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February 17, 2014

Marta Cuscunà, la combattente del teatro che ha stregato tutti con forza e grazia

Anna Quinz

La prima volta che ho visto sul palco Marta Cuscunà, sono rimasta profondamente colpita. Era Drodesera, festival estivo nella magnifica Centrale Fies, dove passa tutto il teatro di ricerca e sperimentazione più nuovo, forte, irriverente. Su quel palcoscenico, ecco arrivare lei, piccola di statura, un concentrato di femminilità e bellezza. Con il suo abito bianco – un po’ monacale un po’ da sposa – Marta ha in pochi istanti rivelato tutta la sua forza scenica, tutto il suo incredibile talento, tutto l’universo immenso di donna che ha molto molto da dire al mondo. “La semplicità ingannata”, questo lo spettacolo a cui ho assistito (scritto, diretto e interpretato da Marta), questo il piccolo gioiello teatrale che ha fatto salire di prepotenza Marta nella mia personale classifica delle cose migliori viste a teatro negli ultimi anni.

Magica Marta, potente Marta. Travolgente Marta.
Che con pochi gesti e uno sguardo che vede lontano, porta in scena storie vere e vive di donne combattenti e coraggiose come lei (in questo spettacolo la storia di una Clarissa “resistente” e nello spettacolo precedente “E’ bello vivere liberi!” quella di una giovane partigiana). La voce di Marta urla forte, attraverso un modo di fare teatro che punta dritto al cuore e alle teste degli spettatori. E in particolare delle spettatrici, che nella voce di Marta ritrovano la propria voce, e la voglia di farla sentire. Teatro pensato e che stimola il pensiero, testimonianza rara, che si fa ascoltare, che penetra in profondità, ma con grazia. Grazia che fa di Marta un vero tesoro del teatro italiano di oggi, cosa che non dico io, ma i grandi critici che di lei hanno scritto e parlato tanto. E lo dice pure la menzione speciale che Marta si è aggiudicata l’anno scorso al prestigiosissimo Premio Eleonora Duse. Insomma, un altro centro di Fies Factory, fucina di talenti e idee, che in Marta ha la sua combattente, la sua donna di ferro e di piume.

Venerdì 21 febbraio, all’interno della rassegna “arte della diversità” potrete vedere “La semplicità ingannata” e la sera prima, il 20 febbraio a Centrale Fies, ascoltare il suo reading “The Beat of Freedom”. Non perdetevela, ne vale davvero la pena. Noi intanto l’abbiamo intervistata, cercando di conoscerla meglio, come attrice/autrice/regista e come persona.

A prima vista, Marta è una donna minuta, piccina e molto dolce. Come fa una donna così ad essere poi una grande combattente, sul palcoscenico, ma non solo?
Su due piedi penso a Drupi che canta:

“Cosi piccola e fragile mi sembri tu
e sto sbagliando di più.
cosi piccola accanto a me
e fragile o no
ma in fondo sei molto più forte di me!”

Credo sia uno degli stereotipi della società machista in cui vige la legge del più forte e che ci porta a confondere femminilità con fragilità, dolcezza con mancanza di determinazione. Per me invece sono delle risorse. Quanto alle dimensioni… faranno la differenza per Rocco Siffredi, ma sulle scene che frequento io non sono un problema!

marta cuscunà_ph dido fontanaSul palco, la tua forza è palese, travolgente, coinvolgente. Ne sei consapevole?
Ci sono due risposte a questa domanda. La prima è che le storie che scelgo di mettere in scena hanno questo effetto su di me: mi travolgono, mi agitano, mi fanno saltare dalla sedia con la necessità di dover agire, di non poter più aspettare. È proprio questa sensazione che ho voglia di condividere con le persone che vengono a teatro. L’altra risposta è che c’è anche una buona dose di istinto di sopravvivenza: quando sei da sola  davanti a 400, 500 persone piene di aspettative o le travolgi e le porti con te fino alla fine dello spettacolo o rischi di essere travolta. Il che può essere molto pericoloso…

E fuori dal teatro, che tipo sei?
Sono preda di facili entusiasmi e mi infervoro tanto nelle discussioni.

Quando è arrivato il teatro nella tua vita? Amore a prima vista?
Il teatro è arrivato durante il liceo quando mia mamma mi ha proposto di fare assieme l’abbonamento alla stagione teatrale di Monfalcone. Poi il Comune ha organizzato un laboratorio gratuito per adolescenti intitolato Fare Teatro e ho deciso di iscrivermi. Così ho conosciuto Luisa Vermiglio, attrice e regista professionista, che è stata la mia prima maestra. È stato grazie a lei che ho capito che il teatro per qualcuno non era un hobby ma un mestiere. E siccome mi piaceva moltissimo, ho pensato che poteva essere il mio e mi sono messa a studiarlo.

Difficoltà durante il percorso?
Vediamo… Sono stata espulsa dall’accademia teatrale poco prima della fine del terzo anno. Vivo in una piccola città industriale della periferia nord-est dell’Italia, in una regione lontana dai grandi centri teatrali. Sono una vera schiappa ai provini: dal 2004 ad oggi ne ho passati solo 3. La precarietà all’ennesima potenza che caratterizza questo mestiere e che rende difficile fare programmi per il futuro…

la semplicità ingannata marta cuscunàCome si inserisce il tuo lavoro, in fondo classico, all’interno della Fies Factory, dove ci sono modi di fare teatro completamente diversi?
Quando ho chiesto a Centrale Fies di accogliere me e il mio lavoro nella Factory non mi sono minimamente posta il problema del “genere”. Avevo incontrato delle persone che sentivo affini, con cui avevo voglia di condividere il percorso creativo. Credo che la Factory sia un progetto forte proprio perché se ne frega della etichette di genere: siamo 7 compagnie molto diverse tra loro, usiamo linguaggi diversi ma siamo la dimostrazione che possiamo stare insieme nella stessa casa. Credo sia un segnale importante anche per gli operatori che spesso organizzano delle rassegne mono-genere. Per me è un’abitudine deleteria: invece di favorire la curiosità del pubblico e stimolarlo a vedere anche lavori che non rientrano nei propri gusti artistici consolidati, creano dei ghetti. A Fies non mi hanno mai discriminata per il mio essere “classica”.  E comunque “classica” è un’etichetta in cui proprio non mi riconosco. Se proprio dovessi appiccicarmene una in fronte, sceglierei “popolare”, “folk”.

Cosa prova Marta quando sa di essere una delle più talentuose donne del teatro italiano?
… strizza e ansia da prestazione…

Quali emozioni alla notizia del premio Duse?
Ero molto frastornata. Le esperienze teatrali più importanti che ho fatto sono nate dalla consapevolezza che potevo provare “il tutto e per tutto” perché non avevo niente da perdere ed ero libera dalle aspettative mie e altrui. Ho cercato di tenermi forte e pensare che più che un riconoscimento, il Premio Duse fosse un trampolino. Il bello dei trampolini è che devi lasciarli per saltare. Più alti sono e più vertiginoso e memorabile sarà il volo. C’è il rischio di cadere ma c’è la possibilità di fare almeno un bel botto. L’emozione vera è arrivata dopo, sul palco del Piccolo di Milano mentre la giuria leggeva i nomi delle grandi attrici che lo hanno ricevuto prima di me e le motivazioni per cui mi avevano assegnato il premio. E’ stato come se mi dicessero che potevo essere coraggiosa. Che posso essere coraggiosa!

2La cosa più bella che hanno detto di te?
Un anziano partigiano di Brescia, alla fine di E’ bello vivere liberi!, si è tolto il mitico fazzoletto rosso della Brigata d’Assalto Garibaldi e me lo ha messo al collo dicendo: “adesso devi portarlo tu!”

Chi sono i tuoi miti, le donne a cui ti ispiri, dentro e fuori il teatro?
Più che miti sono felice di avere degli autentici maestri: Joan Baixas, José Sanchis Sinisterra e Christian Burgess perché mi hanno insegnato le cose più belle e più difficili del mestiere teatrale. Giuliana Musso per il suo teatro d’inchiesta e per il punto di vista sul femminile che ha voluto condividere con me. La mia bella Ondina che è entrata nella mia vita e l’ha stravolta con la sua esperienza di Partigiana. I miei genitori perché nella quotidianità hanno coltivato i semi di quello che io sono oggi.

Cosa fa nella vita Marta quando non è in teatro?
Ammetto di essere un po’ monotematica: quando non faccio teatro cerco di andarlo a vedere. Quando riesco, pratico Taijiquan, Qigong, vado al cinema, sono appassionata di libri di illustrazioni per bambini. Giro in bicicletta. Non mi perdo le riunioni di famiglia per cui ogni motivo è buono per vedersi e mangiare insieme. E passo le mie ore migliori con le amiche di una vita (ci conosciamo dall’età di due anni e siamo come sorelle) e i miei nonni che mi raccontano storie.

Quali secondo te i tuoi più grandi pregi e quali i difetti (sul palco e fuori dal palco)?
Una ostinazione testarda che a seconda dei casi è la mia fine o la mia salvezza. Chi mi sta vicino dice che sono una gran rompi palle, ma io non sono per niente d’accordo. Seguo il mio intuito, qualsiasi cosa mi dica. Non ho pazienza. Ho paura di non essere all’altezza delle aspettative. Sono terribilmente bassa di statura. Non ho il pollice verde e ho sulla coscienza numerose piante, anche grasse. Sono una pessima cuoca. Sono pigra. Ma fedele.

Obiettivi per il futuro? Prossimi progetti?
Sperimentare nuove collaborazioni. Approfondire le tecniche di drammaturgia e di animazione. Riuscire ad andare in vacanza. 

Photo 1 + 2 by Dido Fontana

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There is one comment for this article.
  • MONDAY 25.3.13. Marta Cuscunà, RockRainer, The History Boys · 

    [...] H 20.30 Da non perdere assolutissimamente (in replica anche domani) lo spettacolo LA SEMPLICITA’ INGANNATA. Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne della “combattente” MARTA CUSCUNA‘. Spettacolo che dà voce alle testimonianze di alcune giovani donne che, in un lontano passato (ma non poi così lontano), lottarono contro le convenzioni sociali, rivendicando libertà di pensiero e di critica nei confronti dei dogmi della cultura maschile e, soprattutto, libertà di inventare un modello femminile alternativo a quello che da sempre gli uomini appiccicavano addosso all’altra metà dell’umanità. Teatro Cuminetti, Trento, read more… [...]