Music

April 24, 2014

39100 Periferia di un suono, l’intervista a 2dipicche

Marco Bassetti
Sabato 26 aprile al Pippo di Bolzano verrà presentato il libro "39100 Periferia di un suono", edito da BZbooks, che raccoglie testi e fotografie degli mc's di Bolzano. Seguirà live con i protagonisti. Di questo abbiamo parlato con 2dipicche.

È uno dei pionieri della scena locale ed il curatore del progetto che ha portato alla pubblicazione del libro “39100 Periferia di un suono“. È 2dipicche: “L’hip hop è arrivato a Bolzano tramite film come “Beat Street” e “Brackdance” sul finire degli anni Ottanta. D allora sono passati tanti anni e oggi c’è in giro una nuova leva di mc’s molto bravi anche se ancora poco conosciuti. Spero che in questo libro emerga tutta la passione che i ragazzi ci mettono nel portare avanti la loro arte”. Appuntamento per sabato 26 aprile al Pippo.stage: presentazione + live!

Il libro si apre con una tua prefazione, di cosa parla?

La prefazione è pesata per parlare ad un pubblico di non addetti ai lavori e descrive un po’ a brevi linee come è nato l’hip hop e per quali vie è arrivato in Alto Adige. Un viaggio lungo dal Bronx a Bolzano.

Ecco, come è arrivato l’hip hop a Bolzano?

È arrivato come è arrivato un po’ in tutta Italia, tramite film come “Beat Street” e “Brackdance”, film che sul finire degli anni Ottanta hanno affascinato i “vecchietti” della mia generazione. All’epoca ero un pischelletto ed è stato amore a prima vista. Da lì io è nato tutto, a Bolzano eravamo 4-5 persone in tutto…

Facciamo i nomi. 

C’ero io, c’era Lo Sciacallo, c’era Target, poi c’era un ragazzo di cui ricordo solo il cognome che faceva graffiti e di cui ho perso le tracce… Poi dopo 2-3 anni si è aggiunto Tiso. Infine c’era il mio socio, Boma.

Cosa ricordi di quegli inizi?

Quando questi film sono arrivati da noi ci siamo detti “Questa cosa si puo fare anche qui”. Da lì abbiamo iniziato a cercare i dischi, a scambiarci le cassettine le cassettine… I dischi hip hop erano molto rari all’epoca. C’era un negozio in via Argentieri che si chiamava Sudigiri, era gestito da una ragazza che si chiamava Laura. Lei magari non lo sa, ma è sicuramente stata una figura importante per la nascita dell’hip hop a Bolzano. Fra mille peripezie, ad esempio la Gueraa del Golfo che bloccava le importazioni, riusciva a soddisfare le nostre richieste, Run Dmc, Public Enemy…

È difficile immaginare oggi un mondo senza internet…

Già i dischi facevano migliaia di chilometri prima di arrivare da te e bastava un inghippo qualsiasi perché il disco non arrivasse a destinazione. Sono passati tanti anni, adesso siamo effettivamente in un’altra epoca.Rc Sud

Ma il libro non è un libro di storia, cerca invece di fotografare il presente, giusto? 

Esatto. Gli editori hanno pensato di creare un libro di poesia urbana che raccogliesse i testi di chi oggi fa rap. Io che rappresento la “vecchia scuola” ho cercato di coinvolgere i giovani tra i 18 e i 22 anni che ritengo più interessanti, quelli che secondo me trasmettono più passione in quello che fanno.

Non solo testi, ma anche immagini.

Sì, il libro si sviluppa come una raccolta di testi. E i testi sono accompagnati dalle foto di chi ha partecipato al libro e da una piccola biografia. Io spero che in questo libro emerga tutta la passione che i ragazzi ci mettono nel portare avanti la loro arte.

Citiamo i nomi dei ragazzi coinvolti?

Zelda e Donny dei Wtr, gli RcSud, Lucio dei Get Bizy, Nardo della crew Birrette Family, Sigma e Swan.

E nel live del 26 avremmo modo di apprezzare questi artisti dal vivo giusto?

Sì e ciascuno avrà con sé il suo gruppo. Al libro che ha una struttura autoriale verrà legata l’esibizione dal vivo e sul palco ci saranno tutti i cavalli pazzi della varie crew. Per Bolzano sarà sicuramente un evento unico.

Nell’epoca dell’esplosione dell’hip hop a livello italiano, la scena bolzanina ha un qualche peso?

Alla scena bolzanina a mio avviso va sicuramente riconosciuta un’importanza artistica, anche se ricopre ancora una posizione molto periferica. Purtroppo riusciamo poco a suonare in giro per l’Italia. Il titolo del libro, “39100 Periferia di un suono” richiama proprio questa realtà: Bolzano è la periferia rispetto ai grandi centri dell’hip hop, Milano, Firenze, Torino, Roma, Napoli, Bologna. E poi l’hip hop vero, con la matrice degli anni Novanta, è un suono ancora periferico rispetto alle sonorità mainstream.

Il mondo dell’hip hop in lingua tedesca non trova spazio nel libro, come mai?

Purtroppo le due scene si muovono ancora piuttosto separate. Negli anni ho sempre cercato di coinvolgere la scena tedesca, ad esempio gli Homies 4 Life che a me piacciano tantissimo, per creare un ponte tra le due realtà. Però i pubblici sono diversi e un contest freestyle in due lingue è difficile da proporre agli artisti. Il libro poi è stato pensato nell’ambito dell’editoria italiana e per questo, erroneamente, abbiamo tralasciato di inserire gli esponenti della scena tedesca. Se avessi a disposizione ancora 20 giorni di lavoro, contatterei gli editori per rimediare a questa omissione. 

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