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November 29, 2013

Some days @ Torino Film Festival #03

Cristina Vezzaro

Il tema di oggi al Torino Film Festival lo definirei l’illusione.

Il primo film in concorso per Torino 31 è il giapponese  A woman and a war, di Junichi Inoue, un film molto crudo sulla seconda guerra mondiale, dove eros e thanatos si incontrano e si intrecciano indissolubilmente, tra una prostituta frigida che cerca l’amore in uno scrittore e un soldato tornato dal fronte che non riesce più a godere con la moglie, ma solo dinnanzi alla violenza e alla morte. Pieno di scene di stupri, violenze, uccisioni, bombardamenti, il film ritrae il peggio della guerra, quando in nome di un’illusione – quella della vittoria, della potenza, dell’eternità – ci si dimentica di essere uomini o si ritrova forse invece l’essenza più bruta, a seconda che si voglia stare con Rousseau o con Hobbes. Il film non mancherà di trovare degli estimatori.

La seconda illusione è quella de Il treno va a mosca, documentario di Federico Ferrone e Michele Manzolini che ricostruisce, con materiale girato all’epoca, il viaggio a Mosca del 1957 di una delegazione di Alfonsine, Emilia Romagna. Tra propaganda e celebrazioni ufficiali all’insegna della pace e dell’amicizia tra i popoli, gli emiliani, tutti comunisti o ex partigiani nati e cresciuti in una terra ancora povera, non possono non iniziare a vedere le crepe di quella società idealizzata in cui i contadini si dicono essere felici e non poveri, ma poi vivono ammassati con i materassi a terra in stanze sempre troppo piccole. Il ritorno in patria coincide con la morte di Togliatti, la fine di un’epoca, e la realtà che è stata vista non deve essere raccontata. Meglio continuare nell’illusione che altrove esista un mondo perfetto. Se il materiale d’epoca fa un certo effetto, il punto forte del film è il ricordo, la voce narrante – ma troppo rarefatta – di uno degli uomini che fecero parte della delegazione. E il documentario si fa a tratti poco interessante.

Chiudiamo la rassegna dedicata all’illusione con un film fuori concorso, The way way back, di Nat Faxon e Jim Rash, con protagonisti del calibro di Steve Carell, Toni Collette, Amanda Peet e Allison Janney. Duncan è un quattordicenne che si trova a trascorrere le vacanze estive con la madre, il fidanzato della madre e la figlia, suppergiù sua coetanea. Quella che inizia come una vacanza in cui Duncan è considerato il ragazzino sfigato, la classica palla al piede, lo vede trasformarsi in una farfalla dai colori vivaci, mentre tutti attorno a lui sbiadiscono nelle loro umane piccolezze. Ed è proprio la differenza tra l’illusione della felicità che una pseudo-famiglia può dare e la semplicità dell’essere se stessi a decretare il successo del film.

 

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