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November 26, 2013

Un laboratorio di arte e convivenza: apre ufficialmente il Plessi Museum a Brennero

Anna Quinz
Intervista "doppia" a Walter Pardatscher e Carlo Costa, rispettivamente Presidente e Direttore di A22, la società autostradale che ha voluto, creato e realizzato il grande Plessi Museum a Brennero che inaugura questo venerdì 29 novembre. Una porta verso nord e verso sud, un luogo aperto sull'arte e la creatività, un progetto in fieri che partendo da Brennero guarda molto al di là.


È lì già da un po’, alle porte di Brennero che è porta d’Italia (e d’Austria, a seconda del punto di vista). Ma solo questo venerdì, 29 novembre alle 17.00, verrà ufficialmente inaugurato il Plessi Museum. Un luogo denso posizionato geograficamente in un luogo abbastanza denso. Uno spazio d’arte, pensato e realizzato in ogni dettaglio dall’artista Fabrizio Plessi, che vuole però essere molto di più. A raccontarcelo Carlo Costra e Walter Pardatscher, rispettivamente Direttore Tecnico Generale e Amministratore Delegato di A22, la società autostradale che ha fortemente voluto questo progetto. 

Quale la visione strategica di A22, rispetto al progetto del Plessi Museum, operazione apparentemente distante dalla “mission” della società?

Walter Pardatscher: Tutto è partito dalla necessità, o meglio, volontà di trovare una collocazione per la scultura di Plessi. Da questa necessità si è fatta virtù e come A22 abbiamo cercato di proporre un progetto più ampio, più particolare. Credo sia straordinario che una concessionaria autostradale realizzi un’operazione del genere e va detto che noi non abbiamo nessun vantaggio diretto da tutto questo, ma ritorni indiretti. Con la partecipazione pubblica di A22, cerchiamo sempre mantenere un ruolo più generale, non solo cercando di aumentare introiti per la nostra società, ma anche facendo opere a favore dei nostri territori. E questo è un investimento a loro favore. L’opera era già rappresentativa dei tre Länder, e così ha trovato una sua destinazione definitiva.  

Carlo Costa: Nell’immaginario comune l’arteria autostradale è vissuta come vettore, luogo dove i veicoli si spostano. Non ha mai avuto altra valenza, tanto che spesso è percepita come elemento di cesura nei territori, come elemento di passaggio portatore di spostamenti positivi di merci e turisti e dunque di vantaggi di carattere economico, ma anche di inquinamento, acustico e atmosferico. Le potenzialità di queste architetture di trasferimento stradale non vengono mai osservate. Su Autobrennero passano 100.000 persone al giorno ed è dunque un’occasione straordinaria di promozione dei territori. Ma va cambiato il rapporto con essi. Ecco perché già da diversi anni A22 ha voluto lavorare per cambiare la propria immagine, attraverso diverse progettualità. Penso ai sovrappassi come luogo per installazione di opere d’arte, le aree di servizio immaginate non più come luogo per il consumo di bisogni primari, ma come luogo per poter avere una serie di servizi aggiuntivi, come la promozione territori, l’acquisto di prodotti tipici ecc.
Al passo del Brennero c’è un intensità di elementi rilevanti, è un luogo che ha valori e valenze simboliche straordinarie di spartiacque tra area mitteleuropea e mediterranea, tra Italia e Austria. Dunque, pensavo che quel luogo meritasse un’attenzione particolare, per essere valorizzato. Ho immaginato di realizzare un fabbricato di grande valore per quell’area, in cui posizionare l’opera di Plessi, che ha altrettanto valore, per i significati che contiene. A quel punto Plessi – che io non conoscevo – ha saputo della nostra idea e ha voluto venire in Autobrennero perché colpito dal fatto che volessimo dedicare un intero edifico al suo lavoro. Lì è nata una collaborazione più ampia che ha portato l’artista stesso a lavorare con noi per riconfigurare e ideare tutta la struttura interna. Così è nato il museo.

Ph_Oskar Da RizQuali i rapporti di A22 con le istituzioni, rispetto a un progetto come questo?
Carlo Costa
: Questa è un’iniziativa privata, anche se A22 è partecipata 84% dal pubblico, quindi indirettamente il progetto ha una valenza di quel tipo. Va però legato a iniziative di altro genere, a collaborazioni (Museion, Transart, ecc) ed elementi che leghino un luogo a un altro. Vale la pena mantenere un forte legame con il pubblico affinché il Museo possa essere un volano per iniziative più ampie per quell’area.
e poi va sottolineato il legame forte con Euregio, elemento che ha connotato l’opera di Plessi fin dall’inizio e tutto il pensiero che sta dietro al progetto.

Signor Pardatscher, lei parlava di partecipazione pubblica e del fare qualcosa per collettività. Mi ha colpito, in questo e altri casi, l’attenzione e la cura di A22 per l’estetica. L’idea che strada non sia solo un luogo di passaggio, funzionale, ma anche un’opportunità per godere del paesaggio circostanza. Quale, in generale, la visione e attenzione verso il bello di A22?

Walter Pardatscher: È vero, abbiamo da sempre una particolare attenzione per i territori e la comunità. Penso alle pareti fonoassorbenti, alle pareti antirumore fotovoltaiche, all’asfalto drenante fonoassorbente, o all’attenzione per il risparmio energetico. Una delle nostre azioni in questa dimensione di cura e attenzione è anche quella di dare sostegno all’arte e rendere particolari ambienti che di solito sono sterili, come quelli delle infrastrutture stradali. Dunque, non c’è solo il museo, ma anche altre iniziative come le opere d’arte posizionate agli accessi di A22. Si tratta di attività che vogliono connotare in modo particolare il territorio, ma devo anche dire che non abbiamo solo ritorni positivi. Come spesso accade, quando si parla di arte, ci sono anche voci critiche ma è sempre stato così, non sono mai tutti soddisfatti o favorevoli. Per noi resta una scelta molto importante e positiva, perché – anche come azienda – non si può sempre pensare di ragionare solo in termini numerici. 

Ph_Oskar Da RizParliamo del luogo, Brennero. La caduta del confine è stato momento significativo, ma per gli abitanti di Brennero assolutamente drammatico. Visitando il paese, abbiamo pensato che forse il museo può essere un punto di partenza per la rivitalizzazione?
Carlo Costa
: Il paese vive storicamente della sua condizione di confine, con tutti i vantaggi di fiscalità differente, che negli anni ha creato quel Brennero che conoscevamo. L’idea di questo punto di collegamento tra nord e sud ha però un valore più alto di quello commerciale. La crisi del commercio di Brennero va risolta in maniera diversa, con correttivi di carattere normativo, anche se in parte si è già riqualificata con strutture commerciali importanti. Il Plessi Museum vuole avere un taglio diverso. Per esempio abbiamo lanciato un concorso di idee per dare un nome all’area circostante. Questo è un passaggio importante. E poi è previsto un ulteriore intervento: un sottopasso tra le carreggiate nord e sud, immaginato per attività promozionali ed espositive. L’abbinamento arte contemporanea e movimento, è il vero valore aggiunto di questa idea e sarebbe bello immaginare eventi che possano rivitalizzare l’area e di conseguenza anche il paese, condividendo un percorso. A Brennero non ci sono luoghi come piazze, o case della cultura. E quel luogo può essere adatto a presentare progetti importanti. La sala al piano superiore è proprio pensata per eventi e riunioni dell’Euregio, ad esempio. Non abbiamo mai immaginato un’area di servizio con solo finalità commerciali, ma piuttosto un dono da fare al paese, nella porta d’Italia.

Ph_Oskar Da RizIl nuovo museo, in luoghi piccoli, è spesso percepito come un’astronave aliena, distante dal contesto. D’altra parte, però, sono evidenti le potenzialità che hanno arte e cultura di rivitalizzare luoghi depressi, come può essere Brennero. Il Plessi Museum, come si posiziona?
Carlo Costa
: Per me quest’ultimo è l’elemento sul quale oggi – in tempo di crisi economica – va investito maggiormente. Sono dell’opinione che debba essere fatto uno sforzo da parte di tutti, anche delle istituzioni, per non cadere nella tentazione di tagliare proprio su cultura e arte, che sono a mio avviso gli unici fattori che possono rivitalizzare l’economia. Credo che si debba immaginare un percorso, un progetto più grande che posizioni Brennero come spazio espositivo e di valorizzazione.

Fare un museo personale è una scelta particolare, non convenzionale. In un luogo così complesso, non è ancora più rischioso?
Carlo Costa
: Non c’è dubbio. Il progetto è nato in progress, rispetto all’idea iniziale che era più semplice. Plessi si è reso disponibile a immaginare tutto il design del museo e così è cresciuto il progetto. Non può comunque restare un’iniziativa esclusivamente dedicata a Plessi. Per questo abbiamo immaginato il tunnel di cui parlavo prima, con camere espositive per ospitare mostre temporanee, per favorire un cambio e una circuitazione di artisti diversi. La staticità nell’arte non può funzionare, soprattutto qui.

Ph_Oskar Da RizChe impressioni e reazioni ha avuto, quando ha visto il museo finito?

Walter Pardatscher: Avevo visitato lo stand Euregio ad Hannover e conoscevo già l’artista e il suo lavoro. Avevo guardato l’opera con particolare interesse ed ero consapevole della logica e dell’idea che le stava dietro. La trovo molto rappresentativa. Ovviamente serve una chiave di lettura per capire quel che Plessi vuole dire ma quando viene capito e ci si immedesima nell’opera, questa acquista una grande valenza simbolica ed espressiva. 

Fin dall’inizio era chiaro che l’opera meritava un edificio grande con spazi interni importanti, che non la chiudessero o sacrificassero. Dunque, sono soddisfatto, anche se da so benissimo che l’edificio ha una dimensione tale da essere facilmente criticata e questo mi dispiace, ma d’altro canto, l’obiettivo era collocare questo lavoro dandogli uno spazio adeguato e non si poteva fare diversamente. Partendo da questo presupposto, penso che il museo sia davvero apprezzabile e di altissimo spessore, anche a livello architettonico e della scelta dei materiali. 

Nel complesso, il Museo Plessi, è un progetto che è solo all’inizio?
Carlo Costa
: Esatto. È molto importante concentrare iniziative culturali ma anche politiche proprio lì, in uno spazio che è sì Italia, ma così sul confine da essere vissuto come non connotato di una nazione ma come punto di transito, di legame. Prima questo luogo era una frattura, oggi un punto aperto che se valorizzato e reso vitale da iniziative riconosciute, potrebbe dare all’area circostante grande vantaggio. Sarebbe bello immaginare un polo culturale a Brennero e il Museo può essere un input e un volano per altre iniziative sicuramente stimolanti per gli artisti che possono farsi ispirare da questo luogo difficile, freddo, triste, ma anche estremamente affascinante. Insomma, credo ci siano tutte le condizioni per creare un vero laboratorio dell’arte. 

Foto di Oskar Da Riz

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