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March 18, 2014

Federica Gasca Queirazza: fashion video maker – con Tornatore e Dolce Gabbana -
in una “Spielkiste” creativa

Anna Quinz

Il percorso professionale di Federica Gasca Queirazza, 31enne bolzanina, è iniziato quando ha vinto una borsa di studio allo IED – Istituto Europeo di Design di Venezia, per collaborare a un documentario con il regista Silvio Soldini. Purtroppo non ha potuto riscuoterla, perché in quel periodo si stava laureando – alla Facoltà di Design della Libera Università di Bolzano – ma durante il colloquio per la borsa Federica è entrata in contatto con uno dei più importanti aiuto regia italiani: Miguel Lombardi. Con lui ha iniziato le sue prime esperienze sui set. Da lì in poi, è iniziata la sua vita da video maker, soprattutto nel settore della moda, con gente del calibro di Dolce Gabbana. E ancora, tante altre professioni diverse: producer, location manager, operatore, montatore, direttore della fotografia e infine, finalmente, regista.
Ma il primo amore era stato la fotografia, altro mondo dell’immagine, nel quale – come negli altri – Federica si è distinta per talento e creatività. Ora vive a Milano, dove lavora e dove “non c’è mai una giornata uguale all’altra”, racconta. Certo è che la carriera della giovane Federica è solo all’inizio. Di lei, sicuramente, sentiremo ancora parlare.

5Federica, pensando alla moda quella del “video maker” non è la prima professione che viene in mente. Mi spiegi esattamente di cosa ti occupi?

La figura del “video maker” nell’ambito della moda effettivamente non esiste da molto tempo, credo sia nata la necessità di inserirla per adeguarsi alle nuove forme di comunicazione, come ad esempio i video su internet. Il videomaker si occupa della creazione di un video a 360°. Si va dalla stesura della creatività, alla regia al montaggio, per consegnare un prodotto finito, pronto per essere pubblicato. Nel campo della moda arrivano varie richieste, come ad esempio un video di campagna, che consiste nel creare una storia ispirata agli scatti fotografici, oppure un backstage di una sfilata. Molto più spesso vengono richiesti video per pubblicizzare singoli accessori: occhiali, borse, profumi e prodotti di cosmetica. Infine ci sono i così detti “Fashion Film”: piccoli cortometraggi dove i protagonisti solitamente indossano la collezione da pubblicizzare. Esistono addirittura festival internazionali in cui questi video vengono premiati, come la “Jolla Fashion Film Festival” a Los Angeles, il “NYFFF” o l’“ASVOFF” di Parigi. 

6Dalla fotografia al video come è stato il passaggio e perché?

Credo che il passaggio dalla fotografia al video sia stato un processo naturale, nel senso che tutti i progetti fotografici che ho fatto in passato sono sempre nati dalla necessità di raccontare delle storie di vita, di persone, di territori. Il passaggio al video si è imposto nel momento in cui non trovavo esaustivo comunicare con delle immagini statiche, avevo bisogno di visualizzare i movimenti dei protagonisti e di conseguenza costruire una narrazione.

Cosa ti affascina delle due diverse forme di lavoro sull’immagine?

La caratteristica che mi colpisce di più in alcuni progetti fotografici sta nella definizione dell’oggetto d’interesse: le abitudini quotidiane. Quello che mi affascina è l’attenzione per comportamenti usuali, non spettacolari. In altre parole, le abitudini che tutte le persone hanno durante la giornata. Di conseguenza la definizione di realtà consiste nella normalità. Niente di più. Non si tratta per questo di esplorare fatti straordinari, come l’assassinio del soldato spagnolo, la famosa foto di R. Capa, né di fotografare un uomo che salta una pozza d’acqua. Si tratta di rivolgere il proprio sguardo verso cose più consuete, più vicine alla nostra esperienza. La spettacolarità sta proprio in questa attenzione rivolta alla quotidianità, nel momento in cui viene catturata in una fotografia e messa in mostra, automaticamente diventa importante, ed è in quel momento che iniziamo a porci delle domande. Il video ne è l’approfondimento, è come se fossi un investigatore che lavora su un caso e via via che continuano le indagini, saltano fuori le prove, i dettagli che insieme riescono a risolverlo. Per riuscire a comunicare tutto questo il video si serve della narrazione e qui si racchiude la parte fondamentale: la scrittura. Prima di immaginare un film, dobbiamo scriverlo, una volta stesa la sceneggiatura inizia la parte della messa in scena dell’immaginario. Emozionare e fare immedesimare gli spettatori nella storia è la sfida più ambiziosa, ed è proprio questa la cosa più affascinante.

1Una tua giornata tipo?

Non esiste una giornata uguale all’altra, ci sono giorni in cui hai una riunione di un’ora e poi sei libero, giorni in cui sei impegnato sul set dall’alba al tramonto, giornate infinite passate in una stanzina buia in montaggio, un sacco di giornate passate a cercare lavoro, partecipare a gare da cui non arrivano mai risposte. Sicuramente è difficile annoiarsi, ma è altrettanto difficile avere una sicurezza professionale. Non sai mai cosa ti aspetta il giorno dopo.

Il progetto più bello sul quale hai lavorato?

Dal punto di vista professionale è stato lo spot per un profumo nel quale ho diretto Stefano Gabbana. Personalmente è stato trovarsi sul set di Giuseppe Tornatore. Era uno spot pubblicitario e io avevo un ruolo marginale, ma conoscere un regista come Tornatore e vederlo lavorare è stata un’esperienza davvero incredibile. 

Quello su cui sogni di lavorare?

Da una parte mi piacerebbe essere riconosciuta come regista pubblicitaria e non solo come videomaker, ma il mio sogno nel cassetto rimarrà per sempre quello di girare un giorno un mio film.

3Cosa ti affascina del mondo della moda? Cosa no?

La parte che mi affascina è quel momento subito dopo la fine di una sfilata di alta moda, dove tra l’eco degli applausi del pubblico, dietro le quinte, esplodono le emozioni di tutte le persone che hanno duramente lavorato per rendere possibile quell’evento: gli stiliti, le sarte, gli assistenti e le centinaia di persone che servono a realizzare quei fatidici dieci minuti straordinari. Il rovescio della medaglia è che spesso tutto questo viene tradotto con una comunicazione effimera, leggera e scontata. Nessuno può immaginare l’enorme lavoro che sta dietro a tutto questo mondo così lontano e blindato.

Come descriveresti il tuo universo creativo?

Direi che è una Spielkiste piena di Holzbausteine.

Dolce Gabbana, uno dei brand più iconici della moda italiana. Ci racconti qualcosa della tua esperienza in questa azienda?

Vivere all’interno di un’azienda come Dolce Gabbana è stata sicuramente un’esperienza molto particolare. Avere la possibilità di vedere come è strutturata, come nascono le idee più ambiziose e come si realizzano mi ha insegnato molte cose. Credo che il suo punto di forza sia la linea decisa di comunicazione, la forte “italianità“ esplorata in tutte le sue collezioni ne rappresenta il cuore pulsante. Non immaginavo che Stefano e Domenico si occupassero in prima persona di tutte le decisioni, sono rimasta molto colpita nel vedere quanta cura dedichino a ogni minimo dettaglio, arrivando addirittura ad essere fotografi delle proprie campagne. Vederli lavorare insieme in maniera così affiatata rende il clima sul set molto sereno. Non sono mancati di certo momenti di tensione, ma credo sia necessario pretendere da tutti il meglio per arrivare ad un grande risultato.

2Tra le altre cose fatte, hai intervistato molti personaggi famosi, chi ti ha colpito di più e perché?

La persona che più mi ha stupita è stata Monica Bellucci. La prima volta che l‘ho incontrata è entrata nella stanza dove si teneva l’intervista e per un momento è calato un silenzio solenne, quasi fosse entrata la regina! Un attimo dopo ci ha messo tutti in riga, ha cambiato la disposizione delle luci, e ha preso, con grande gentilezza, la direzione di tutta l’intervista. E’una donna luminosa, di una bellezza senza tempo e contrariamente all’impressione di “super diva” che dà, è una donna molto profonda, intelligente e ironica.

La moda è arte secondo te?

Sì, è decisamente una forma d’arte, il processo creativo che sta dietro ad una collezione è davvero simile a quello di un pittore davanti ad una tela bianca. E’ la creazione di un intero mondo che è nascosto dentro lo stilista, che ogni stagione si trasforma, si arricchisce, come se fosse un essere vivente in continua evoluzione.    

Per vedere un po’ di video realizzati da Federica, guardate qui:

https://www.youtube.com/watch?v=KzFGPhO3zIo
https://www.youtube.com/watch?v=GkhIle2nI1U
https://www.youtube.com/watch?v=Uk-gH2y-9wU
https://www.youtube.com/watch?v=FTPgDRsSQLo
https://www.youtube.com/watch?v=HRJXC67rlXs

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