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March 31, 2014

Sinestetico Strauben #05. Una bella famiglia

Mauro Sperandio

Tra “apples and cows” ho trovato una bella storia da raccontare, i fatti si svolgono tra mele e mucche, anche se non mancano altri frutti, galline e pure le api.

Volevo intervistare i protagonisti e l’ho pure fatto, ma mi sembrava riduttivo riportare lo schemino domanda risposta e quindi ho pensato di raccontare e non di riportare.

Amo le parole, ascoltarle, dirle e giocarci, mi avvince parlare lingue che non conosco con persone di Altrove, cercando di cogliere e comunicare l’intenzione, l’Aleph che non suona ma porta l’idea. Come diventano concrete allora le parole, mica come dice quella cantante svizzera “Parole, parole, parole, parole parole soltanto parole, parole tra noi…”.

I protagonisti vivono a Sarns, frazione di Brixen e si chiamano Sonja e Markus. Con loro, in un bel maso con tutti gli annessi e connessi, vivono cinque figli: tre maschi e due femmine, educati, simpatici, belli. Tanto belli che il più brutto, nel 2011, diventa pure Mister Tirolo.

Li incontro perché presentati da un amico comune per questioni riguardanti il mio lavoro “ufficiale” e mi colpisce la loro umanissima simpatia e schiettezza. Merci tanto preziose che la gente spesso le nasconde per paura di vedersele rubare…

Penso alla mia collaborazione con Franz e al mio ruolo di “osservatore esterno del Sud Tirolo” e mi chiedo: “Perché questa volta non parlare di persone “normali”? Non vedendo nulla di scontato in una “bella famiglia”, decido di chiedere loro un’intervista. Accettano e di buon grado, ma dopo la mungitura delle 18 e dopo che i figli saranno stati truccati a dovere per il Martedì grasso. 

Sono elettrizzato. Devo intervistare due persone gradevoli, che vivono in un bel posto e fanno un lavoro che li soddisfa. Non è poco.

Pianifico un “dove, come, quando” e cominciamo: Markus, Sonja, due birre ed io.

Faccio notare come il loro maso sia a un tiro di schioppo dal centro di Brixen e che loro siano “contadini-allevatori di città”. Markus, con senso pratico e con un sotteso urbanisticagricolo, mi fa notare che: “Si sta meglio in valle, perché in montagna si possono solo allevare le mucche, qui, invece, è possibile coltivare mele, uva per il vino e fare l’agriturismo. Stare vicino alla città ci permette di avere due appartamenti che affittiamo da due anni”.

Io, personalmente, ospito volentieri i miei amici, ma per quanto cari li abbia, apprezzo anche la loro non presenza. Come nella musica, ci sta bene il suono, quanto la pausa…

Pensando che Sonja ha già quattro figli, un marito, tre gatti ed un grosso cane e il lavoro del maso, mi chiedo come sia fare la padrona di casa in una famiglia che “adotta” pure degli ospiti sconosciuti. La risposta che ricevo mi piace. Infatti, la Padrona di casa, più che pensare che “gli ospiti sono arrivati a casa loro”, si illumina dicendo: É bello conoscere gente di altre culture, di altri paesi e scambiarsi idee. Di qualche ospite siamo anche diventati amici e, fino ad adesso, siamo stati fortunati ad incontrare solo gente simpatica.”

Come se Sonja, che ospita, partisse per il luogo di provenienza dei suoi ospitati. Credo sia un approccio non banale, diverso dal comune “noi, contadini sudtirolesi, accogliamo voi ospiti stranieri, facendo -appunto- i sudtirolesi”, che trascende con un orgoglioso “eccoci, come ci vedete siamo, raccontateci di voi, abbiamo voglia di ascoltare le vostre storie”.

Torno sulla Terra. Chiedo perché non concentrano i loro sforzi sulla sola frutticoltura, oppure sulle granaglie, sull’uva o sulle vacche da latte: trovo conferma nel sospetto che differenziare le produzioni sia il sistema più sicuro per garantirsi un reddito certo in caso di imprevisti e per avere foraggio per il bestiame e, da questo, concime.

I prodotti delle fatiche di Markus e Sonja, dove finiscono?

“Le mele le portiamo alla cooperativa che ci paga a rate il raccolto, il primo pagamento avviene a Natale, quindi a Febbraio, Aprile e Giugno. Ci pagano a seconda della qualità delle mele che produciamo”. Chiedo se il prezzo a cui la cooperativa compra le mele è onesto, Markus risponde, con convinzione, affermativamente. Un meccanismo simile avviene per il latte, che conferiscono alla Milchof Brixen, anche lì a fare il prezzo è la qualità, misurata in quantità di grassi, proteine e carica batterica, ovvero quanto è “pulito” il latte. Anche in questo caso, dicono, il prezzo è onesto.

Per materna dottrina -mia madre è devota a Rosie the riveter- e per libero arbitrio, non credo che esistano occupazioni prettamente maschili o femminili, chiedo tuttavia a Sonia se il lavoro bruto della fattoria le piaccia, anche considerando il fatto che, di formazione, sarebbe cuoca. Sarà che i lavori domestici in una famiglia di sette persone sono un grosso impegno, sarà che quando arrivano gli operai polacchi che li aiutano con il frutteto cucina si aggiungono venti commensali, ma Sonja preferisce lavorare all’aria aperta.

Markus, intendo, si ritiene fortunato di lavorare con la moglie e con amorevole piglio mi fa notare che a differenza di un tempo, possono affrontare il freddo coperti per benino (calzano scarpe da cross running…).

Parliamo di figli, io sono un dilettante, ne ho due in età di scuola materna, loro ne hanno cinque, il minore è alle scuole medie, il più vecchio ne ha ventisette. Markus e Sonja sono dei “genitori professionisti” e da quello che ci diciamo, mi rendo conto che nel crescere i loro figli sono stati aiutati dall’esempio che la loro fattoria mostra: i cicli delle stagioni, la cura per gli animali e l’ordine dei filari sono saggi maestri. Che fortuna.

Il tempo passa in fretta, la buona compagnia ha questo potere, contento della chiacchierata, decido di togliere il disturbo. E’ ora di cena, per loro e anche per me. Saluto contento e mi avvio verso l’uscita, attraverso un corridoio. Si chiude di scatto la porta di una camera, intravedo due ragazze, se non sbaglio, travestite da vecchietti. Proseguo e l’ultima a salutarmi è un’appariscente stangona in minigonna. Con la barba. E’ Mister Tirolo. Mi pareva avessero solo due figlie…

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