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August 26, 2014

Si sedes non is. Viaggiare in bicicletta, tra avventura e arte

Anna Quinz
Un viaggio in bicicletta, una mostra mobile del viaggiatore, un progetto condiviso tra l'arte e la strada su cui pedalare. Il progetto mobile "Si sedes non is" si presenta dal 26 al 28 agosto a Museion Passage. Ce ne parla Tobia de Marco, ex studente Lub, ora (anche) viaggiatore a pedali.

 Ciao Tobia. Parto dalle basi, chi sei, cosa fai, dove ti trovi in questo momento?

Mi presento: sono Tobia De Marco, classe 1990, recentemente laureatosi in Design&Arti alla Libera Università di Bolzano. Fotografo, filmo, mi interesso d’arte, di musica e di giornalismo. Al momento mi sono stabilito a Vienna, dove da qualche mese lavoro nell’ambito dell’editoria d’arte assieme a Bernhard Cella, un artista che dal 2011 ha iniziato un interessante progetto che si chiama Salon für Kunstbuch (http://salon-fuer-kunstbuch.at/). Si tratta di uno spazio nel 7° distretto della città che fonde le caratteristiche di una libreria e quelle di una piccola galleria d’arte. Come ci suggerisce il nome, il focus è il libro d’arte, nel senso più ampio del termine: esponiamo e vendiamo libri, cataloghi, magazines, ma anche pubblicazioni indipendenti, piccole tirature fatte a mano e fanzines. A fine Ottobre invece, conclusa questa esperienza, tornerò in Italia per concentrarmi al 100% sul futuro e sul progetto di cicloturismo che porto avanti dal 2012 con due amici, miei coetanei: Mattia Rimessi e Nicola Bilardo.

3Un progetto di cicloturismo?

Per spiegare come abbiamo iniziato a viaggiare in bicicletta, vorrei tornare ad una calda domenica dell’estate del 2012, quando, per una serie di coincidenze, siamo stati obbligati (senza soldi nè documenti) a trovare un modo alternativo di tornare a Venezia da Vicenza. La situazione era critica: in treno non ci facevano salire, l’autostop non funzionava. Tutto ad un tratto abbiamo trovato due biciclette arrugginite e libere, al lato di una strada, e non ci abbiamo pensato due volte: siamo saliti in sella ed abbiamo iniziato a pedalare. Così, dopo una lunga e faticosa giornata passata a sudare sui circa 70 km di strade statali che attraversano la Pianura Padana, siamo arrivati fino a Venezia, stanchissimi ma soddisfatti. E’ stato in questo modo che abbiamo capito che percorrere lunghe distanze in bici non era poi così difficile. Su due piedi abbiamo pensato che con la bicicletta ci sarebbe stato possibile raggiungere la meta del nostro prossimo viaggio, Guča, un paesino nel cuore della Serbia Centrale, dove ogni anno si tiene l’omonimo festival della tromba. Ed è questo ciò che meno di un mese dopo abbiamo fatto: abbiamo organizzato il minimo indispensabile e siamo partiti. Questo anello di circa 1500 km che ci ha portati in sei nazioni diverse attraverso la penisola balcanica è il primo vero viaggio che ha sancito il nostro profondo innamoramento per la bicicletta come mezzo di spostamento. L’anno successivo abbiamo voluto rilanciare, decidendo di voler partire dalla Norvegia Centro-Occidentale, tagliando tutta l’europa da nord a sud, per ritornare fino a casa, in Italia. In questo secondo viaggio abbiamo sviluppato ulteriormente il progetto, ponendoci come obiettivo un percorso sicuramente più difficoltoso, sia dal punto di vista climatico che dal punto di vista del chilometraggio (circa 2500km!). Abbiamo anche iniziato ad utilizzare il web come strumento indispensabile per condividere le nostre esperienze. Così abbiamo aperto una pagina Facebook, inizialmente principalmente per tenerci in contatto con amici e parenti, ed abbiamo annunciato una mostra fotografica che, grazie all’aiuto dei nostri sponsor, abbiamo organizzato immediatamente dopo il nostro ritorno (https://www.facebook.com/sisedesnonisproject). Anche questa è stata una grande scommessa perché non sapevamo assolutamente come sarebbe andata la nostra avventura, né tantomeno che immagini saremmo riusciti a produrre, ma è stata proprio questa componente di attesa e curiosità a trasformare la nostra lunga pedalata di ritorno verso casa in un qualcosa di più.

2Sviluppi, visibili anche a noi che non possiamo seguirvi pedalando?

La storia del nostro ritorno dalla Norvegia, dopo essere diventata una mostra fotografica intitolata “Dai Fiordi a Feltre, è stata oggetto, nei mesi successivi, del mio lavoro di tesi di Laurea. Ciò di cui ho sentito la necessità, è stato il creare una struttura che riuscisse a contenere tutti i materiali multimediali che abbiamo raccolto lungo il percorso. Il risultato è “Allemannsrett”, una struttura mobile e smontabile che svolge la funzione di museo mobile del viaggiatore in bicicletta. Grazie alle sue ruote e alla sua innata mobilità essa vuole spostarsi di spazio in spazio e continuare la sua opera di Storytelling. Essa, come potrete vedere, è formata da quattro cornici che stanno in equilibrio poggiando l’una sull’altra, formando dei moduli espositivi. Ognuna di esse contiene dei materiali, disposti su dei reticoli di spago, che tengono insieme la struttura. Grazie ad essa sarà possibile vedere raccontato il nostro viaggio tramite: provini fotografici, fotografie audio, video, diari, scontrini e tutti gli altri oggetti e strumenti che abbiamo utilizzato o collezionato durante il viaggio, ognuno dei quali, a suo modo, racconta una piccola storia. Dal 26 al 28 Agosto la struttura sarà installata presso il Museion Passage, e Giovedì 28 alle ore 20 sarò presente per presentare il lavoro.

4Cosa rappresenta la bicicletta per te – che poi è praticamente anche il mezzo più amato da ogni altoatesino (tranne la sottoscritta)?
La bicicletta è il mezzo del futuro, e, dici bene, in Alto-Adige se ne sfruttano ampiamente le potenzialità nell’ambito urbano, supportandone l’utilizzo con una fantastica rete di piste ciclabili. A molti ho detto che, dopo aver visto le ciclabili di Svezia, Norvegia, Danimarca e Germania, quella più piacevole da pedalare, la meglio progettata e conservata è proprio la tratta che collega il Brennero a Trento! Il nostro progetto è da intendersi anche come elogio alla bicicletta. Essa è per noi tutto, è il nostro mezzo di spostamento, non ce ne separiamo mai e la notte le dormiamo accanto. E’ la bicicletta che ti permette, con la sola propulsione delle tue gambe, di conquistare, chilometro dopo chilometro, l’avvicinamento alla meta. E questa è una sensazione impagabile. Ritengo che non esistano aspetti negativi del pedalare: la cultura della bicicletta deve venire ulteriormente diffusa, è sicuramente il mezzo su cui puntare in futuro per rilanciare l’economia e la società!

E il viaggio, l’avventura, la scoperta, invece? Non si sta meglio a casa sul divano di casa?

Se mettiamo da parte la passione e la voglia di viaggiare, il nostro fine in ciò che facciamo sta sicuramente nel divulgare e promuovere la riscoperta della bicicletta come mezzo di spostamento. Personalmente non amiamo più viaggiare con macchina o aereo. Il cicloturismo è una modalità perfetta di viaggiare in armonia con l’esterno, e la sua particolare lentezza permette di essere calato al 100% nei territori e nelle culture con i quali si entra a contatto, sempre con un atteggiamento aperto e rispettoso, senza aver bisogno di nascondersi all’interno dell’abitacolo di un’auto. Altri mezzi di spostamento non permetterebbero di assaporare il cambiamento del paesaggio e non permetterebbero la scoperta di posti più nascosti che solo la gente locale può consigliarti. E’ la bicicletta il mezzo non motorizzato che permette tutto ciò, rendendo comunque percorribili distanze chilometriche di una certa importanza (100/140 km giornalieri). Il viaggio in bicicletta rappresenta per noi l’andatura perfetta.

5Nel primo semestre del 2015 vogliamo provare a partire nuovamente, e stiamo iniziando in queste settimane ad organizzare il nuovo progetto, che ha anche un nuovo titolo: “Si sedes non is”. Per il prossimo viaggio, avremo di sicuro più tempo a disposizione, essendoci laureati, e vorremmo puntare ad una destinazione Intercontinentale. L’idea iniziale è quella di partire dall’Italia tentando di raggiungere l’Asia via terra, attraverso l’est Europa e la Turchia. Ciò che è sicuro è che dobbiamo ancora definire esattamente il percorso che affronteremo, e questo dipenderà da molti fattori con i quali dobbiamo fare i conti. Al momento siamo ancora in una fase iniziale del progetto e stiamo cercando di presentare l’idea per trovare delle sponsorizzazioni che ci permetteranno di sostenere le spese che un tragitto di questo tipo richiede.

Si sedes non is, spiega meglio, a una sedentaria come me…
Il nuovo nome che abbiamo dato al progetto è “Si sedes non is”, frase che fra l’altro ho tatuata sulla coscia. E’ un palindromo improprio, nel senso che il suo significato è diverso a seconda del senso in cui la si legge: da sinistra a destra “si sedes non is”, ovvero “se siedi non vai”, e da destra a sinistra “si non sedes is”, tradotto in “se non siedi vai”. Per quanto riguarda l’origine di questa frase: essa è iscritta sulla Porta Alchemica, che fu fatta costruire dall’esoterista ed alchimista Marchese di Palombara nella seconda metà del XVII secolo. Invece, volendo parlare del significato, beh, direi che ognuno può dare la sua interpretazione.. per noi di sicuro è un motto ed un invito alla mobilità ed alla tenacia, caratteristiche principale dei nostri viaggi!

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