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May 14, 2014

Martine Parise e la chiamata collettiva di Green Call

Anna Quinz


Martine Parise nasce a Bolzano nel 1979, cresce a Vadena, nella campagna altoatesina e impara presto ad amare la natura e la bellezza. Ecco perché il suo percorso di studi e professionale è legato all’arte, dal Liceo Artistico fino alla Laurea in Conservazione dei Beni Culturali indirizzo Arte Contemporanea. Nel mezzo, 2 anni di vita tra tra Augsburg e Innsbruck, e poi ancora gli studi di pittura all’Accademia di Belle Arti di Verona. Infine, l’insegnamento, proprio dell’amata storia dell’Arte in un liceo bolzanino e la pratica, dell’arte stessa. Tante le mostre, collettive e personali, tanto l’impegno della giovane Martine, che è anche mamma della piccola Greta, in un percorso artistico e di vita che prima di tutto si lega a un’idea di riciclo, riuso, riutilizzo di materiali recuperati a cui Martine ridà nuova bellezza. Oggi insieme a un gruppo di donne attive come lei, sta lavorando al progetto Green Call, una due giorni dedicata all’arte, al verde, alla riflessione su temi stringenti come ecologia, sensibilità, sostenibilità, re cycling. Un ritorno alle origini, a quella natura che da sempre l’ha circondata e conquistata, a quel verde che per Martine, è molto più di un colore: “è la mia vita”.

Martine, come artista lavori con materiali di recupero. Cosa sta dietro a questa scelta? Quali motivazioni, pensieri, obiettivi?

Sono nata e cresciuta in campagna.  Appartengo a una famiglia contadina che ha sempre lavorato con materiali recuperati per la costruzione di oggetti, attrezzi e strutture varie.  La scelta di riutilizzare materiali, oggetti ed elementi naturali è spontanea e affonda le radici nel mio vissuto. Non è una scelta più di tanto meditata. La fonte di ispirazione è l’ambiente in cui vivo. Adora la bellezza dei dettagli naturali come ad esempio i licheni dei boschi oppure i piccoli fichi che in novembre restano ancora ancorati ai rami.

Ridare vita a oggetti e materie che sembrano “morti”, è pratica sempre più diffusa. Quanto conta l’etica, quanto l’estetica?

Materiale naturale e pezzi di scarto industriale sono le mie materie prime. E’ vero che il recupero di materie morte è pratica sempre più diffusa, in linea con la crescente sensibilizzazione a temi ambientali, ma per chi è cresciuto in un contesto contadino è difficile spiegare le motivazioni di questa scelta: etica o estetica? Non potrei mai abitare in città, anche se mi attrae molto l’estetica metropolitana con le linee rette delle scale mobili, dei palazzi, e il riflesso delle  vetrate sulle larghe strade affollate. Ma non riuscirei mai a viverci. Non riuscirei a rinunciare al sapore del verde, all’orto, al gallo che canta alle 5 di mattina. E poi, a pensarci bene, non potrei andare a buttare la spazzatura in pigiama.

L’insegnamento invece, cosa significa per te?

Sono fortunata perché ho un canale preferenziale con la quotidianità, la vita e la contemporaneità dei ragazzi. È il presente più importante che esista.

Oggi la storia dell’arte è “maltrattata” in Italia e rischia di uscire dalle materie di studio, per te, perché è importante studiare la storia dell’arte?

La storia dell’arte insegna a riconoscere il Bello. E non è poco, al giorno d’oggi.

Come e perché è nato il progetto Green Call al quale lavori oggi?

Il progetto è nato un anno fa. L’intento era di dar vita ad una grande opera d’arte in cui artisti, personalità e forme d’arte diverse fossero in grado di entrare in contatto tra loro favorendo nuovi scambi culturali, nuove sinergie e compatibilità artistiche. Opere d’arte, performance, design, slow-fashion non si ostacolano a vicenda in quanto “specie” diverse ma sono viste come degli organismi che entrano in contatto stringendo rapporti di cooperazione, interazione e dipendenza mutuale, non attraverso il combattimento, ma per mezzo dell’interconnessione.
Green Call in sostanza è un progetto artistico di cultura contemporanea che intende diffondere a un pubblico aperto e curioso nuovi stili di vita, nuove arti, nuovi comportamenti sociali, nuove mode eco-sostenibili in luoghi inediti, all’insegna della sperimentazione e della qualità. Green Call vuole sensibilizzare il pubblico a temi ambientali creando un nuovo dialogo tra arte ed eco-innovazione. Green Call nasce con un forte carattere multidisciplinare e intende diventare un appuntamento primaverile con cadenza annuale all’insegna dell’arte, del verde ma soprattutto del contemporaneo. Questa prima edizione si svolgerà il 31 maggio e 1 giugno nei giardini di Kränzelhof, coinvolgendo circa 40 artisti, designer e creativi e con un ricco programma di eventi, momenti di riflesisone, degustazioni ecc.

kraenzelhofCome si struttura e organizza?

Il progetto è stato ideato e sviluppato dalle “Groupie Green Call”: io, Greti von Pföstl (Direttrice del Kuratorium Kränzelhof), Barbara Brugnara (Pr e Show Manager) ed Elisa Corni (giornalista web).
Il logo si rifà al gettone telefonico usato dal 1959 fino al 2001 per il pagamento delle telefonate effettuate da telefoni pubblici. Green Call aveva bisogno di essere rappresentato da un’immagine chiara, facilmente riconoscibile e leggibile da un pubblico giovane ma non solo. Il nostro logo rimanda infatti al gettone telefonico, che seppur caduto in disuso, fa parte del vissuto di chi negli anni ’80 e ’90 frequentava le cabine telefoniche tanto in voga in quel decennio. I più giovani riconoscono il gettone come pezzo vintage, quindi cool. Il gettone telefonico, l’immagine del telefono con cornetta, filo arrotolato e numeri girevoli non poteva non richiamare la parola call (chiamata) accanto al green.

L’Alto Adige è considerato terra green. Lo è davvero secondo te? In cosa eccelle, in cosa ancora pecca?

Sì, per me lo è veramente. Non potrei vivere altrove.

Più in generale, che rapporto hai con l’Alto Adige?

E’ casa mia. Mi sento orgogliosa di essere una sudtirolese di madrelingua italiana che è nata e vive in Sudtirolo.

Che educazione, green, artistica, etica, ecc, vorresti dare a tua figlia? La maternità ti ha cambiata?

Mia figlia è educata alla bellezza. Poi vive nel verde, cammina scalza nel prato, mangia le verdure dell’orto, le nostre mele e i nostri frutti. Tra poco avrà anche due pavoni come vicini di casa. Conosce i cicli naturali della vita. Conosce la morte degli animali perché vede gli uccellini caduti dai nidi e gli insetti morti. Conosce le punture delle api. A un anno e mezzo scambia lo sgabello di un camerino per la gabbia di un pappagallo e gioca con il nastro adesivo come fosse la carrozza della Barbie. Non perché è speciale, semplicemente perché è educata alla bellezza. Tutti gli avvenimenti importanti della vita cambiano le persone, ovviamente anche la maternità.  Da quando è nata Greta, io e Antonio siamo passati “semplicemente” da 2 a 3. 

 

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