Culture + Arts > More

September 19, 2014

Glashaus: il giardinaggio si mette in mostra alla Giardineria Schullian. Intervista al curatore Paul Thuille

Anna Quinz
Una preziosa iniziativa dell'imprenditrice illuminata Martina Schullian che ospita nella sua giardineria una magnifica mostra permanente dedicata alla storia della giardineria, delle piante, dell’Alto Adige e a Franz Schullian. La mostra è curata da Paul Thuille e allestita insieme a Martin Kerschbaumer dello Studio Mut e Moritz Kessler e apre al pubblico domani, sabato 20 settembre.

Conosco Paul Thuille, artista, da molto tempo. Ma finalmente ho avuto l’occasione di parlare con lui un po’ più a lungo, con calma, davanti a un caffè. è stata una bella chiacchierata perché Paul è una di quelle persone capaci di coinvolgerti e rapirti nei loro racconti, uno di quelli che ascolteresti a lungo perché sai che le storie che ti racconterà resteranno preziose. Quando lo incontro arriva all’appuntamento in bicicletta, indossa una camicia a quadretti, i suoi immancabili occhiali dall’importante montatura e un cappello di paglia un po’ sgualcito, con una piuma che attira l’attenzione. L’occasione del fortunato incontro è la mostra “Glashaus”, una permanente sul tema curioso del giardinaggio, che aprirà al pubblico domani, sabato 20 settembre (con una intera giornata di porte aperte) alla Giardineria Schullian in via Merano a Bolzano. una mostra che (io ho visto già qualcosa in anteprima) porta in una vecchia suggestiva serra, una serie di oggetti, pannelli colorati con testi interessanti, tante immagini storiche e moltissime curiosità.

Tra piante e annaffiatoi, personaggi e storie affascinanti, io e Paul chiacchieriamo per un’ora buona, poi – come bonus che ricevo in questo felice pomeriggio di settembre – una visita a uno studio di architettura in pieno centro a Bolzano che è come un tuffo nel mondo metropolitano. Paul mi ci porta per scoprire su un muro uno dei suoi favolosi disegni. Come con una matita possa fare quel che fa, resta un mistero meraviglioso, intanto però, ecco di cosa abbiamo parlato, io e Paul.

17Paul, parliamo di Glashaus. Genesi del progetto? Una mostra sulla giardineria non è convenzionale…

Martina Schullian, titolare dell’omonima giardineria, da molto tempo aveva in testa una mostra permanente – una sorta di museo – su questo tema. Lei colleziona oggetti della giardineria e non aveva un’idea precisa, né sapeva chi potesse realizzare questo progetto. Io ho curato anni fa la Landeshaustellung e così Martina ha pensato che forse ero la persona giusta. 2 anni fa mi ha chiesto se potevo lavorare a questa mostra. Per un bel po’ siamo andati in giro a vedere musei – quello della farmacia a Bressanone, Obst und Wein a Lana e all’estero al museo del giardinaggio in Germania o a Erfurt dove c’è un museo su questo tema – e ci siamo fatti un’immagine di quel che potevamo fare. A me è stato chiaro da subito che non volevo fare un museo dove si collezionano soltanto oggetti del giardinaggio, non mi interessa far vedere 20 tipi di pale o forbici, come abbiamo visto in certi musei. A me interessava la storia dietro a questi oggetti. Alla fine è nato un progetto che racconta la storia del giardinaggio in genere e nello specifico in Alto Adige, attraverso tante piccole storie.4Raccontami qualcosa in più…

Ci sono nella mostra 4 temi che fanno da filo conduttore. Uno è la storia con la S maiuscola, un altro i ritratti di famiglie importanti che hanno fatto storia la storia del giardinaggio altoatesino, terzo i profili di Franz Schullian, leader e pioniere del settore e Gildo Spagnolli, capo della giardineria comunale per 40 anni. Quarto, gli oggetti. Ne abbiamo scelti una 15ina che hanno un’importanza cardinale in questo settore, che descriviamo con più precisione, quasi in modo scientifico. Il tema della storia l’abbiamo raccontato con una 60ina di piccoli moduli di testo – dei capitoli – che incominciano dal giardino dei giardini: l’eden. Ho cercato immagini nei musei e al museo civico ho trovato una piastrella della stufa del palazzo del vecchio comune di Bolzano, dove c’era il disegno di un giardino paradisiaco. Ecco, un esempio per spiegarti come ho cercato di illustrare i vari testi presenti in mostra.13Due anni sono passati, dall’idea a oggi…

Sì, due anni di lavoro intenso. La maggior parte del tempo è stato dedicato come dicevo alla ricerca di informazioni e alla raccolta di tante biografie e tante immagini. La cosa più difficile è stata proprio il raccogliere immagini, esistevano pochissime foto. Ho visitato tante famiglie e giardinerie, chiedendo a tutti di andare a cercare vecchie foto di famiglia. 

Per te che prima di tutto sei un artista, che esperienza è stata questa? 

Ho fatto un’esperienza simile con la mostra interregionale nel 2009. Anche lì, nel team di lavoro, non eravamo solo curatori ma anche ideatori dei contenuti e la cosa interessante è che – anche in questo caso bolzanino – ho fatto io in prima persona quasi tutti i lavori, tranne quello di scrivere (i testi sono di Hans Karl Peterlini). Devo dire che molti mi chiedono cosa ha che fare questo tipo di lavoro con il mio essere artista. io rispondo – e lo faccio anche con te – che ho imparato dalla nascita a organizzare e a pensare sistematicamente. L’ho imparato da mia mamma che per anni ha gestito la casa e tutta la vita familiare. Fra parentesi sono laureato in informatica e per 10 anni ero insegnante di matematica.8Davvero? Non lo sapevo. Allora apro una parentesi nella parentesi e ti chiedo: l’arte, dove entra in tutto questo? 

In contemporanea a quella in informatica ho fatto anche la laurea in arte. Finite le lauree non sapevo in quale settore volevo lavorare, avevo 2 possibilità: insegnante matematica o disegno. Ho scelto la matematica, che ha più autorità. Poi nel ‘98 l’università mi ha chiamato e da lì con Benno Simma ho costruito l’ADB (accademia di design, il prequel dell’odierna Facoltà di Design della LUB, ndr). E anche in quel caso, la mia qualità come organizzatore e pensatore sistematico ha contato molto. Adesso il mio mestiere – o comunque quel che voglio seguire con più assiduità – è la mia carriera artistica. Questa è per me la meta più importante.

Grazie della parentesi Paul. Ma torniamo alla mostra. Lo spazio dove è allestita – una vecchia serra – è molto imponente, bellissimo, denso. Come ti ci sei relazionato, per non snaturarlo ma anzi esaltarlo?

Ho cercato nel tempo di respirare molto l’atmosfera che mi circondava. Ci siamo avvicinati piano piano, facendo esperimenti, un’infinità di prove di materiali e allestimenti, fino ad arrivare alla decisione definitiva. La serra era vuota, i piani c’erano, ma punto di domanda era cosa puoi aggiungere senza distruggere l’atmosfera. Martina diceva sempre “io non voglio una mostra sterile, voglio che rimanga l’atmosfera della serra, che ci siano le piante e tutto quel che la rende ciò che è”. Ecco, credo di poter dire che l’obiettivo è stato raggiunto. 9Hai raccontato di essere entrato in molte case, di aver spulciato archivi museali e di famiglia, di aver incontrato molte persone. Ora mi regali un aneddoto, una storia particolarmente “succosa”, qualcosa che ti ha colpito e che non sapevi o immaginavi.

Guarda, me ne vengono in mente almeno tre.

Evviva. Partiamo. 

Prima storia. Abbiamo incontrato a Chiusa un vecchio lattoniere di 92 anni che ancora oggi va in officina ogni giorno e costruisce annaffiatoi (nella mostra ce ne sono 2). Ci ha raccontato sua storia. A 20 anni è dovuto andare in guerra, è arrivato a Stalingrado e rinchiuso in questa città ha iniziato a costruire forme per biscotti con i barattoli che trovava. Poi andava al mercato a venderle. Lì non conoscevano questo tipo di formine, quindi le vendeva abbastanza bene e con questo espediente guadagnava qualcosa per migliorare la sua esistenza in quel luogo così lontano da casa.11Vai con la seconda.

Tu lo sapevi che la festa di san Valentino l’hanno inventata i giardinieri? La prima volta che è stata festeggiata qui fu nel ‘72. Il giardiniere Psenner aveva degli amici che possedevano dei piccoli aerei. Allora ha annunciato che a una certa ora questi aerei sarebbero passati sopra al fiume Talvera e avrebbero buttano giù delle mimose. Nella mostra c’è una foto che ferma questo momento: 10000 persone sui prati che aspettano che cadano le mimose dal cielo.6Wow. Terza? 

Un ragazzo ha dovuto lasciare la casa di famiglia perché i genitori non potevano nutrire tutti i figli. Così è arrivato, 15enne, alla giardineria Muri a Gries, sotto Pater Fridolin, il mitico capo giardiniere. Questo ragazzo, oggi uomo, ci ha raccontato che, quando aveva circa 19 anni doveva portare in città delle piante e sorpassando ponte Talvera ha visto dei ragazzi che alle 8 di mattina andavano a scuola. Gli venivano le lacrime, perché lui non poteva studiare. Sentendo storie come questa, ti accorgi di come una cosa per noi normale e logica – la scuola – per questo ragazzo era invece un grande desiderio e qualcosa di grandissimo valore.

Ora, domanda banale, non posso non chiederti se hai il pollice verde. E se si, questo lavoro – per 2 anni a lavorare in serra – te l’ha fatto passare?

Io arrivo da famiglia di agricoltori per cui ho certa relazione con piante, ho tante piante a casa e le coltivo. Non coltivo fiori, ma piante verdi come palme e l’alucasia. Non amo molto le cose colorate, preferisco quelle verdi. Sai quando in primavera un giardino è tutto variopinto? Ecco, può essere anche bello, ma non è il mio. Devo dire che il lavoro della mostra era anche faticoso, ma era una bellissima esperienza e un compito molto prezioso, perciò, no, la passione per le piante non me l’ha fatto passare.10Ultima cosa, il committente, Martina Schullian. Cosa mi dici di lei? 

Beh, prima di tutto – parlando della mostra – bisogna sottolineare che questa è un’iniziativa privata, e questo ha un grande valore. Poi c’è da dire che Martina è una visionaria, capace di fare innovazione. Per esempio, 40 anni fa la varietà di piante non era quella di oggi, era mediocre, e Martina è stata una delle prime avere la ricchezza di piante che invece c’è adesso. È stata anche la prima a fare il punto di vendita accanto a quello di produzione. Prima i giardinieri avevano in campagna le serre e poi in città i punti vendita. Martina invece 20 anni fa ha creato lo shop, fuori dal centro città, accanto alla zona di coltivazione. E ancora, idea pionieristica è stata quella di usare questo spazio anche come luogo culturale, per eventi, concerti, dibattiti e momenti espositivi. E anche questo progetto – portare e presentare il suo mestiere in un contesto storico – è un passo davvero coraggioso e nuovo. 

Foto Ludwig Telheimer

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.