Berlinale Days #02

13.02.2014
Berlinale Days #02

… in cui si parla di porci con le ali, della nipote di Mario Vargas Llosa e di Jennifer Connelly, finalmente tragica e convincente. 

I film in concorso questa mattina promettono bene, a iniziare dalla proiezione di La tercera orilla, dell’argentina Celina Murga. Un uomo conduce due vite in parallelo, due case, due donne, diversi figli. E non sembra disdegnare nemmeno la compagnia di altre donne ancora. In quella che sembra una situazione consolidata e nemmeno troppo messa in discussione, quali sono i veri sentimenti delle persone coinvolte?

 La capacità di condurre da una realtà all’altra, di farla comprendere allo spettatore, di addentrarsi nella psicologia dei personaggi con acuto spirito di osservazione non mancano. A maggior ragione ci si chiede allora perché il film non riesca a convincere fino in fondo. Forse per il finale, chissà.

Altro film molto atteso è Aloft, della regista Claudia Llosa, già vincitrice dell’Orso d’oro nel 2009 con Il canto di Paloma. Nipote di Mario Vargas Llosa, la regista peruviana non è certo da meno in quanto a capacità narrativa. La storia si intreccia infatti perfettamente con ottimo ritmo e momenti di grande poesia e tensione. Ma a farla davvero decollare è l’ottima interpretazione di Jennifer Connelly, l’attrice a cui spesso si affidano ruoli tragici (non sempre riuscitissimi) ma che questa volta davvero fa la differenza e regala al suo personaggio grande spessore. Nel cast c’è anche l’attrice francese Mélanie Laurent, già vista ne Il concerto e Bastardi senza gloria, sempre molto affascinante ma in un ruolo meno coinvolgente. Il tema centrale del film è il perdono, che non sempre, sembra raccontare la regista, può darsi per scontato.

Black Coal, Thin Ice è invece un noir cinese, anch’esso in concorso, del regista Diao Yinan che strizza l’occhiolino agli anni Cinquanta americani, con tanto di poliziotti e femme fatale, senza mancare di momenti di puro divertimento splatter. 

Nella serie di Berlinale Shorts V, i cortometraggi in concorso, la delusione regna sovrana: Optical Sound degli austriaci Elke Groen e Christian Neubacher sono undici minuti di riproduzione a schermo di un suono, un inutile bombardamento psichedelico di luci accompagnato da musica assordante. Forse più adatto a un museo di arte contemporanea che a una sala cinematografica, questo non-film ha parecchio infastidito il pubblico. Anche i 5 minuti dell’animazione della giapponese Yoriko Mizushiri (Kamakura) non sembrano rientrare nella categoria cortometraggi, così come l’opera Unogumbe di Mark Dornford-May. Finalmente l’americano Dustin Guy Defa riesce, nel suo Person to Person, a raccontare in 18 minuti la solitudine dal punto di vista di un uomo e di una donna, e il regista Mahdi Fleifel, degli Emirati Arabi, presenta con efficacia nel suo Xenos la dura vita degli immigrati mediorientali in Grecia.

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