Music
November 29, 2013
Mtv Spit a Bolzano! Intervista a Rancore e Dj Myke
Marco Bassetti
Dj Myke è un veterano, un maestro, un artista del giradischi, 4 volte campione italiano DMC (contest dove i migliori dj si sfidano a colpi di scratch). Rancore, di 13 anni più giovane, è l’enfant prodige del rap italiano, asso del freestyle, semi-finalista della prima edizione di Mtv Spit. Il loro cammino s’incrocia nel 2010 e nasce un sodalizio roccioso, fatto di un’intesa profonda, umana ed artistica, da cui sono nati tre album che hanno lasciato il segno. Quanto al loro ultimo lavoro insieme – Silenzio (2012) – non si possono che spendere parole di elogio: innovativo e radicale, un vuoto di silenzio da cui sgorga una musica aliena, combattiva, resistente, ben radicata nell’immaginario contemporaneo degli emarginati, dei non catalogati, di chi non si rassegna all’evidenza, alla demenza, alla connivenza. La luminosa dimostrazione che dalla scena hip hop italiana possano ancora uscire prodotti di alta fattura artistica, estranei tanto alla deriva provinciale psudo-gangsta di chi vuo fa l’americano, quanto alla degenerazione commerciale di chi fa rap immolando il proprio cervello sull’altare della visibilità e del denaro.
L’appuntamento per l’intervista, grazie alla preziosa mediazione di Tachi, era con Myke: lo chiamo dopo cena, come da accordi. “Ma la vuo fa comme oppure co’ Tarek?”, mi chiede con un accento che tradisce da subito la sua provenienza centro-italica (Tarek, per chi non lo sa, è il nome all’anagrafe di Rancore). “Beh se siete insieme – chiedo io incredulo, rendendomi conto della botta di culo – facciamo con tutti e due, che dite?”. “OK, aspetto che metto il vivavoce”. E fu così che un’intervista singola si trasformò in un’intervista doppia.
Partiamo dagli inizi, da quando avete iniziato a fare hip-hop. Che ricordi avete di quel periodo?
Myke Beh, tra me e Tarek c’è una buona differenza d’età. Da quel che mi ricordo, quando ho iniziato io si può dire che c’era… “molta più presa bene”. C’erano molto meno mezzi ed era tutto più difficile, ma questo alimentava una passione molto forte. Le cose che ti interessavano te le dovevi andare a cercare, fanzine, cassettine, vinili, eccetera. C’era molta più cura, molta più cultura in generale. Mi ricordo più calore e più energia.
Rancore Io mi sono avvicinato al rap nel 2003-2004, prima al rap americano poi a quello italiano. Ho iniziato un po’ con l’inizio dell’esplosione del rap italiano… mi ricordo che si suonava in locali piccoli, contest in cui la gente si confrontava in modo molto genuino. È stato un bel periodo.
Quand’è che hai capito che l’hip-hop era la tua strada?
Myke Ma fondamentalmente ancora non l’ho capito.
Rancore Diciamo che in quel periodo, avevo 13-14 anni quando ho iniziato a fare i primi pezzi, ho sicuramente capito che quella strada lì era quella in cui riuscivo a camminare meglio. Poi ho sempre cercato di non lasciare nulla al caso.
Seppur con le differenze di età e di percorso, raccontate entrambi il passato con un pizzico di nostalgia. È così?
Myke La nostalgia c’è ma è una nostalgia positiva, non toglie niente al presente.
Rancore Il primo amore non si scorda mai!
Myke Sì, esatto è un po’ quello. Quello degli inizi è il momento che ti rimane più dentro, la fatica, gli sbattimenti e tutto il resto. Da lì tutto è iniziato e ha avuto uno sviluppo. Poi diventa tutto più ponderato perché ti viene il dubbio, non la certezza, che quella forse è la tua strada. Nello sviluppo intervengono tutte le varie sovrastrutture: se nella scena ti fai un minimo di nome, poi diventa tutto più patinato. Se acquisti un po’ di nome, poi ti dicono tutti “bella!”. Ma l’inizio comunque non te lo scordi, il pane duro non lo dimentichi… Tra dire e il fare c’è de mezzo il rap!
Poi, ad un certo punto, le vostre strade si sono incrociate e avete prodotto tre dischi insieme. Come è nata questa collaborazione?
Myke È nata dal mio primo disco Hocus Pocus, in cui compare il pezzo “Lo spazzacamino”, cantato da Rancore. A partire da quella traccia ho pensato fosse importante approfondire la collaborazione, mi sembrava un ottimo punto di partenza. Almeno per quel mi riguarda, ho avuto ragione.
Rancore Sì, da lì è cominciato tutto e c’è stato un reciproco riconoscimento. Poi Myke m’ha detto “perché non famo altre cose?”. E così sono nati tre dischi: “Acustico”, “Elettrico” e poi nel 2012 “Silenzio”.
Nell’ambito dell’esplosione della scena rap italiana si inserisce anche il successo di Mtv Spit. Che ne pensate di questo progetto?
Rancore Spit ha avuto il grande merito di portare in tv il freestyle, ha dato visibilità a questo movimento. Quindi l’idea del programma è molto buona. La gente che partecipa poi è la stessa che faceva freestyle anche prima che Spit esistesse. So che a Bolzano ci sarà anche la selezione e anche questa è una cosa molto positiva: dare la alla gente anche sconosciuta la possibilità di esibirsi, un’occasione per fare freestyle e farsi sentire. La cosa bella del freestyle è che ti permette, anche se non hai mezzi e conoscenze, di prendere in mano il microfono e fare le rime che c’hai dentro… questo è il freestyle.
Myke Mi piace molto l’idea, un po’ meno la realizzazione, intendendo dire quella televisiva. Sono state messe in mezzo a volte delle cellule che francamente non c’entrano un cazzo. Ma menomale che c’è Spit! Finalmente siamo riusciti a portare in televisione e divulgare in maniera approfondita la cultura del freestyle. Spero che un giorno qualcuno faccia un programma simile anche per i dj e i writers.
Quando parli di “cellule”, a chi ti riferisci?
Myke Ce semo già capiti, dai… Se in una gara per pizzettari chiami dei gommisti a far la giuria, è normale che qualche pizzettaro si potrebbe incazzare.
La pagina dell’evento: www.facebook.com/events/583049575077077/?ref=ts&fref=ts
La pagina di Mtv Spit Bolzano: www.facebook.com/pages/MTV-SPIT-Bolzano/653702804662414?fref=ts
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