Music

January 21, 2014

Majirelle Live at the Hub, “la mia musica è un’ode alla confusione”

Marco Bassetti
Domani sera Majirelle presenta a Rovereto il suo primo lavoro “Music for Roos”, uscito per Fooltribe, storica etichetta indipendente di Tiziano Sgarbi (meglio conosciuto come Bob Corn). Un esordio discografico voce e chitarra, confusione e poesia.

Per il primo appuntamento del 2014 con Live at the Hub – No music in the Office, rassegna musicale organizzata da Impact Hub Rovereto in collaborazione con Marco Segabinazzi e Assessorato alla Contemporaneità del Comune di Rovereto, in programma domani sera – mercoledì 22 gennaio ore 21.30 @ The Hub, Rovereto – il live di Majirelle. Al secolo, Valentina, cantautrice originaria di Terni in viaggio alla ricerca di sé, oggi residente a Rotterdam e domani chissà. Perché questa – ci racconta – “è solo una tappa”. Durante questa tappa è nato il suo primo lavoro, “Music for Roos”, che per via di una mia lettura distratta si è trasformato in “Music for Roots”. Così la nostra chiacchierata si è concentrata sul nodo confusione-fuga-radici. E questo è il risultato.

Di Majirelle conosciamo pochissimo, ci racconti la tua storia in due parole?

Majirelle sono io e tutte le persone che incontro per strada e che mi ispirano. Ho fatto un demo, un disco e svariate collaborazioni, alcune usciranno entro quest’anno, così come il disco nuovo. Suono in genere da sola, ma spero di riuscire a portare in giro il prossimo disco anche con altri musicisti.

Da Terni a Rotterdam, perché questa scelta? Un cervello – o meglio un’ugola – in fuga dall’Italia?

Non vivo a Terni dal 2001. Ho vissuto per anni a Forlì, poi alcuni mesi a Riccione ed ora vivo a Rotterdam dal 2006. Non so quanto durerà ma questa è la mia posizione attuale. Ero venuta in Olanda la prima volta nel 2001 e mi era piaciuta molto – avevo pensato di venirci a vivere. Poi nel 2006 per una serie di motivi (borse di studio all’estero, gente che avevo conosciuto) sono venuta qui. Ma non è una fuga, è solo una tappa di un viaggio.

Cosa ti hanno insegnato l’Olanda e gli olandesi sul modo di vivere la vita?

Vivere qui mi ha fatto vedere come si possono fare le cose in modo diverso  e come questo modo  non sia più o meno valido di quello che conoscevo prima, ma solo efficiente in modo diverso. Poi andando avanti fai una selezione tra le cose che conoscevi già e quelle nuove, e crei delle nuove abitudini, dei modi di pensare che magari prima non avevi, sempre tentando di rimanere fedele a quello che sei ed a quello che vuoi.Definisci “Music For Roos” un’ode alla confusione”, perché?

“Music for Roos” è un’ode alla confusione perché sicuramente la confusione è un tratto della nostra generazione, per tutti i motivi che sappiamo. Non è necessariamente una cosa negativa: la confusione può essere anche un momento di libertà in cui ridefinire sé stessi ed il proprio cammino. Se niente è più scritto ed i ruoli e le aspettative degli altri verso di noi hanno perso di significato, possiamo crearne altri in cui sentirci più a nostro agio.

Da qui l’importanza delle radici?

Parliamo di Roos e non di Roots. Roos è una ragazza che per me era un po’ il simbolo di tante ragazze che conosco, in bilico tra le situazioni che vivono e le aspettative degli altri verso di loro e di sé stesse verso gli altri. Se invece parliamo di radici… di sicuro sono importanti. Le radici sono quella morsa che hai nello stomaco quando lasci un posto per un altro, quando riconosci fra mille persone qualcuno simile a te. È quel momento in cui capisci che stai camminando sulla terra su cui i tuoi avi hanno camminato e tu sei solo un anello di una catena lunghissima. Quelle sono per me le radici, una cosa che ti trascende, che sopravvive attraverso te ed a dispetto delle tue scelte.

Mi ha colpito molto “Call me”, che cosa racconti in quel pezzo?

“Call me” è la storia di una ragazza che non ha una casa ma ha solo posti in cui dormire, che viaggia da un posto all’altro, che ha una storia con un ragazzo che vive lontano e che non riesce ad immaginarsi un futuro immediato, e la sua ancora di salvezza sono le telefonate che fa con questo ragazzo. Lei si sente una foglia nel vento ma sa che non è una situazione che può durare all’infinito.

Per stile e sonorità, il tuo modo di cantare mi ricorda quello di Thony. La conosci/apprezzi?

L’ho sentita e mi sembra brava, so che ha recitato in un film ma ancora non l’ho visto.

Hai avuto occasione di suonare con Patrick Wolf, che io adoro. L’hai conoscuto, che tipo è?

È un tipo molto preparato e molto simpatico. Nel camerino cantava brani di lirica in italiano mentre si aggirava senza maglietta.

Foto di Michele Maglio

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