Music

April 7, 2014

Bombardato a Bolzano, il cantautore è tornato: “Facciamo che suoniamo normali”

Marco Bassetti
Dopo anni di silenzio il cantautore Mauro Prandini, meglio noto come Bombardato, riprende in mano le sue canzoni di un tempo e altre nuovissime e torna ad esibirsi in concerto. Appuntamento imperdibile: giovedì 10 aprile a Bolzano, presso la Sala Polifunzionale in Piazza Nikoletti, ore 20.30.

È merito dell’insistenza di Andrea Stona (e già il nome dice molto) se Mauro Prandini è tornato sulle scene. Così, dopo 14 anni dall’ultimo concerto, torna ad esibirsi uno dei personaggi storici della scena musicale bolzanina, vincitore del Festival della Satira in Note ad Ascoli nel 1994. Un cantautore dalla vena surreale, già compagno di avventure di Oscar Ferrari con il quale ha scritto diverse canzoni. Uno cresciuto a pane, Vecchioni e rhythm and blues, ma che ha attraversato anche, non indenne, “l’epoca degli Iron Maiden”. Un artista, un poeta, un musicista non musicista: “m’impediscono di suonare perfino l’ovetto talmente sono negato”. Ma niente paura perché nel nuovo progetto – denominato non a caso Bombardato s.n.c. – accanto a Mauro ci sono due bravissimi musicisti: Matteo Rossetto (chitarra) e, appunto, Andrea Stona (chitarra e voce). Cosa sarà in grado di mettere in scena questo trio? Non ho la minima idea, ma mi è bastato incrociare un quarto d’orda d’intervista con la foto della band per immaginarmi una cosa a metà strada tra gli Ja-Ga Brothers e i Gogol Bordello. Improbabile? Ma certo!

Mauro ci racconti brevemente la tua carriera?

Ho iniziato a cantare nel ‘93. Per sei anni circa ho suonato insieme ad una gruppo che prendeva il loro nome da un pezzo di Bob Dylan, i Tangled Up In Blues. Dopo alcuni anni che suonavo in giro ho iniziato a scrivere delle canzoni, da solo e insieme ad Oscar Ferrari. Poi 14 anni fa ho fatto l’ultimo concerto.

14 anni di inattività?

No, ho continuato a scrivere pezzi insieme a Marco Facchin, ma queste canzoni non sono mai state presentate durante un live, sono rimaste lì per anni… Poi tre anni fa Andrea Stona mi ha convinto a lavorare su questi pezzi: ha insistito talmente tanto “Mauro facciamo qualcosa, Mauro facciamo qualcosa, Mauro facciamo qualcosa”… Non so se hai presente il cartone animato “Il libro della giungla”?

Sì. 

Che ci sono gli avvoltoi che si annoiano e uno fa all’altro “Cosa facciamo? Cosa facciamo? Cosa facciamo?”…. Ecco, Stona era uguale. 

E quindi?

Quindi ho detto “se proprio sei convinto che questi pezzi possano funzionare, proviamoci”. Così abbiamo provato diverse formazioni e adesso, dopo tre anni, siamo pronti. Matteo Rossetto è il musicista vero e proprio del gruppo, quello che ha arrangiato i pezzi. Con due chitarre acustiche soltanto le possibilità sono piuttosto limitate, ma Matteo è riuscito a dare ai pezzi un’impronta originale.

Il risultato?

Io ci capisco davvero poco, m’impediscono di suonare perfino l’ovetto talmente sono negato! Io canto, faccio i testi e le melodie, poi ci pensano Matteo e Andrea a mettere insieme le canzoni. Comunque secondo me con due chitarre e due voci è venuto fuori un buon prodotto.

Quindi cosa presentate nel live?

Abbiamo riesumato per l’occasione vecchi cadaveri. Poi ci sono canzoni mediamente vecchie e canzoni nuove. Definire il nostro genere non è facile. Tutte le canzoni sono legate da una vena ironica, i diversi temi vengono trattati con un tono leggero. Facciamo musica leggera.

I tuoi riferimenti sono i cantautori?

Questa è una domanda difficile. Da bambino ascoltavo Vecchioni, De Andrè, Fossati perché mio fratello, di qualche anno più vecchio, comprava quei dischi. Anche De Gregori, ma non Venditti. Poi a me piaceva il rhythm and blues, ho ascoltato molto i Led Zeppelin, i Queen, gli Stones. Sono passato anche attraverso l’epoca degli Iron Maiden. Poi io ho sempre ascoltato un sacco di radio, nel bene e nel male, e tutto questo forse un po’ contribuisce alla mia scrittura.

Ci citi come esempio un pezzo di una tua canzone?

Abbiamo fatto un pezzo jazz che s’intitola “Simpatica” e la chiusura dice “Se stai buona ti spiego / se stai buona ti slego / se sei simpatica con me”.

Vi presentate come Bombardato s.n.c., perché?

Bombardato è sempre stato il mio soprannome. Quando in gioventù esageravo con le birre arrivavo a fine concerto che sembravo appena uscito da un bombardamento. Poi i tempi sono cambiati, ma il soprannome è rimasto. E adesso che c’è il gruppo, Bombardato è diventata una società in nome collettivo.

Qual è il futuro di questa società?

L’idea è continuare a lavorare sul progetto, magari aggiungendo delle percussioni o chi lo sa…. Se devo dirti la verità abbiamo un po’ piene le palle di questi special guest: ogni volta che facciamo un concerto entra uno dentro col violino o con le nacchere o col flauto. Allora io ho detto: “Facciamo una cosa… che suoniamo normali. Facciamo che suoniamo”. Anche se in alcuni casi delle percussioni sarebbero state molto belle… ma non c’è stata né la voglia né il tempo. Lavorando tutti e tre, con figli tutti e tre…Sicuramente ci piacerebbe fare un disco e proporlo un po’ in giro. Io spero che le canzoni piacciano. Adesso l’aspettativa è diventata alta. Purtroppo.

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