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November 30, 2013

Some days @ Torino Film Festival #04

Cristina Vezzaro

Altro gruppo di film in concorso, questa volta all’insegna dell’adolescenza e delle famiglie spezzate.

Il primo è Club Sándwich, film messicano di Fernando Eimbcke, la storia di Hector, in vacanza con una madre (il padre non è nella sua vita), in una relazione di evidente complicità e amicizia, interrotta dalla scoperta, per lui, di un primo “amore”, con il bisogno tutto adolescenziale di esplorazione della sessualità, e la difficoltà della madre di assumere un ruolo diverso nella vita del figlio. Film un po’ troppo diluito che manca sia di risate, sia di profondità. 

Vandal, di Hélier Cisterne, è invece un film di maggiore spessore: Chérif è un ragazzino, figlio anche lui di separati, per di più di una famiglia multiculturale, che da Valence va a Strasburgo, dove la sorella della madre, con un figlio coetaneo, si offre di aiutare la famiglia. Il cugino ha l’aria del bravo studente ma anche lui ha la sua buona dose di trasgressione e fa parte di una banda di graffitisti. Iscritto a un lycée professionnel, una contraddizione in termini simbolica quasi dell’adolescenza, la vita di Chérif avanza tra il presunto riavvicinamento al padre, anche lui a Strasburgo, la scoperta del primo amore e l’inserimento nel gruppo di graffitisti del cugino, in un crescendo di sfide che sfocerà in tragedia, il tutto gestito con l’insicurezza e i maldestri tentativi tipici dell’età. Tranne che nei casi limite, i maldestri tentativi rischiano di degenerare in un marchio a vita. E di questo Chérif, a metà tra il sorriso ancora infantile e lo sguardo già adulto, è più che consapevole.  

Infine La bataille de Solférino, di Justine Triet, è un film su adulti che non sembrano essere usciti dall’adolescenza (e sembrano invece affidare ad adolescenti o poco più le responsabilità di adulti). Laetitia è una giornalista con due gemelline piccole, un amante (passeggero) un ex, padre delle figlie, artista inaffidabile e vagamente violento a cui sono concesse le visite alle figlie sono in presenza della madre, e il reportage della storica vittoria di François Hollande alle presidenziali da raccontare ora dopo ora a rue Solférino, quartier generale dei socialisti. Le due gemelline vengono affidate a un babysitter che Laetitia nemmeno conosce, mentre il padre, Vincent, insiste per vederle. La regia affannata ben riproduce il panico di una giornata (e di una vita) non programmata, dove gli imprevisti sono in agguato e la capacità dei protagonisti di gestirli è pressoché nulla. Ben emerge l’inadeguatezza rispetto alle cure di cui le bambine avrebbero bisogno, e la folla delle strade in cui i protagonisti si perdono, si ritrovano, si incontrano, si scontrano sembra mettere in evidenza la solitudine delle difficili esistenze di questa nostra epoca. Anche questo, però, non è un film memorabile.

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