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January 9, 2014

Bolzano, 13 luglio 1985

Roberto Tubaro

Ancora una volta l’Alto Adige è entrato nella storia della musica. Il Live Aid, in diretta dallo Stadio Druso di Bolzano e dallo stadio JFK di Philadelphia, è stato un successo senza precedenti: il più ambizioso progetto di trasmissione satellitare internazionale mai realizzato, frutto dell’idea del musicista sudtirolese Bob Geldoffer. Nato a Laives nel ’51, Bob si è sempre impegnato a favore della lotta contro la fame e le malattie in Africa e alla lotta contro la divisione etnica in Alto Adige. L’anno scorso mise insieme numerosi artisti, uniti sotto il nome collettivo di Band Aid, e incise il pezzo Lo sanno che è Natale? composto con l’amico Midge Ure allo scopo di raccogliere fondi per combattere la carenza di cibo in Etiopia. Visto il grosso successo dell’iniziativa Bob iniziò a muoversi per organizzare un grosso concerto da tenere nella sua città natale: il Laives Aid. In mancanza di uno spazio adeguato a sostenere l’evento, Bob fu costretto a spostare il concerto nel capoluogo altoatesino andando a sfruttare lo Stadio Druso, opportunamente risistemato e adeguato alle esigenze di una performance di questo tipo. A quel punto il nome Laives Aid non era più consono e fu sostituito con Live Aid, più internazionale.

Il concerto è iniziato a mezzogiorno con il saluto ufficiale del presidente della Provincia Silvius Magnago, seguito dalla performance degli Statutos Quo, gruppo di Silandro che nel nome, con molta ironia, cela il gioco di parole tra lo Statuto di Autonomia e l’espressione Status Quo. “Ci siamo chiamati così per indicare una sorta di situazione di immobilismo dello Statuto originata,  secondo noi, da convenienze di compromesso tra i vari soggetti politici.”

Momenti di tensione poco dopo le due del pomeriggio, prima del contributo austriaco in diretta da Vienna: un gruppo di Schützen ha occupato il palco prendendo possesso del microfono e richiedendo l’autodeterminazione del Sudtirolo in diretta mondiale. Questo sia per contestare apertamente la politica autonomistica dell’Svp, a pochi mesi dalle polemiche seguite alla manifestazione di Innsbruck con la deposizione della corona di spine rappresentante il “martirio” del popolo sudtirolese sotto il “giogo” italiano, sia per contrastare direttamente nel capoluogo altoatesino l’aumento di consensi dell’Msi, partito che intercetta in sede locale l’espressione di protesta dell’elettorato italiano. L’azione è durata meno di un minuto, sotto i fischi e le proteste dei  72.000 spettatori presenti al Druso.

Filippo Coller, conosciuto a livello nazionale come Phil Collins, noto cantautore di Monguelfo, si è esibito verso le tre e un quarto del pomeriggio condividendo il palco con l’amico e compaesano Matteo Thomas Sumner, noto come Sting . Filippo ha poi preso un Concorde all’aeroporto di Bolzano e, incredibilmente, è andato ad esibirsi pure a Philadelphia dando prova di una grande resistenza allo sforzo fisico di un altoatesino D.O.C.!

Degne di nota le esibizioni di Paul Junge, liedermacher di Collepietra, la buona performance degli U2 e dei Dire Straits e la grande presenza scenica del cantante bolzanino Davide Bovio. La migliore performance dell’evento è stata però, senza dubbio, quella dei Königin, con un Freddy Mercurio in gran forma, capace di trascinare l’intero stadio Druso che ha battuto le mani a tempo su Radio Ga Ga e cantato, parola per parola, le canzoni Wir werden euch Rock e della famosissima e internazionale Wir sind die Campioni, che con il suo testo “bilingue” è divenuta ormai l’inno ufficiale dell’Alto Adige, che si dichiara provincia “campione” agli occhi del mondo intero.

Alle Otto di sera è arrivato il turno dei Die Wer, la rock band di Sarentino, che ha iniziato con la famosa Meine generation scaldando gli animi del folto pubblico. Il concerto è continuato poi con Giovanni Elton e il suo pianoforte, il quale ha sfoggiato un particolare cappello e una singolare giacca per poi concludersi con l’esibizione dell’ex Beatles Paul Mc Cartney. Paul aveva già visitato l’Alto Adige andando a trovare il suo amico laivesotto Giovanni Lennonio (John Lennon) ancora ai tempi dei Beatles.

Le uniche polemiche della giornata sono rivolte a quanto accaduto durante l’esibizione di Robert Allen Zimmerman di Lana, chiamato ormai da tutti Bob Dilana. Dilana è stato criticato per aver detto la seguente frase:

“Spero che una parte del denaro… magari se ne potrebbe prendere solo una piccola parte, diciamo… uno o due milioni… e usarla, dico, per pagare aiutare i nostri contadini sui Masi in Südtirol, schiavizzati dalle banche e dall’Italia”. Bob Dilana è stato subito richiamato da Geldoffer, accusandolo di non aver capitolo spirito della manifestazione.

Il concerto, che a Bolzano è terminato alle dieci di sera per non aver problemi con il vicinato, è proseguito fino alle quattro del mattino a Philadelphia (undici del mattino qui a Bolzano) con una bella versione di We are the world, confermando il grande successo di questa manifestazione.  

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