Culture + Arts > Cinema

November 26, 2013

Some days @ Torino Film Festival #02

Cristina Vezzaro

Nei film in concorso per Torino 31, il tema di oggi è senza dubbio la povertà, dalla Thailandia al Venezuela.

Ma andiamo per ordine: Karaoke Girl, film thailandese di Visra Vichit Vadakan, è un racconto-verità di Sa, ragazza 23enne che dalla campagna si trasferisce a Bangkok a 15 anni per aiutare la famiglia, e dall’iniziale lavoro in una fabbrica di torte finisce a fare la escort in un bar con karaoke. Quando s’innamora di un ragazzo che sembra a sua volta innamorato di lei, Sa abbassa le difese per rimanere, inevitabilmente, scottata.

Il tema di per sé sarebbe interessante, se non fosse che l’approccio, a metà tra il documentario e il film, ne ammazza sia il ritmo, sia il coinvolgimento emotivo, lasciando alla fine piuttosto freddi rispetto a un tema che meriterebbe una trattazione diversa.

 Di tutt’altra pasta, invece, Pelo Malo, il bel film venezuelano di Mariana Rondón. Junior è un ragazzino dai capelli ribelli (pelo malo, appunto) che vive con la madre e un fratellino piccolo. Il padre è morto, verosimilmente ucciso nella violenza della periferia della capitale venezuelana, dove la vita sembra avere il valore delle bambole vecchie che penzolano da un camion in centro, in una delle scene più potenti del film. La madre a quanto pare è stata sospesa dal lavoro (fa la vigilante) per problemi disciplinari. Alla ricerca di una nuova occupazione, lascia i figli da una vicina o dalla suocera, che ne vorrebbe addirittura uno (per sempre). Esasperata dalla povertà e dalla disoccupazione, la madre è molto dura con Junior, mentre riserva ancora molte coccole al piccolino, per somma gelosia di Junior. Questi, dal canto suo, è ossessionato dai suoi capelli, che vorrebbe lisci, come fosse quel piccolo particolare a poter cambiare tutta la sua vita, quella che sembra scorrere sul suo volto attraverso l’inferriata del campo di basket attraverso cui segue il gioco del suo idolo. Per riavere il suo lavoro, la madre ricorrerà al solito vecchio metodo e finirà a letto con il suo datore, addirittura davanti a Junior, a cui spera così di insegnare cosa dovrà fare da grande, nel timore che possa diventare gay. Dietro la minaccia di mandarlo a vivere dalla nonna, infine, nell’ultima, violentissima imposizione – importante simbolo di castrazione ampiamente utilizzato anche in letteratura –, darà in mano a Junior un rasoio con cui il ragazzino sembra rinunciare al tempo stesso ai suoi capelli e ai suoi sogni, per sottomettersi alla dura legge della vita e uscire per sempre – anticipatamente – dall’infanzia. 

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.

Related Articles