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September 9, 2014

Rohbau, Butch-ennial e il cantiere dell’arte contemporanea

Anna Quinz
Venerdì 12 settembre va in scena a Bressanone l'atto unico "Butch-ennial - Contemporary Art Group Event: Rohbau". In un cantiere edile, una casa in costruzione, un gruppo di artisti si mette in gioco, dialogando con uno spazio che è e non è ancora. Cercando forme nuove di rappresentazione di se stessi, del proprio lavoro artistico, della propria capacità di creare relazioni, con lo spazio circostante e con lo spettatore.

Un cantiere edile, una gru, pavimenti che ancora non sono pavimenti, finestre che per ora sono solo dei buchi aperti sull’orizzonte. E dentro, per un momento, l’arte contemporanea. Così si connota il progetto Rohbau, pensato e realizzato dal collettivo Butch-ennial Contemporary Art Group.
Per saperne di più, per capire il legame tra questo gruppo composito di artisti e il luogo inedito che hanno scelto per questo nuovo happening, abbiamo parlato con l’artista Ruediger D.M. Witcher e l’architetto Stefano Peluso, ideatori del progetto, insieme a Birgit Dejaco.  

Ruediger, Stefano, torna Butch-ennial. dall’ultima volta – quando ci avete portato al cinema – ci portate in un cantiere edile. Come e perché proprio questo luogo è diventato la “sede” dell’evento?
Butch-ennial nasce quasi per gioco il 9 Giugno 2012 in un negozio in dismissione in Via Macello a Bolzano. Da questa esperienza nasce il nome (Butch = macello) e la filosofia del progetto: il mettere in dubbio costantemente le convenzioni legate al fare arte e soprattutto al rapporto tra arte e spazio. Il gruppo s’interroga sulle corrispondenze che intercorrono tra contesti e riferimenti, tra luoghi fisici e ispirazioni originarie. Quasi con un approccio “neo-dada” ci piace puntare su una rilettura stravagante, ironica ma mai scontata e banale dei luoghi. Abbiamo organizzato fino adesso i nostri eventi in spazi che avevano esaurito un loro primo ciclo di vita, ora abbiamo voluto sperimentare l’allestimento in uno spazio che deve ancora “nascere”, almeno formalmente. Il Rohbau deve ancora acquistare quei caratteri spaziali riconoscibili da tutti per essere definito come luogo deputato a una determinata funzione. Il cantiere rappresenta una sorta di limbo, in cui le forme non sono ancora perfettamente familiari e descrivibili. Riteniamo che questa condizione sia ottimale per dare la possibilità all’artista di aprire nuovi modi di interpretare il luogo senza nessun tipo di sovrastruttura.

Quel che amo del progetto Butch-ennial è la natura spontanea ed “emozionale” del collettivo. Siete tutti amici, legati prima di tutto da relazioni umane e personali. In questo modo il gruppo ha una forma fluida, è multidisciplinare e multiespressivo, cosa che lo rende particolarmente interessante nel panorama locale. Le vostre forme e i vostri linguaggi, come anche le geografie, sono diverse e variegate e questo da forza e potenza al lavoro collettivo che presentate. Questa forma che vi siete dati, come si sviluppa nel tempo, come si evolve, come cresce ed è cresciuta da quando Butch-ennial è nato ad oggi?

Dici bene Anna: il gruppo ha una forma fluida. Non ci sono apparenti elementi di disturbo, non ci sono interferenze o attriti che creano turbolenze. Il motivo è dovuto a una serie di fattori. Il fatto di essere tutti amici da lungo tempo di sicuro aiuta. Il fatto che all’interno del gruppo ci siano diverse figure professionali fa sì che ognuno sappia quali sono le sue potenzialità e quale apporto può portare al gruppo; così da evitare pericolose sovrapposizioni. Inoltre, come sai, Butch-ennial per scelta, organizza i suoi eventi con budget limitati. Non ci sono finanziamenti pubblici né grossi investimenti di privati, inoltre tutti i membri del gruppo continuano a fare il loro lavoro in modo autonomo al di fuori del mondo Butch-ennial. Così facendo si riesce a lavorare in modo più sereno, senza dover filtrare ogni decisione attraverso il solo paradigma economico. Che sappiamo bene essere ciò che “tutto move” anche e soprattutto in campo artistico, ma che spesso è anche fautore di pericolose tensioni e incomprensioni all’interno dei gruppi. Queste e altre prerogative fanno sì che la nostra esperienza si possa basare su un unico concetto: quello della “leggerezza”, parafrasando Italo Calvino, una generale sottrazione di peso.rohbauScegliete di lavorare – con Rohbau – oltre che su un luogo non convenzionale, su un tempo inedito per un progetto artistico. Il vostro è più un happening che una mostra nel senso “tradizionale” del termine. Il vostro lavoro collettivo/singolare si manifesta per un tempo limitato, creando così una maggiore aspettativa da parte del pubblico che sa di avere un “o adesso o mai più” per assistere alla manifestazione artistica. La vostra è una scelta mirata? In che modo l’happening momentaneo acquista forza rispetto alla mostra che si spalma nel tempo?

Per Butch-ennial come già detto è fondamentale sperimentare a fondo il rapporto tra arte/artista e spazio, e quindi, va da sé, che il corpo dello spettatore assuma un ruolo fondamentale all’interno dell’evento. Come lo spettatore si muove all’interno degli spazi, come interpreta e decifra le simbologie che le opere gli suggeriscono, quali sono le sue emozioni davanti a uno spazio non convenzionale dove un artista ha posto un filtro che gli consente una lettura di quello spazio in un modo che mai si sarebbe prefigurato prima.

Il tempo breve, la condizione effimera servono a sottolineare il ruolo centrale che ha il fruitore rispetto all’opera. rohbauInoltre la durata ridotta deve enfatizzare il fatto che la mostra si svolge in un luogo in divenire. Adesso lo vediamo così ma già domani ci saranno nuovi muri, controsoffitti, intonaci che in parte ne cambieranno per sempre l’immagine che ce ne siamo fatti. La mostra non poteva che durare un istante. Come quando ci si lascia abbagliare dal flash della macchina fotografica, è un istante, ma se chiudiamo gli occhi continuiamo a vedere la luce ancora per un po’…

Quasi come in una grande performance collettiva, lo spettatore diventa partecipe attivo di un’azione che convoglia in un unico giorno tutte le sue potenzialità. Rohbau stravolge le convenzioni di spazio e di tempo: un lampo della durata di 24 ore, che genera una deriva spontanea attraverso gli ambienti del cantiere, dove le energie creative si concentrano riscrivendo la natura del luogo in totale libertà. Una scossa fulminea che agita le fondamenta della costruzione concettuale e lascia una traccia quasi impercettibile sulla superficie.  rohbauCome vi siete mossi nello spazio – inusuale e non accogliente – del cantiere? Come avete gestito e vissuto questi luoghi, che sono anche ancora non-luoghi, ancora in una fase di pre-personalità, pre-forma, pre-costruzione? Questo vi ha dato o tolto? Rispetto al classico luogo espositivo, questo spazio incompleto e inconsueto, in che modo vi ha ispirato?

Il cantiere è uno spazio “limbo”. E in quanto tale possiede ancora una sorta di innocenza. E’ da considerare come una sorta di tabula rasa, di spazio vergine, senza sovrastrutture sia fisiche che concettuali. In futuro quegli spazi saranno abitati e quindi diventeranno la scenografia di una o più storie diverse. Ora invece lo spettatore si pone in relazione con lo spazio solo attraverso l’immaginazione e la sensibilità degli artisti. In tal modo, scopre aspetti nuovi e misteriosi ovvero è in grado di conoscere in modo autentico ciò che lo circonda.

Per il concetto dell’allestimento abbiamo dato carta bianca agli artisti, abbiamo sottoposto loro una pianta degli spazi e abbiamo fatto alcuni sopralluoghi. Loro hanno scelto le pareti e le sale dove esporre in totale libertà. 

Di seguito, in base alle loro scelte, abbiamo studiato un percorso e posizionato le luci e i tavoli con le riviste.rohbauCosa ci dobbiamo aspettare da Rohbau, come spettatori? E voi, cosa vi aspettate da Rohbau come “abitanti temporanei” di una casa che ancora non è una casa?
Entrare nel Rohbau è come entrare in un corpo umano. Si ha la possibilità di vedere quello che normalmente sta sotto alla superficie. Gli impianti, le strutture grezze, le guaine, le budella dell’edificio. Esse già costruiscono un’estetica che ha una notevole forza e fascino. A fianco di questa scenografia inconsueta, ci sono le installazioni degli artisti che ci invitano a leggere la realtà attraverso una diversa prospettiva. Si ha la possibilità di guardare sotto alla superficie, di mettere in discussione le proprie chiavi di lettura andando controcorrente o per lo meno seguendo la corrente ma con un pizzico di originalità sopra le righe.

Gli artisti di Rohbau: 

Piot Brehmer – Stefano Cagol – Jasmine Deporta – Alessandro Del Pero – Arno Dejaco – Alexander Demetz – David Duzzi – Martina Jaider – Hubert Kostner – Giancarlo Lamonaca – Federico Lanaro – Valentina Miorandi – Laurina Paperina – Marco Pietracupa – Hannes Vonmetz Schiano – Leander Schwazer – Ruediger D.M. Witcher. 

Il progetto è realizzato in collaborazione con Studio Arch. Ralf Dejaco – coordinatrice Arch. Birgit Dejaco

Per trovare il cantiere giusto, la mappa qui

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