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December 16, 2013

Tarik Berber da Bolzano a Londra, una vita tra pittura e hand drawn animation

Marco Bassetti
Una vita consacrata alla pittura, tra mitologie arcaiche e tensioni contemporanee. Poi il trasferimento a Londra e la scoperta della hand drawn animation: “Un lavoro che non auguro al mio peggior nemico, ma non ne posso più fare a meno”. L'intervista a Tarik Berber.

Da quando lo conosco, sono ormai una ventina d’anni, Tarik e la pittura sono sempre stati legati insieme. Non è solo che l’arte fa parte della sua vita, ma è ancor più vero il contrario: è la sua vita a essere immersa nell’arte, sommersa dall’arte. La sua vita è pittura e la sua pittura è onnivora ricerca, studio meticoloso dei classici, febbrile esplorazione letteraria e filosofica, inesausta invenzione mitologica. Nato in Bosnia nel 1980, Tarik Berber si trasferisce a Bolzano da bambino a causa della guerra che tormenta la sua terra. Dopo un avventuroso apprendistato esistenziale ed estetico tra le vie del capoluogo altoatesino, si trasferisce a Firenze per approfondire lo studio della grande pittura italiana. Laureato all’Accademia delle Belle Arti sotto la guida del Prof. Adriano Bimbi, Tarik Berber oggi di mestiere fa il pittore, muovendosi tra progetti vari, premi, soggiorni studio in giro per il mondo, mostre personali e collettive. Infine, un annetto fa, la decisione di traferirsi a Londra e l’incontro con l’animazione disegnata a mano: un’epifania, un’alchimia, un’ossessione.

Un bel giorno hai preso le tue cose e ti sei trasferito a Londra. Come è maturata questa scelta?

Ci andavo da quasi un anno, una volte al mese, sempre per diversi motivi, ma sempre con un catalogo in borsa. Ho conosciuto diversi curatori, gallerie e gruppi di artisti. Tutti erano d’accordo sulla stessa cosa: se vuoi iniziare a lavorare a Londra devi trasferirti qui, almeno inizialmente. Ho conosciuto Gabriella Daris, che cura le mostre per il “Blacks” a Soho tra tante altre cose, e con lei ho creato il Blacks Project, la prima personale a Londra, “Heterotopias of Time”, la mostra che è aperta fino a metà Gennaio 2014 .Tarik Berber-Blacks 4-London 2013

Per quanto riguarda la tua professione, cosa hai trovato a Londra?

È piena zeppa di artisti , ottimi artisti di tutto il mondo, professionisti di grande talento. La mia autostima è vertiginosamente precipitata e unica cosa da fare è stata rimboccarsi le maniche e salire sul ring. Iniziare a lavorare, proteggere la propria poesia, cercare di emergere, una lotta 24/7… sì, insomma, una città molto molto competitiva. Ho iniziato a fare anche box, per dire (hahaha è vero!). La sensazione è che Londra sia molto meritocratica, il pubblico è colto e preparato, hanno già visto tutto! Hanno la possibilità di vedere il meglio, i più grandi artisti espongono tutti i giorni qui, il che la rende stimolante. Inoltre hanno grande cura della pittura contemporanea, molto di più rispetto agli altri paesi e questo è fondamentale per me.

Raccontaci la tua giornata tipo di pittore trapiantato a Londra?

Sveglia 6:15/6:45 (difficile da credersi, lo so). Colazione con la mia compagna, che poi scappa per prendere un treno. La prima oretta leggo un libro, ho appena finito “Anna Karenina” e ho iniziato “Vita e Destino” di Grossman. Verso le 8:30 internet&mailing, annessi e connessi. Poi dipende, da un mese a questa parte ho preso lo studio nuovo a Building Bloqs, a nord di Londra, e vado li a dipingere e prendere freddo: lì lavoro su quadri grandi e sulla pittura in generale. Se invece devo fare animazioni o disegni per Rod Stern o per qualche altro progetto rimango a casa. Vivo in una warehouse, Imperial Works, a Tottenham Hale. Abbiamo un enorme spazio centrale  che utilizziamo per fare vari progetti.

E il fine settimana?

Eventi, mostre, musei, inaugurazioni, cene, house party. Qualche settimana fa hanno finito di ristrutturare Tate Britain e hanno fatto House Warming (già il nome!): dj mettevano musica e  ti trovavi a ballare in mezzo ai quadri di Bacon e Hockney appesi alle pareti… solo a Londra!

A Londra hai avuto modo di dedicarti a lavori di “hand drawn animation”. Come è nata questa cosa?

Feci un esperimento quasi per scherzo e vidi il mio disegno, la mia linea prendere vita. Ciò su cui ho lavorato tutta la vita , il disegno, diventò vivo, fu eccezionale!  Avevo già fatto un esperimento con Giacomo Salizzoni di Stop Motion, “Light Painting “, ma è molto diverso: Light Painting è incontrollabile e per questo un po’ limitato, figo, ma limitato. Scoperta questa cosa sono andato a fare delle ricerche. Tutti collegano l’animazione ai cartoni animati, un topo/ratto che guida la barca etc etc… Io mi domandai, ma se Dürer, Piranesi o Tiepolo avessero conosciuto questa tecnica cosa ne avrebbero tirato fuori? Rembrandt e Modì l’avrebbero amata profondamente… mi pare di vedere le animazioni soft porn di Modì o quelle non finite di Leonardo. Per non parlare di Picasso!

Il tuo primo lavoro è stato “Dulcitone”.

Dulcitone è nato da una favola che avevo scritto e ne volevo fare un’animazione, ma la natura stessa e le tempistiche di una animazione l’hanno stravolta. Ci vogliono 12 disegni per fare un secondo (sarebbero 24, ma vanno bene anche 12 che poi vengono raddoppiati – geek shit!): Dulcitone è composto da 2000 disegni cui corrispondono un sacco di ore di lavoro. Mentre sei lì riempi di significato le cose su cui lavori, perché ci passi talmente tanto tempo sopra che non puoi fare altrimenti, è nella natura dell’uomo, specialmente del pittore.

DULCITONE (hand drawn animation) from MaPi on Vimeo.

Un viaggio nel mondo dei sogni che si trasforma in un viaggio nella storia, mitologia personale e collettiva…

L’inizio è Kafka, Gregor Samsa con un armadio di possibilità, lo scarafaggio è solo una delle tante. Poi il rubinetto che vola nel vuoto e da cui esce il mare: semplice, ironico, poetico. Le sardine si organizzano e formano un cinghiale marino: si salvano soltanto due pesci, la vista e l’olfatto. E avanti così, con simboli e significati. All’inizio doveva essere la favola di un piccolo balenottero che si innamora e durante un temporale notturno perde l’amata. Di questa idea è rimasto veramente poco. Poi verso la metà dell’animazione morì mio zio pittore, uno dei miei riferimenti artistici da sempre, e così “Dulcitone” è diventato molto più serio, come dire, introspettivo e metafisico.

Come hai scelto la colonna sonora?

Finito il lavoro, l’ho passato nelle mani di Charlie Lewis, che gli ha dato una nuova dimensione, quella musicale, con la musica è cambiato profondamente tutto il lavoro. Charlie ha dato un’interpretazione musicale a questa melanconia, non si capisce più cosa è stato fatto per prima, i disegni o la musica: è riuscito a trovare un ritmo nascosto che c’era già nei disegni, è riuscito a incastrare perfettamente il ritmo tra i punti salienti del lavoro, ovviamente suonando tutti gli strumenti da solo, compreso anche il Dulcitone, strumento simbolo di questa animazione.

Il tuo secondo lavoro, fresco di produzione, è il video di “In your pocket” di Em Rey. Come è nato questo progetto?

Maria Pia Fanigliulo, una filmmaker italiana che vive qui a Londra, la mia compagna che rincorre i treni la mattina, mi aveva dato una mano a mettere insieme “Dulcitone”. Em Rey le chiese di inventarsi qualcosa per “In your pocket”. Buttando giù idee usci fuori questo mesh-up di animazione e compositing. I 1000 disegni sono miei, ma la regia, l’idea, la struttura interna, la ricerca di immagini e il compositing sono un anno del suo lavoro. A lei ci vuole un anno e a volte anche di più per fare un video, un lavoro certosino il suo… Però viene spesso ripagata, quest’anno gli ultimi tre video che ha fatto sono entrati a fare parte di BBC Music Video Award, tra cui anche “In your pocket”. Speriamo bene!

Che tipo di legame c’è tra animazione e il brano musicale?

La canzone parla di un condannato a morte alle sue ultime ore. Il video ritrae degli homunculus creati in laboratorio, intrappolati in un esistenza circolare o qualcosa del genere… Giuro no me lo ricordo più, dovresti chiederlo a Maria Pia… hahaha

Come è nata l’idea della Wunderkammer?

Dall’alchimia alla Wunderkammer il passaggio è breve. L’azione si svolge in una Wunderkammer disegnata a mano e riempita con il footage scientifico scaricato da Youtube. Internet e Youtube sono oggigiorno la nostra Wunderkammer, il nostro gabinetto delle curiosità, pieno di mostri veri o falsi che siano. E noi, homunculus creati in laboratorio in cerca della rupe più bella…

Rimaniamo allora in attesa del tuo terzo lavoro, hai già qualche idea per la testa?

Hand drawn animation è un lavoro che non auguro al mio peggior nemico, hai bisogno di molto tempo e concentrazione infinita. A volte ci metti un paio d’ore per fare un disegno e ce ne vogliono 12 per fare un secondo di animazione, settimane  davanti allo scanner con quel rumore odioso, ma oramai non ne posso fare a meno. Il prossimo lavoro sarà basato sulle misteriose incisioni “Capricci” e “Scherzi” di Tiepolo, mi fa paura solo pensarci! Dovrebbe essere lungo una decina di minuti, si parla di qualcosa come 7/8 mila disegni effettivi, ma ora non ci voglio nemmeno pensare.

tarikberber.tumblr.com

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