Music

December 11, 2013

Il rap abissale degli Uochi Toki in arrivo a Rovereto, l’intervista impossibile

Marco Bassetti
Chi sono gli Uochi Toki? Un duo di rap italiano che con il rap italiano non ha nulla a che fare. Nel tentativo di districare questo paradosso, ci siamo trovati dentro ad un’intervista ai confini della realtà. Se cercate delle risposte evitate questa intervista e andate direttamente al concerto: sabato 14 dicembre 2013 alle ore 21.30 presso lo Smart di Rovereto.

Non chiedete loro di parlare di rap: non lo ascoltano più da anni. Non chiedete loro “siete di destra o di sinistra?”. La risposta alla domanda è “No”.  Non chiedete loro di parlare del loro ultimo album “Macchina da guerra” autoprodotto in 300 copie e reperibile solo ai concerti: non otterrete nulla se non l’invito a leggere ciò che c’è scritto nello stesso disco. Non chiedete loro di parlare di loro: “l’abitudine di definire con pochi tratti un altro essere umano conduce solo verso comodi ripostigli”. Intervistare gli Uochi Toki ti pone di fronte a questioni circa cosa sia un’intervista, a cosa serva e quale sia lo statuto ontologico dell’intervistatore. Ponendosi ai limiti del discorso, l’intervista qui sotto ha più a che fare con Wittgenstein e la psicanalisi che con la musica: troppo intelligenti per sottostare alle regole di un rituale stantio, troppo sprezzantemente avanti per sforzarsi di risultare intelligibili, figuriamoci simpatici. Intrappolati in questo vicolo cieco, messi di fronte all’infinita vanità di un’intervista, la via d’uscita sembra solo una: tornare alla musica. Parchè quella degli Uochi Toki è una musica complessa e stratificata, da ascoltare e riascoltare, da leggere come si legge un romanzo sperimentale, alla ricerca non di un senso ultimo ma almeno di un qualche appiglio che sottragga il senso alla deriva totale. Il gioco è radicale, in confronto Rancore & Dj Myke sembrano degli audaci tradizionalisti: loro Gustav Mahler, gli Uochi Toki Edgar Varèse. Ponendo in sovrapposizione/contrapposizione elettronica d’avanguardia e flusso di coscienza, in una dialettica figura-sfondo sempre sul punto di saltare, Rico e Napo stanno al rap come David Lynch sta al cinema, come Carmelo Bene al teatro. Che poi la domanda, alla fine, è sempre quella: poetica dell’abisso o trastullo cerebrale? Avrei forse dovuto porre loro questa questione, con la soddisfazione di ricevere come risposta un bel “No”. Come dar loro torto?

Rico, chi è Napo? Napo, chi è Rico?

Rico Se lo sapessi potrei dire di conoscere bene una persona.

Napo

Qual è la qualità che più apprezzi del tuo socio e perché?

Rico Non ci siamo ancora ammazzati dopo 14 anni di gruppo assieme, mi servirebbero altri 14 anni ed un giorno per realizzare di avere trovato una persona più compatibile di lui per il mio scopo finale.

Napo Rispondo a queste tre domande insieme perché di fatto sono la stessa domanda scomposta in tre. Niente di ciò che potrei cercare di ritrarre in una o più frasi potrebbe dare indicazioni su chi sia Rico o qualsiasi altra persona. Ritengo che l’abitudine di definire con pochi tratti un altro essere umano, parlandone bene, in maniera neutra o un misto di tutte e tre, conduca solo verso comodi ripostigli. C’è da dire poi che di fronte ad una domanda di questo tipo, che trovo scritta in una mail, nella casella di posta elettronica, sullo schermo del mio computer, io non possa fare a meno di chiedermi quale voce mi stia facendo la domanda: si tratta dell’intervistatore in persona? Dei lettori (ipotetici, che tra l’altro si fanno la domanda dopo che gli è stata suggerita da questa intervista ma che in realtà forse vorrebbero fare altre domande oppure nessuna)? Di una parte di essi? Cambia molto la risposta in base a chi vorrebbe saperlo. E poi c’è da dire che questa è una domanda che anche io mi faccio più volte. Potevo anche rispondere tagliando tutte queste implicazioni ma vorrei dare del materiale un po’ più frattale a chi legge. Ricordiamoci che verba volant e scripta manent. Le parole dette possono volare mentre le parole scritte stanno belle ferme inchiodate dove sono. Inutile dire che io e il mio compare Rico preferiamo la volatilità.

Quali sono i 2 album che hai ascoltato più volte nel 2013?

Rico Real sexual people di Toecutter e Fez OST di Disasterpeace.

Napo Ascolto tracce sparse e molte volte non so nemmeno che titolo abbiano per evitare di concentrarmi troppo su nomi, generi, biografie, posizioni sociali e posizioni storico-musicali. In questo modo riesco a concentrarmi sui suoni, sugli ambienti, sulle strutture. E tutto ciò scavalca sia la forma album che la forma annualità. In questo modo posso ascoltare veramente qualsiasi cosa. E sottolineo “Posso”.

“Macchina da guerra” è stato autoprodotto, solo in vinile, solo in 300 copie da distribuire ai concerti. Perché questa scelta così radicale/inattuale? Problemi con la Tempesta Dischi? Problemi con la rete?

Rico Davide Toffolo mi ha rubato la ragazza ed Enrico Molteni ha cercato di avvelenarmi… e tutto questo per le edizioni della discografia Uochi Toki. Luca Masseroni ci ha invece finanziato di nascosto per fare un’uscita fantasma. Risultato: chaos e distruzione… e gli effetti non sono ancora visibili ai più.

Napo Sembra che sia difficile accettare il regresso e i salti nel vuoto, dato che di fronte ad una scelta come la nostra la quasi totalità delle spiegazioni che vengono ipotizzate implicano radicalità, snobismo, inattualità, problemi con l’etichetta, problemi con le strutture eccetera. Niente di tutto questo! Si parla spesso di consumismo musicale (e non) e di quanto dia sbagliato e quanto porti a risultati indecenti, tuttavia per rendere accessibile e sempre disponibile un prodotto musicale (e non) è necessario conivolgere tutta una serie di strutture che rallentano le uscite musicali e aumentano il dispendio non solo economico. Bene, con la “Macchina da guerra” siete sicuri che la filiera è corta. Il formato in vinile, poi, ci assicura con buona percentuale che l’ascolto avverrà in maniera concentrata di fronte al piatto che gira e non mentre si fa la spesa, mentre si leggono le notizie nell’internet o mentre si discute in macchina con la propria fidanzata. È importante trovare il tempo. Prima queste indicazioni le suggerivamo e se siamo arrivati a creare delle vie a senso unico è soltanto per supportare la densità e la sottigliezza di alcuni suoni/concetti.

“Macchina da guerra”, chi la guida? E quali sono gli obiettivi strategici?

Rico Serve la patente C per guidarla, un nostro amico ne aveva comprata una 8 anni fa ma la scadenza anticipata di tali patenti ci ha costretto alla totale illegalità.

Napo Non ripeterò cose che sono già scritte nello stesso disco di cui mi chiedi di parlare.

C’è chi dice che quelli degli Uochi Toki sono dischi che piacciono più ai critici musicali che alle persone comuni. Una verità, una cazzata, un problema, un enigma, un vanto, una condanna, cosa?

Rico Solo con un ascolto critico ti puoi avvicinare ai nostri dischi.

Napo Voglio farti notare che stai dividendo gli ascoltatori in “critici musicali” e “persone comuni” in un momento in cui queste categorie sono fuse insieme in modo irreversibile e multistrato. Io posso dirti che non ho mai sentito due pareri uguali su un nostro disco e che non esistono limiti strutturali alla comprensione, si tratta sempre di quanto impegno una persona vuole metterci per comprendere qualcosa. E, soprattutto, dopo che il disco ha lasciato lo studio di Rico, ogni ascoltatore può farne ciò che vuole. Ognuno ha tempi diversi per esplorare il proprio Volere.

www.smart–lab.org

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