Music

February 14, 2014

Erica Mou in arrivo a Bolzano: “guardiamo il fondo, capiamolo meglio”

Marco Bassetti
La cantautrice pugliese, Premio della critica a Sanremo 2012, il 18 febbraio presenterà al Teatro Cristallo di Bolzano il suo ultimo lavoro “Contro le onde”. Tra biscotti, caffè e parmigiana di melanzane, l’abbiamo intervistata.

Per il suo ultimo lavoro, “Contro le onde” (2013), ha scelto la produzione di Davide Dileo, meglio conosciuto come Boosta. E con questo, ha rivelato un nuovo volto: una nuova volontà di lasciarsi andare, di abbandonare un po’ di antiche certezze e incertezze per seguire con più libertà percorsi inediti. Così, nelle 11 tracce che compongono l’album, si respira una piacevole aria di cambiamento, leggera e rinfrescante. Perché “Costruire – ci racconta, citando un pezzo di Nicolò Fabi – è saper rinunciare alla perfezione”. Con solo 23 anni, Erica Mou ne ha fatta di strada. E non sembra intenzionata a fermarsi.

Ho letto sulla tua pagina di Twitter che ti hanno offerto fa bere e tu hai ordinato biscotti e caffè. Succede sempre così?

È una cosa che è successa ieri in treno: io ho preso biscotti e caffè, il mio manager un prosecco. Volevo un po’ smontare l’immagine della rockstar trasgressiva, perché di fatto Marco (Marco Valente ndr) in quell’occasione è stato più vizioso di me. Diciamo che dipende dalle situazioni.

Quindi non sei una tipa salutista?

Ma no, solo che ogni tanto sono presa dai sensi di colpa e cerco di avere dei periodi di “ripresa”. Però rinunciare a biscotti e caffè quello no, mai!

Parlando di “Contro le onde”, come è nata la collaborazione con Boosta?

Ho una grandissima stima verso Davide e seguo i Subsonica da anni. L’ho conosciuto perché me l’ha presentato Caterina Caselli, abbiamo suonato una canzone insieme e tutto è partito da lì. Così è nata l’idea di provare a fare un disco insieme: in studio abbiamo approfondito la nostra conoscenza e abbiamo mischiato i nostri mondi. Abbiamo anche scritto due canzoni insieme, insomma c’è stata una bella sintonia.

Nel secondo singolo estratto dall’album, “Dove cadono i fulmini”, tu canti “mi perdo sempre ma so sempre da che parte è il mare”. Che cosa rappresenta per te il mare?

Dipende un po’ dalle canzoni: talvolta il mare è un ostacolo, perché t’impedisce di vedere cosa c’è al di là, magari una nuova terra oltre l’orizzonte; in altri casi il mare rappresenta le mie radici, la mia storia, un elemento indispensabile per sentirmi a casa. Nel bene e nel male, il mare è un elemento imprescindibile della mia vita.

E non a caso proprio il video di “Dove cadono i fulmini” si conclude con un vero e proprio “matrimonio marino”…

La canzone racconta la storia di un viaggio per superare le proprie incertezze che porta al centro del mare, là dove cadono i fulmini, là dove accadono le cose. La mia idea per il video era di rappresentare proprio il matrimonio con il mare, con l’elemento stesso. Poi quando parlammo con Rocco Papaleo, lui ci propose Riccardo Scamarcio. Diciamo che mi è andata molto bene lo stesso. Nell’altro singolo estratto dall’album, “Mettiti la maschera”, ricompare il tema del mare ma con un altro significato: “amore mettiti la maschera / che poi ce ne andiamo in spiaggia / a vedere bene il fondo”. Cosa si vede sul fondo?

Eh il problema è proprio questo! Viviamo anni in cui tutti ci dicono che stiamo andando a fondo e forse la sfida è proprio capire cosa nasconde questo fondo. Noi giovani ci troviamo spesso davanti al dilemma “resti o te ne vai?”. La mia risposta è “resta, prova a guardare il fondo, a capirlo meglio”. E questo vale sia in senso politico, sia in senso più personale: fare un bilancio di un rapporto di coppia significa prima di tutto guardarsi, guardarsi dritti negli occhi.  

Ho letto con grande soddisfazione sulla tua pagina Facebook che citi tra le tue influenze… la parmigiana della nonna. Per me la parmigiana è un culto, quindi devo assolutamente sapere: cosa ha di speciale?

Mia nonna per una vita ha fatto la casalinga, poi ha avuto una svolta e a sessant’anni è andata a lavorare in un ristorante come cuoca. Quindi per chi non la conosce la sua è una parmigiana professionale, ma per me è sempre la parmigiana di mia nonna.

Un’altra influenza che citi è questa: “costruire è saper rinunciare alla perfezione”. Perchè?

Questa è una frase che un po’ mi ha cambiato la vita ed è il ritornello di una canzone di Nicolò Fabi che io amo molto. È una cosa che ripeto spesso a me stessa perché, per indole, sono portata a voler avere sempre il controllo su tutto, a volere che tutto sia sempre perfetto. Ma questa tenacia a volte può fare del male. A volte devi lasciare che le cose accadino, devi lasciarti andare. Non stare tutto il tempo a lottare, buttati: questa frase mi ha aiutato ad arrivare a questa conclusione, ora bisogna metterla in pratica.

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