Franz TV

August 28, 2014

Stefan Jacob & co: medaglie d’oro e l’arte di lanciarsi nel vuoto

Miriam Marzura


Lanciarsi da 4000-5000 metri non è da tutti, ve lo assicuro (lo so per esperienza diretta…).
Ma c’è chi lo fa per passione e riesce a farlo anche 10 volte in un giorno in allenamento. Come bere un bicchier d’acqua. Tempo permettendo e tanto sangue freddo. Ne sa qualcosa Stefan Jacob, che assieme ai compagni Dennis Castioni e Luca Rosa, ha conquistato l’oro italiano nella categoria Freefly (lancio libero con il paracadute).
Tanta precisione, concentrazione e sincronia. Quando voli non hai tempo di far spazio alle emozioni, agisci e lo devi in modo impeccabile perché la minima imprecisione, fa “saltare” l’intero lancio.  Stefan nato e cresciuto ad Egna, mi ha raccontato qualcosa in più della sua esperienza con questo sport. Mi ha colpito per la sua determinazione e una spiccata propensione alla competizione, ma la cosa più curiosa è la calma con cui affronta il rischio. 
Dopo l’intervista ancora mi chiedo come si faccia a mantenere tanta tranquillità e concentrazione in certe situazioni, estreme, a dir poco…

Stefan, come nasce questa passione per il paracadutismo?

Da sempre sono stato attirato dagli sport estremi e la curiosità di non sapere a cosa andrò incontro mi ha spinto a scoprire quella che ora è la mia più grande passione. Video e immagini online  mi hanno messo tanta curiosità, così mi sono chiesto: perché no?

1Il primo lancio te lo ricordi? Dove e quando?

Il primo lancio l’ho fatto in Spagna nel settembre 2009 , assieme ad un mio amico. Non abbiamo fatto  il  primo lancio in tandem, ma abbiamo subito iniziato il corso di primo livello. La prima volta che ti lanci è davvero particolare: hai mille informazioni in testa, un’agitazione fortissima e la prima cosa che vuoi fare è lanciarti per scaricare l’adrenalina. Ma durante il “volo” non capisci nulla, e appena sceso ti chiedi: “ma che ho fatto?”. Dopo i primi 2,3 lanci inizi a prendere confidenza  e dopo i primi 5 inizia il  vero divertimento.

Raccontami dell’oro ai nazionali…

Se dovessi dirti il lancio più bello che ho fatto, sarebbe quello. Sono stati 3 anni di preparazione intensa e di grossi sacrifici per cercare di arrivare a un buon livello ed ecco, la conferma di esserci arrivati. Non l’abbiamo realizzato subito, sapevamo di avere una buona preparazione ma le altre squadre erano decisamente forti e poi l’agitazione in gara la avverti di più. Se siamo arrivati fino a qui lo dobbiamo anche al nostro coach Luca Rosa dell’associazione Verticalfly, che ha creduto in noi e che con la sua preparazione ed esperienza ci ha seguiti fornendoci ottimi consigli.

Peggiore esperienza sul campo?

Vedere persone che si fanno male o che perdono la vita… fa parte dello sport chiaramente, ma sono immagini crude che ti porti dentro.

Il tuo allenamento in cosa consiste?

Durante gli allenamenti sperimenti nuove figure, provi quelle che potrebbero essere combinazini vincenti cercando di mettere insieme un forte impatto estetico con un buon livello di difficoltà. Quando finalmente hai trovato la “libera” (lancio ideato da te) , inizia il lavoro di pulizia e ti concentri sul perfezionamento. La complessità maggiore sta nell’unire diversi stili di volo (ognuno ha il proprio) in modo da raggiungere un buon equilibrio estetico.

In allenamento arrivi anche a fare 8-10 lanci in un giorno. È molto faticoso a livello di concentrazione perchè anche la minima imperfezione rende il lancio nullo. Un elemento molto importante è avere una buona sensibilità del tuo corpo, perchè in volo il tuo corpo non lo vedi ma lo percepisci. Essendo poi uno sport costoso, l’impegno è sempre al 100%. Quest’anno abbiamo fatto, come allenamento, circa 250 lanci e 6 ore di tunnel.

2Ora che avete vinto i nazionali, prossimi desideri?

Ci prepariamo per gare internazionali.

Qual è il motore principale che ti spinge a perfezionarti ed allenarti così intensamente?

La soddisfazione personale di avere una perfetta padronanza del mio corpo in caduta libera e il conseguimento del titolo nazionale è un’ottima ricompensa all’allenamento che abbiamo fatto.

Rapporto con l’Alto Adige?

È casa mia, ci sto benissimo, non andrei mai a vivere in un altro posto. In più, caso vuole, che sia il paradiso per gli sport estremi e non è da poco.

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