pensi?

Penso sia molto positivo che ci sia movimento. Ormai da anni Bolzano è abbastanza ferma, e la discussione e il dibattito sono sempre positivi. Se vogliamo entrare più nello specifico, vedo forse il rischio che il progetto dell’area dell’autostazione – non importa chi sarà poi a realizzarlo – porti al rallentamento dell’altro macroprogetto, fondamentale per la città dell’areale ferroviario. Un progetto porterà a investimenti importanti e frenerà il lavoro dell’altro per il quale, temo, non ci saranno più soldi, e questo sarebbe un vero peccato. Però sono molto contento che qualcosa si muova. Quando la gente si sveglia, si attiva e acquista consapevolezza, è sempre una cosa buona.foto Oskar Da RizIn generale, che rapporto hai con Bolzano?

Mi trovo bene, però devo regolarmente scappare via e vedere “altro”. Mi piace star qui anche perché si arriva velocemente un po’ dappertutto, e questo permette di alternare la tranquilla vita bolzanina al partire per prendere aria fresca altrove.

Oltre all’architettura, l’amore per la corsa. Come, quando e perché?

Corro da tre anni. Faccio una maratona all’anno. Io dico sempre che non mi alleno per fare la maratona, ma che faccio la maratona così mi alleno. Ho iniziato quando ho smesso di fumare, sentivo il bisogno di far qualcosa per me. All’inizio andavo a correre una volta si e tre settimane no e il risultato era deludente. Poi mi sono iscritto alla maratona e ho dovuto essere più assiduo e ora corro regolarmente. Corro perché mi diverte e mi fa bene.foto Oskar Da RizObiettivi? Traguardi? Maratone fatte?

Alla maratona di New York, la più famosa, mi ero iscritto tre anni fa, ma è stata annullata per l’uragano Sandy. Ho fatto Firenze, Berlino… Quest’anno ho invece vissuto un’esperienza un po’ diversa, la maratona di Médoc vicino a Bordeaux in Francia, nella zona del vino. È una maratona speciale, meno sportiva e più allegra, dove i 10000 maratoneti sono tutti in maschera, ai rifornimenti si beve vino, e negli ultimi 10 km c’è pure da mangiare, ostriche per esempio. È stato davvero molto divertente. In generale comunque pormi il traguardo annuale della maratona mi permette di sapere per quale motivo mi alzo quando la mattina suona la sveglia alle 6. Farei fatica altrimenti. E poi, spesso quando corro la mattina all’aria fresca, mi vengono anche delle buone idee per il mio lavoro.

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