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July 30, 2014
Drodesera 2014 – SKILLBUILDING:
skill 5 – “body building”
Guido Musante
SKILLBUILDING – il grande progetto tematico messo in scena a Drodesera 2014, il festival di arti performative prodotto da Centrale Fies – è costruzione di arti, allenamento di capacità, messa in scena del corpo e delle sue innumerevoli attitudini e sfaccettature estetiche e concettuali. Non ci si dovrà meravigliare, dunque, se SKILLBUILDING è anche bodybuilding: atto di costruzione (o distruzione?) del corpo come forma tangibile di costruzione di un’identità altra: politica, sociale, simbolica. Il bodybuilding è il tema centrale di Gym club, opera dell’artista svizzero Massimo Furlan/Numéro23Prod, presentata in prima nazionale al festival Drodesera (venerdì 01.08 – mezzelune – h. 19.30; sabato 02.08 – mezzelune – h. 20.45). “Il progetto Gym Club – spiega Furlan – affronta la pratica del bodybuilding e la questione di come ci rapportiamo con i nostri corpi e con il nostro desiderio confessato (o inconfessabile) di svilupparli e trasformarli, attraverso la sperimentazione del dolore, della resistenza e della stanchezza. Il fatto che gli artisti non siano dei bodybuilders (hanno tutti corpi ‘normali’, vale a dire sotto-sviluppati in termini di bodybuilding), inevitabilmente conferisce alla performance un tono ironico”.
Muovendosi tra arti visive e performative, Furlan racconta con ironia la vita di Arnold Schwarzenegger e della costruzione del suo corpo come veicolo e metafora della costruzione di una parallela carriera attoriale, prima, e quindi politica. La vita di Schwarzenegger si articola in tre periodi: il primo dedicato al bodybuilding, il secondo, durante il quale è diventato un attore e ha recitato in diversi film d’azione, tra cui il celebre Terminator, e infine il periodo della politica, coronato nel 2003 con l’elezione a governatore dello stato della California, tra le file del Partito Repubblicano. In ognuna delle tre fasi ha raggiunto le vette della disciplina o della carriera intrapresa ed è diventato un personaggio pubblico estremamente popolare. Nello stesso tempo, però, Schwarzenegger viene percepito dalla maggioranza delle persone come una figura paradossale, o perfino come una maschera grottesca, sul bordo del ridicolo.
Il lavoro di Furlan si concentra sulla prima fase della vita di Schwarzenegger, quella che si svolge in sala pesi. Qui avviene il lungo lavoro di messa a punto del corpo muscoloso. Non un corpo efficiente, funzionale al raggiungimento di determinati risultati atletici in particolari discipline sportive, come i 100 metri, la maratona o il wrestling. Quello del bodybuilder – e dell’icona-Schwarzenegger più di ogni altro – è un corpo funzionale esclusivamente a sé stesso, un corpo che nel compiersi non fa altro che esplorare le proprie possibilità. Il corpo, nel bodybuilding, è concepito come uno spettacolo, un puro atto dimostrativo. Una performance. I muscoli sono stimolati e messi sotto sforzo allo scopo di produrre forma: curve e rilievi, concavità e convessità, una sorta di paesaggio. Il super-corpo del bodybuilder è un organo straordinario, iper-sviluppato allo stato limite, che ottiene il massimo delle proprie possibilità: può generare ammirazione, ma più spesso provoca paura, o perfino richiama un’immagine di mostruosità.
Nel percorso del bodybuilder si distinguono due fasi: l’allenamento e la competizione. La prima fase punta a sviluppare i muscoli il più possibile, in particolare quelli di cui si ignora totalmente l’esistenza e la funzione. Ogni muscolo del corpo può essere sviluppato raggiungere la maggior massa possibile, il che implica la necessità di compiere gesti e movimenti improbabili e innaturali. A questi si sommano norme tecniche e specifiche, come i pasti molto frequenti, un gran numero di ore di sonno, l’ingestione di doping. La seconda fase dell’attività del bodybuilder è quella dello spettacolo, del concorso: la messa in scena del corpo muscoloso davanti a un pubblico e a una giuria di esperti. La competizione tra corpi e individui avviene nel bodybuilding su un piano esclusivamente virtuale ed estetico: non attraverso la lotta fisica, il confronto diretto di potenza e abilità, ma mediante la comparazione di pose istantanee, esibite su un palcoscenico grottesco.
La realizzazione di una nuova identità attraverso esercizi calibrati e ben specifici è esattamente il tema raccontato da Gym club. Lo spettacolo è ambientato in una palestra di Graz, nel 1966: qui il giovane Schwarzenegger allena la sua perfezione, costruisce un altro sé stesso, si prepara a partire per Monaco, e da qui spiccare il volo nel palinsesto dello show cinematografico e politico. Gli spettatori, invitati a cambiarsi d’abito e a vestirsi con abbigliamenti sportivi, gradatamente diventano parte attiva dell’azione, si fondono e confondono con gli attori in scena. Nello svolgersi della performance una domanda scorre sottile sul tappeto della palestra: stiamo assistendo ai prodromi della realizzazione di un irresistibile super-uomo, una macchina terminator programmata per raggiungere ogni obiettivo? O, forse, stiamo assistendo esattamente al contrario?
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