Die Zauberflöte di Michela Lucenti: dagli abissi marini, un potente inno alla musica

In fondo è un potente inno alla musica. Scena dopo scena, nell’opera Die Zauberflöte a ogni intonazione di un aria, di un duetto lo spettatore è conquistato dalla leggerezza, dalla giocosità e bellezza della musica di Mozart scritta sul libretto di Emanuel Schikaneder (che nella prima rappresentazione a Vienna nel 1791 copriva il ruolo di Papageno).
All’alternarsi delle rarefatte e trasparenti voci dei due giovani protagonisti Tamino e Pamina, della vivacità popolare dei brani intonati da Papageno e Papagena, oppure le acute colorature della Regina della notte e i cori che le accompagnano, l’ascoltatore in platea non può che arrendersi, anche oggi a più di due secoli di distanza, ogni volta senza condizioni.
A caratterizzare l’opera sono senz’altro i simbolismi e gli espliciti riferimenti al mondo massonico, il viaggio di Tamino insieme a Papageno e il travaglio di Pamina rappresentano un percorso iniziatico verso la saggezza e la luce, ma già gli strumenti, rispettivamente il flauto magico e i campanelli, che li aiuteranno a superare le prove, non sono forse essi stessi un simbolo delle capacità consolatorie e salvifiche della musica? e quando si tratta della musica di Mozart, chi non affronterebbe le più ardue e perigliose prove se gli è concesso di ascoltarla.
Nell’allestimento andato in scena nel weekend al Comunale di Bolzano, la regista Michela Lucenti ha ambientato l’azione e il regno luminoso di Sarastro nelle profondità marine, efficaci e suggestivi i momenti in cui i protagonisti si immergono nel mondo sottomarino o risalgono nel finale verso la superficie, riportando così alla luce la città sommersa.
La scenografia multimediale si avvale di un video avvolgente che riproduce le rovine gotiche di una labirintica città e amplifica lo spazio sul palcoscenico, ricordando volutamente la grafica dei videogiochi, a sottolineare il tema giovanile e la grande responsabilità che nel Singspiel mozartiano viene affidata al coraggio e alla fermezza di due giovani per realizzare non solo il loro amore, ma anche l’armonia, perduta in un conflitto irrisolvibile se non attraverso l’innocenza e la purezza di cuore.
Originale l’idea di associare al buio che accompagna la Regina della notte il colore rosso cupo della vendetta ed efficace anche la contaminazione con la danza. Come il ripetitivo ipnotico danzare dei Sufi la presenza sul palco dei ballerini di Balletto civile, compagnia diretta dalla stessa Michela Lucenti, dona alla scena un movimento costante.
All’altezza del ruolo gli interpreti principali, in parte giovanissimi, Enrico Casari (Tamino), Marina Bucciarelli (Pamina) e Sebastian Seitz (Papageno). Per quanto riguarda la Regina della notte, se il soprano Linda Kazani ha superato dignitosamente la prova delle arie, nel parlato dei dialoghi uno avrebbe forse atteso una voce più decisa, più appropriata al ruolo. Il compito dei cantanti non era comunque dei più facili visti gli inevitabili confronti con interpretazioni storiche dell’opera tra le più rappresentate nel mondo.
Attenta la direzione del Maestro Ekhart Wycik che vanta uno studio approfondito dello scritto autografo di Mozart ed è riuscito a trasmettere con soluzioni anche inedite tutta la giocosità della partitura. Impeccabile così l’esecuzione dell’orchestra Haydn.
Insomma, se recentemente si invitava autorevolmente gli insegnanti a dare meno compiti a casa agli alunni, uno dopo aver visto questo spettacolo vorrebbe aggiungere il suggerimento di mandare i ragazzi (e magari anche qualche genitore) a vedere l’opera, con la certezza del valore didattico del linguaggio scenico e musicale.
A Bolzano si è registrato comunque il tutto esaurito, in entrambe le serate. Affollate la platea e galleria del teatro, ma sono andati a ruba anche tutti i posti in piedi, un successo meritato quindi per la produzione tutta regionale.
Photo by Benedetta Pitscheider