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May 7, 2014

People I Know. Luca Guadagnini: nuove idee impreditoriali e creative per il sistema alberghiero altoatesino

Anna Quinz


Luca Guadagnini è nato a Genova nel 1971. Dopo sei mesi la famiglia si è trasferita a Desio vicino Milano e poi “un giorno sono arrivato da scuola saltellando e giocando a figurine con un mio compagno – racconta Luca – sono entrato a casa, ho riposto la cartella ed i miei genitori mi hanno comunicato che ci saremmo trasferiti a Bolzano”. Il papà di Luca è nato a Caldaro per motivi bellici ma è cresciuto a Bolzano e credeva che sarebbe stato meglio crescere i suoi figli in questa città. La decisione era stata presa in seguito al disastro di Seveso, una nube tossica fuoriuscita per un incidente. Da allora Luca è bolzanino doc e qui ha fatto, pensato, creato un’infinità di cose. Oggi è web designer e imprenditore. Ha da poco fondato Room Numbers, un’agenzia creativa che si occupa di comunicazione a 360° per il mondo alberghiero. Talento multiforme e multitasking, energia da vendere, cervello fino sempre in costante movimento, un’ironia innata e una grande voglia di inventare, fare e vivere ogni giorno qualcosa di nuovo.

Luca, partiamo dagli studi.

Grafica pubblicitaria, ed un melting pot di corsi, dalla fotografia, video, programmazione web alla recitazione. Il desiderio di viaggiare e vivere all’estero mi ha portato ad apprendere l’inglese, lo spagnolo ed il tedesco.
Alle lezioni noiose ho sempre preferito vivere esperienze dirette e personali con il mondo del cinema, la musica d’avanguardia o l’arte contemporanea.
Mi considero un’autodidatta, negli anni mi sono convinto che la creatività come anche ogni espressione d’arte contemporanea deve essere espressa attraverso un proprio intimo percorso, svincolata dalle istituzioni le quali tendono alla creazione di modelli e linguaggi stereotipati, amo sognare ed inventare, tendo irrimediabilmente all’anarchia nel senso prettamente creativo.

Parlando invece di lavoro, le prime esperienze? Le seconde e le terze?

Faccio parte della generazione X, la generazione che ha beneficiato del boom economico, che ha sperimentato ed incominciato a viaggiare, é anche la generazione dell’individualismo.
Ho visto la nascita dei video giochi, nel 1977 giocavo a ping pong sul televisore in BN, al passando poi da Atari, vic 20, amiga ed altri cervelloni elettronici dell’epoca, mi ha sempre affascinato l’interazione con le nuove tecnologie.
Ho visto nascere internet, google, i personal computer, le esposizioni di Andy Warhol alla biennale di Venezia, gli Einstürzende Neubauten alla Sill, i Pink Floyd, e Nick Cave al Vox club di Nanantola, ed ho visto crollare il muro di Berlino.
La voglia di sperimentare e la curiosità sono da sempre stati il motore che ha mosso le mie decisioni, ho sempre creduto che ogni esperienza di vita sia negativa che positiva, vanno a formare un mazzo di chiavi che al momento giusto entrano nella toppa, citando un film, è esattamente ciò che succede al protagonista di “The millionaire” di Ken Loach.
A Los Angeles, dove studiavo Inglese ho lavorato come cameriere e comparsa ad Hollywood, ho lavorato per molti anni nel settore appalti pubblici e privati con l’azienda di famiglia, l’attore teatrale ed il traduttore a Vienna, l’animatore sportivo a Salonicco, l’insegnante di calcio e grafico a Barcellona, distributore in Italia per Betico un marchio multinazionale spagnolo, organizzatore di eventi e feste, designer d’interni.
Dopo anni passati a smanettare sul computer, un’utensile versatile che ho utilizzato per ottimizzare ogni tipo di impiego, lavori di grafica, fotografia, pittura ed upcycling design.
Nel 2000 arriva la folgorazione per il web design, nel 2008 fondo Lineematiche creative lab, la piattaforma che mi permetterà di sperimentare svariate discipline artistiche. Negli ultimi anni ho collaborato in diversi ruoli a progetti artistici, culturali e commerciali per citarne alcuni, Countdown design platform, Tis, l’installazione alla Biennale di Venezia “see-you-venezia” dell’artista Hannes Egger e Good place bad place sempre di Hannes, l’artista Davide de Paoli, Staffellauf zum stapellauf prodotto da Kognitive, Franz Magazine, festival di musica e poi Agenzie del turismo, architetti, fotografi, interior design per Schmid von Bosio, e proprio in questi giorni ho terminato il sito internet di Damascus School di Nairobi un progetto onlus. 

Come definiresti la tua professione, il tuo ruolo professionale?

Un “Zauberkönig“ ossia uno stregone che crea pozioni magiche, al posto delle zampe di gallina ed alla saliva di lucertola ci mette l’alchimia di svariate discipline, la ricerca, l’usability, i codici, i vettoriali, il lettering, gli scripts, la fotografia ed il video, il tutto amalgamato nella pentola della fantasia e passione, il risultato è una composizione complessa, armonica e comprensibile al pubblico.

Visto il lavoro che fa, che rapporto ha con internet?

Direi che internet è stato una manna dal cielo. Internet è divenuto un’estensione del mio sapere, la conoscenza alla portata di tutti e la condivisione di informazioni, il reperimento di materiale e software da ogni parte del globo, ha reso le popolazioni più vicine, ha contribuito all’avanzamento medico scientifico, per non parlare della democrazia che si può avvalere di uno strumento più libero, credo e spero che internet possa creare una cultura globale condivisa, in modo da avvicinare i popoli del mondo. Sono convinto che internet è la più grande invenzione dell’uomo, condivido il pensiero di molti che la ritengono la più grande rivoluzione dall’era industriale.

Internet comunque è parte della nostra società e la rispecchia nel bene e nel male, Orson Wells il  30 ottobre 1938 alla trasmissione radiofonica “La guerra dei mondi” descriveva una invasione aliena, e riuscì a scatenare il panico, a distanza di quasi un secolo lo stesso può accadere oggi su internet, si annidano notizie mendaci o semplicemente degli scherzi, si può far morire qualcuno dandone notizia su un social network gettando nella disperazione le famiglie per ore, o mettere in pericolo i propri figli che possono essere preda di pedofili, leggere di un attacco terroristico in una regione remota dell’africa sub-sahariana totalmente priva di fondamenta ed inattendibile. Le cronache sono piene di queste notizie. E’ uno strumento molto potente che deve essere usato con intelligenza e cautela dagli internauti. 

1Le tue attività sono molteplici e multiformi. Cosa significa per te creatività e come si trasforma una passione creativa in un lavoro?

Non amo molto la definizione creativo, lo definirei piuttosto artigiano o artista o colui che è in grado di produrre oggettivamente un’idea od un concetto in modo spontaneo. Un’opera lirica è suonata da un’orchestra il direttore che la dirige deve conoscere ogni singolo strumento per poterla dirigere, ecco che nella creatività è sempre meglio essere multidisciplinari per sviluppare al meglio la propria idea e potersi interfacciare al meglio con un team di lavoro eterogeneo. Trasformare la propria passione in una professione richiede essenzialmente una passione sconfinata per quello che si fa, capacità di farlo naturalmente, autostima, tendenza ad abbattere i propri limiti, determinazione, una buona dose di coraggio particolarmente in Italia date le insidie della burocrazia ed il nepotismo, non cercare assolutamente il consenso, ma sopra tutto inseguire i propri sogni ancor meglio se sono irraggiungibili perché stimolano a migliorarsi, tanta curiosità e per finire condurre una vita per quanto possibile irregolare moderatamente bohèmienne ed itinerante, non pensare che sia un lavoro ma la tua vita di ogni giorno.

Quanto conta oggi sapersi inventare un lavoro, una nuova nicchia di mercato nuova e innovativa?

Si sente molto parlare di start-up specialmente a Berlino dove trascorro parte dell’anno, c’è molto fermento e molte opportunità, oggi siamo i pionieri di una rivoluzione tecnologica che non ne riusciamo ancora a comprendere la potenza e l’influenza sulle generazioni future. Ad Amsterdam stanno stampando la prima casa 3D, credo che questa sia innovazione perché stravolge completamente l’idea di casa. Da poco in Giappone è nata la moda di scansionare il feto nel grembo materno e stamparlo in 3D. Credo che la stampa 3D apra nuove opportunità occupazionali più o meno discutibili e ci possa far ritornare tutti artigiani. Bisogna pensare in modo globale e fare sistema, unire forze ed idee, avere gli occhi aperti su ciò che accade nel mondo.

Come è nato, quando e perché il progetto Room Numbers?

Room Numbers è una scommessa su di me, è la sintesi, l’accorpamento di tutte le esperienze maturate sino ad’ora, rivolte al settore alberghiero, un settore dinamico ed attento alle nuove tecnologie, fortemente interessato alla comunicazione perché con l’avvento di internet spesso è la propria identità digitale che influenza la scelta dell’acquirente. La scintilla è l’incontro artistico con il fotografo Tiberio Sorvillo con il quale abbiamo sviluppato molti progetti fotografici e video nel settore turistico ed alberghiero altoatesino. Il concetto è “tutta la creatività che serve al tuo hotel” e l’idea di offrire uno strumento facile da capire agli addetti ai lavori e ottimizzare i processi, un solo partner che si occupa di tutta la comunicazione.

Come lavorate, quale il business model, il team, la strategia?

Room Numbers è un’agenzia creativa con base a Bolzano e Berlino, che si distingue da altre agenzie in quanto la potremmo definire “agenzia del fare”, produce siti internet, servizi fotografici e video, grafica ma offre anche servizi quali uniformi su misura in collaborazione con una fashion designer, stockphoto e la vendita online di una selezione di opere che comprendono foto su supporto rigido, sculture ed oggetti di design, in tiratura limitata ed esemplari unici. In futuro mi piacerebbe considerala una label che attiri persone di talento per promuovere il loro lavoro.

All’interno ho inserito la sezione models, più che altro un’esigenza per girare i video o per gli scatti fotografici, non la definirei un’agenzia di modelli stereotipata o patinata modello Lele Mora per intenderci, Room Numbers è più genuina ed obbiettiva, spero che possa servire da vetrina per aspiranti modelli e che possa creare delle sinergie come è successo per la sfilata di Re-bello in programma prossimamente.

Qualche considerazione sul sistema turistico e alberghiero altoatesino.

Il turismo in Alto Adige é trainante e parte del tessuto sociale, un comparto che risente lievemente della crisi, grazie anche alle politiche del territorio. Credo che le amministrazioni dovrebbero scommettere su un’offerta culturale di maggior spessore e di rilevanza internazionale, abbiamo strutture e fondi che altre provincie ci invidiano, mi auspico in futuro una maggiore sinergia tra istituzioni, artisti ed associazioni culturali locali. Anche le strutture alberghiere, che ritengo siano locations stimolanti ed una vetrina sul mondo, potrebbero essere maggiormente coinvolte per eventi culturali e festival.

In Alto Adige la ricezione turistica è un po’ una specie di religione

Mi viene da sorridere, perché immagino i pellegrini che arrivano in occasione del mercatino di Natale, manca solo la croce fatta con i Würstel.

Alto Adige, in generale. Amore, odio? Perché e per come?

Bolzano e l’Alto Adige sono per me come un’opera del teatro dell’assurdo di Jean-Luc Godard sembra sempre che accada qualcosa, ma non succede mai granchè, anche se negli ultimi anni sono nate molte iniziative culturali interessanti e di livello.

A Bolzano sono arrivato all’età di 10 anni da Milano, e vi ho trascorso una grande parte della mia vita, vi risiedono gli affetti più cari, anche se molti amici sono migrati in grandi città e specialmente all’estero. Bolzano è come una moglie che non ti stressa quando esci con gli amici a bere una birra. Non amo la tranquillità di Bolzano, ma sono attratto dall’irrequietezza ed il caos sporadico che essa genera, mi dà più sicurezza.

Quali progetti hai per il futuro? Dove e come ti vedi tra 10 anni?

Ancora oggi sto cercando di capire cosa farò da grande, nel senso che non sono ancora pienamente soddisfatto, mi piacerebbe dedicarmi totalmente all’arte, in una città come Berlino o Beijing la nuova frontiera, spero con molti figli la più grande magia del quale noi uomini siamo capaci.

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