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April 9, 2014

Claudia Niessing Mitterrutzner porta la cultura del caffè a Rosengarten (e a tutta Bolzano)

Anna Quinz

Ci vogliono due colori per descrivere Claudia Niessing Mitterrutzner: il rosso, dei suoi capelli e il blu, elettrico, vivo, deciso che ha scelto per delineare l’identità della sua piccola impresa cittadina: una torrefazione. Claudia è nata 51 anni fa nel sud della Bavaria. Da 20 anni vive in Alto Adige dove è arrivata – come tanti – per amore. Dopo una laurea in economia e commercio, tanti anni di lavoro nel settore del marketing e un anno di tempo per riflettere sul futuro, sono arrivate le nuove idee imprenditoriali. Prima il sogno di una pensioncina tutta sua: troppo costosa. Poi la scoperta del mondo del caffè, del suo grande fascino e del suo enorme potenziale. Da questa illuminazione, qualche anno di studi – Claudia è caffeologa (una delle solo 50 persone al mondo con questo titolo), caffè sommelier, Master roaster (maestra della torrefazione) e barista certificata – e poi l’apertura finalmente 3 anni fa della sua torrefazione bolzanina, e ora anche del piccolo vicino bar dove degustare il suo ottimo caffè.

Claudia, come è nata la passione per il caffè?

Quando stavo pensando a cosa fare, mi sono ricordata di una piccola torrefazione che avevo visto al Borough Market a Londra. Poi ho scoperto che a Fiè c’era un caffè sommelier, professione che non conoscevo. E non conoscevo nemmeno tutta la vita del caffè, dalla pianta alla tazzina. Così ho iniziato a informarmi per corsi e studi. Sono stata a Vienna (in Italia non esiste una scuola di formazione specifica per il caffè), in Germania, in Lussemburgo e perfino in Tanzania per formarmi e ho scoperto un incredibile mondo. Passati alcuni anni di formazione, ho cercato il mio piccolo spazio per aprire la mia torrefazione artigianale e il mio bar, e ora, eccomi qui.

In Italia il caffè è una religione. Ma un po’ ovunque nel mondo il caffè è elemento centrale della cultura alimentare. Ognuno lo beve a suo modo, lungo, corto, chiaro scuro… Tu sei una bavarese che fa caffè a Bolzano, come va?

Anche in Germania il caffè è molto importante. Solo la cultura è diversa. Purtroppo in Germania, ma anche in Italia, beviamo un caffè perlopiù cattivo. Il gusto è amaro e la qualità bassa. Il mio professore a scuola mi diceva che siamo ormai così abituati a un gusto cattivo del caffè che non ci sono tantissimi sapori, tipi, varietà. Ed è eccezionale, scoprirli tutti. Dal dolce al fiorito, cremoso, morbido, con liquirizia, aromatico, e poi ancora super intenso, scuro… il gusto dipende dalla qualità di caffè e dalla tostatura. È come la cioccolata, o il vino, ci sono diverse qualità e gusti, che è bello e importante conoscere e apprezzare.

E in Alto Adige, a che punto è la cultura del caffè?

Siamo un mix. Tra la cultura del nord e quella del sud. Mi spiego. In Scandinavia preferiscono un caffè più acido, con tostatura molto chiara e bevono grandi tazze. In Sicilia invece si beve una piccola tazzina, il caffè è più amaro, fondente e ristretto. Perché? È molto interessante! Noi siamo educati e ci sviluppiamo, ma i nostri geni sono in ritardo rispetto alla nostra mente. In Sicilia la temperatura è alta, e così gli alimenti sono velocemente deteriorabili, e dunque hanno un gusto acido, e questo tipo di cibo non viene più mangiato. Ma nel nord, dove è sempre freddo, è normale tutto questo e dunque si è abituati e si preferisce un caffè più acido. In Alto Adige stiamo nel mezzo, abbiamo tutto: da un lato c’è chi ama caffè con filtro, leggero, dall’altra chi ama il caffè ristretto.

Ultimamente il caffè in cialde ha invaso le nostre case. Da professionista del settore e da esperta di marketing, che ne pensi?

 Il marketing è eccezionale, c’è da imparare. Per me le cialde sono una buona cosa. Per scoprire che il gusto del caffè non è solo amaro. Con le cialde si può gustare un caffè di tutti i gusti e per il consumatore è un modo per aprire lo spettro di conoscenza, così si va poi in torrefazione e si compra buon caffè! Con le cialde non si fanno errori, perché spesso anche se compri un buon caffè tostato artigianalmente, poi vai a casa, lo metti nella moka, ma non è il caffè, giusto per questo uso, così fai un errore inconsapevole, e pensi che sia il caffè a non essere buono. Il difetto del caffè in cialde però è che contiene meno caffè del necessario, costa molto e genera tanti rifiuti.

Vivi e lavori a Dodiciville-Rosengarten quartiere bolzanino che si sta sviluppando molto. Come si trova?

Vivere e lavorare in questo quartiere mi piace moltissimo. È un quartiere in evoluzione continua, con nuovi negozi diversi dal centro, dove ormai ci sono quasi solo catene. Qui invece ci sono piccole botteghe, dove trovare un ottimo rapporto qualità-prezzo. E così, visti i costi del centro, pian piano tutti i piccoli come me, arrivano qua. Penso che fra 10 anni qui sarà il nuovo polo alternativo, elegante, distintivo della città. Io ho moltissime idee per questo quartiere, che diventa sempre più interessante. Vorrei per esempio fare un piccolo negozio di delicatessen, dove ora ho la torrefazione. Un luogo dove comprare prodotti di qualità. Ormai in centro non si trovano più, perché non spostare tutto a Dodiciville?

http://www.niessingcaffe.it/

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There is one comment for this article.
  • Xabrasax · 

    Claudia Niessing è sicuramente un’ottima imprenditrice, molto preparata ed esperta di caffè, ma dubito fortemente che sia “una delle 50 persone al mondo con il titolo di caffeologo”, titolo professionale che non esiste neppure. Lo posso dire con assoluta certezza, avendo fatto formazione per l’Istituto internazionale Assaggiatori del caffè…