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May 9, 2014

Skonsumo Festa 2014, Alessandro Fedele e il valore del microcredito per le cooperative

Marco Bassetti
Ad inaugurare la Skonsumo Festa 2014 all’Università di Bolzano, una tavola rotonda sull’autosufficienza (venerdì 9 maggio, ore 14). Tra i diversi interventi, quello di Alessandro Fedele della Facoltà di Economia affronterà il tema “Microcredito in Italia: il caso delle MAG, Società Mutue per l’Autogestione”.

Tra i vari temi (autoproduzione, energie sostenibili, open source) trattati nel corso della tavola rotonda inaugurale della Skonsumo Festa 2014, c’è anche quello del microcredito. Un tema non solo importante, ma cruciale. Infatti, oggi più che mai, il tema dell’accesso al credito è uno dei più spinosi per chi oggi gestisce un’impresa. Figuriamoci poi se si tratta di una piccola impresa, magari una startup, magari una cooperativa, magari impegnata nel settore sociale o in quello della cultura. Qual è la situazione in Italia? Cosa differenzia il microcredito dal credito tradizionale? Per le piccole imprese s’intravvede una luce in fondo al tunnel? La parola ad Alessandro Fedele, professore presso la Facoltà di Economia dell’Università di Bolzano.

Cose si colloca lo strumento del microcredito nel contesto economico attuale?

A differenza del credito tradizionale, il microcredito è uno strumento che si rivolge a piccoli imprenditori o a startup che non hanno possibilità di offrire garanzie patrimoniali. Non avendo un “credit score”, cioè non avendo una storia alle spalle, le startup faticano ad accedere al credito perché non sono in grado di soddisfare le misure di cautela che le banche adottano per concedere finanziamenti.

Un problema di fiducia sostanzialmente?

Esatto, le faccio un esempio. Io sono socio di Mag2 di Milano (Cooperativa Finanziaria solidale n.d.r.) e ricordo che durante un’assemblea dei soci si discuteva se concedere un finanziamento ad una signora di origine nigeriana che voleva aprire a Milano un negozio per vendere prodotti artigianali del suo paese: non conoscendo la storia di questa signora, si poneva il problema della sua affidabilità.

In un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando questo problema è ancora più acuto?

La crisi di fatto avvicina il credito al microcredito. La difficoltà di accesso al credito è oggi generalizzata a tutti i tipi d’impresa, proprio a causa della mancanza di garanzie che un’impresa può garantire. L’attività imprenditoriale è oggi più rischiosa e le banche mettono in campo misure di cautela elevate per l’accesso al credito. Ecco allora che il microcredito può risultare uno strumento particolarmente utile anche per le attività di credito tradizionali.

Qual è la situazione del microcredito in Italia?

Il microcredito in Italia non è particolarmente sviluppato. Storicamente l’attività di microcredito nasce negli anni Settanta nei paesi in via di sviluppo come Bangladesh e Bolivia, quindi è meno sviluppata nei paesi cosiddetti “ricchi”. In Italia le Mag, Società Mutue per l’Autogestione, sono nate in quel periodo e sono in qualche modo le progenitrici della Banca Etica. Oggi quello del microcredito è sicuramente un settore in sviluppo in Italia, anche se si tratta ancora di una realtà piuttosto limitata.

E venendo al tema della Skonsumo Festa 2014, come lo strumento del microcredito si collega al tema dell’autosufficienza?

Il mio intervento riguarderà l’autosufficienza, dal punto di vista finanziario, degli istituti di microcredito, in particolare delle tre Mag di Milano, Reggio Emilia e Torino. Il fatto è che molte di queste istituzioni hanno bisogno di sussidi dal momento che lavorano con clienti cosiddetti “non bancabili” che, appunto, non hanno garanzie da offrire. Quindi il tasso di sofferenza dei crediti degli istituti di microcredito è più elevato rispetto a quello una banca tradizionale e questo mina la loro auto-sostenibilità finanziaria, definita come la capacità di ottenere un minimo profitto per proseguire l’attività senza dover affidarsi a sussidi statali.

Stando così le cose quindi l’auto-sostenibilità come è raggiungibile?

Da questo punto di vista la Mag di Torino rappresenta un interessante caso studio, perché ha ha sviluppato una strategia diversa rispetto alle Mag di Milano e Reggio Emilia. Se queste concedono prestiti sia a singoli imprenditori (quindi ditte individuali) sia a organizzazioni (quindi cooperative e associazioni), la Mag di Torino si concentra esclusivamente su cooperative e associazioni. Ebbene il nostro studio abbiamo riscontrato un tasso di sofferenza dei crediti molto più basso per Mag Torino, rispetto alle Mag Reggio Emilia e Milano. La nostra conclusione, su base statistica, è che associazioni e cooperative sono più affidabili in termini di restituzione del capitale. Questa potrebbe essere un’indicazione valida in generale per garantire l’auto-sostenibilità finanziaria agli istituti di microcredito che operano in realtà urbane.

Al di là del problema della solvibilità, gli istituti di microcredito poi fanno una scelta a monte andando a finanziare solamente alcuni progetti e non altri, portando avanti una visione etica dell’economia. È corretto?

I progetti imprenditoriali che vengono finanziati devono avere un profilo ben preciso. L’idea non è solo quella di creare ricchezza per le due parti coinvolte (imprenditore e banca), ma di avere anche una ricaduta in termini di benessere sociale della comunità.

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