Contemporary Culture in the Alps
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Welcome to Israel #05

06.05.2014
Cristina Vezzaro
Welcome to Israel #05



Dopo la pausa di un giorno a Tel Aviv mi rimetto in cammino ed esploro la parte nord lungo la costa, passando per Caesarea, Haifa e Acra, fino al confine con il Libano, che si intravvede sotto forma di recinto e radar alle grotte di Rosh Hanikra. I rapporti tra i due Paesi non sono dei migliori e il confine è chiuso. 

Ma è a Tel Aviv, più che altro, che sono voluta venire, e a Tel Aviv torno.

2Al n. 99 di Dizengoff, una delle arterie centrali della città – ma non la più affascinante – sorge il Bauhaus Center, dove prendere l’audioguida per farsi un giretto nel quartiere e ammirare alcuni degli esempi di Bauhaus. La “città bianca”, così è chiamata Tel Aviv, è ormai patrimonio cuturale UNESCO. Peccato che l’UNESCO distribuisca titoli ma non fondi, e anche alcuni degli esempi di Bauhaus presenti nella guida stessa sono ridotti in cattive condizioni. Mozzafiato è invece l’Hotel Cinema, vecchio cinema Esther. Totalmente rimesso a nuovo, lo sguardo dalla piazza rialzata con la fontana coloratissima è tutto per lui. Lì accanto mi attardo al caffè Bread Story per bere uno dei mille centrifugati di cui la città è piena. 

Dizengoff Street si fa più interessante a nord, verso il nuovo porto, dove si alternano boutique di designer e locali.

Di tutt’altro segno è invece Florentin, il quartiere in cui mi fermo dopo aver visitato il Museo del Design di Holon, disegnato da Ron Arad e che attualmente presenta una mostra (a dire il vero poco appassionante, oltre che modesta) sul gioco. Al Café Alby mangio la mia prima Shakshuka, un piatto tipico a base di uova, fagioli, pomodori, cipolla aglio ed erbe varie in un locale vintage molto accogliente popolato perlopiù da gente sola che lavora al computer o da amici a pranzo.

1Non lontano di lì c’è invece Neve Tzedek, un quartiere di casette tutte ristrutturate con una via, Shabazi Street, piena di gallerie e boutique e bar (tra cui il Caffè Nina) in cui farsi sicuramente una passeggiata. 

È sempre da quelle parti, al 40 di Lilienblum Street, che un amico di Tel Aviv mi porta al North Abraxas ad assaggiare la cucina del famoso chef Eyal Shani. A Tel Aviv è difficile non mangiare bene, ma i piatti di questo posto sono davvero notevoli, con materie prime ottime lavorate in maniera geniale. Al Miznon di Ibn Gvirol lo stesso chef offre invece pita fatta in tutti i modi, consigliato il fegato di pollo, e chi non avesse in programma un viaggio in Israele potrà gustarla anche a Parigi, dove ha da poco aperto l’omonimo locale.

 

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acra, haifa, israele, tel aviv, unesco, welcome to israel
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