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September 9, 2013

Comici e noi, con Wu Ming 1 sui luoghi di Point Lenana

El_Pinta
Un pellegrinaggio laico sulla montagna, inseguendo i luoghi di "Point Lenana" il nuovo libro di Wu Ming. El Pinta "in gita" con scarponi e imbragature, racconta di questa giornata con uno degli autori e con il giornalista Luca Barbieri


Un uomo sulla fune

La Vallunga è una lingua di verde stretta tra due contrafforti di roccia che sospingono lo sguardo verso il cielo. Una promenade di prati, boschetti e ruscelli che si raggiunge a piedi dall’abitato di Selva Gardena.

È il 19 ottobre del 1940, la guerra è incominciata a giugno e la stagione turistica è finita da poco più di un mese. Ma il tempo non s’è sposato per fare quel che vuole, come amano dire i vecchi da queste parti. E Ottobre è un mese che sa essere generoso. Il 19 ottobre è una calda, rosseggiante giornata d’autunno.

Se potessimo rivivere quella giornata d’ottobre del 1940, se, avvicinandoci alla Vallunga, potessimo slanciare il nostro sguardo come fanno i rapaci tra le cime, se tutto questo fosse possibile allora li potremmo vedere.

Sedute su una coperta per proteggersi dall’umidità, due figure. Un uomo e una donna, su un prato, proprio dove i contrafforti di roccia si stringono a formare l’ingresso della valle. Lui con la testa piegata leggermente su un fianco, la chitarra in mano. Lei con lo sguardo vivace, fisso su una paretina di roccia a poca distanza.

Sulla parete altre figure, in arrampicata. Gesti calcolati, appigli, appoggi. E su! un passo alla volta. Ed è a quel punto che l’uomo con la chitarra si muove. Appoggia lo strumento nella custodia, si scuote i calzoni, si china verso lo zaino. Si rialza, nelle mani un cordino. Pochi passi ed è alla base della parte, il tempo di assicurare la corda e sta già salendo.

Gesti rapidi e sicuri. Un attimo e sono 20-25 metri d’altezza. Ottobre sa essere generoso, e anche se l’aria è fredda il sole di quel 19 ottobre si fa sentire. L’uomo sente le voci degli amici ma non li vede. Ha raggiunto una piccola cengia ma la parete sopra la sua testa si getta in fuori e copre la vista. Poco male, una pausa è quello che ci vuole per asciugarsi quella fastidiosa goccia di sudore che staziona sulla fronte.

L’uomo si asciuga il sudore con la manica, gira lo sguardo e dietro di lui la Val Gardena è un tripudio di rosso e verde. Con il bianco delle nuvole appollaiate sulle vette l’immagine evoca il torrente di tricolori che esondano nelle strade da quando la guerra è iniziata. L’uomo ora spinge le sue gambe contro la parete, vuole sbirciare oltre per capire dove sono gli amici. Ed ecco che accade.

Il cordino, marcio patocco, si spezza. L’uomo annaspa nell’aria quando sente il cordone ombelicale che lo lega alla roccia recidersi. È nell’aria, la schiena rivolta al suolo. Precipita. Nessuno ignora il tonfo. Non si può ignorare il suono di un corpo che cade nella quiete di una valle alpina.

Per un’istante il tempo inchioda bruscamente. Ma l’uomo appena caduto si rialza; non c’è nemmeno il tempo per tirare un respiro di sollievo. L’uomo cade ancora, per non rialzarsi più. Un sasso, nascosto tra l’erba, ha posto fine alla sua vita.

Quel cadavere, steso in un prato della Val Gardena, è il cadavere di Emilio Comici, il “re del sesto grado”.

2Un pellegrinaggio laico

La storia di questo alpinista è una delle molte storie raccontate in Point Lenana, ibrido letterario firmato da Wu Ming 1 e Roberto Santachiara. Un libro che contiene una storia che contiene una storia che contiene una storia.

Quella di Comici è una di queste. Mercoledì 4 settembre Wu Ming 1 ha presentato il libro alla Biblioteca Civica di Bolzano insieme ad Augusto Golin e al sottoscritto. Era la prima data di un mini tour in regione che ha toccato anche Molveno (5 settembre) e Trento (6 settembre), per poi concludersi la mattina di sabato 7 settembre in Val Gardena, con un pellegrinaggio laico nei luoghi di Comici.

Perché Point Lenana è un libro scritto coi piedi. Nel senso che è scritto camminando e che coi piedi se ne va in giro a toccare i luoghi di cui parla. È così che ci siamo ritrovati Roberto, Luca, Christian ed io un sabato mattina in Val Gardena.

Parcheggiamo l’auto ai piedi delle rovine Wolkenstein e ci mettiamo alla ricerca della parete da cui è precipitato Comici. Il primo problema è che nessuno di noi sa di preciso dove si trova questa parete.

Avendo organizzato io l’uscita tutti mi guardano mentre faccio il vago e cerco di cavarmela dicendo che mi sarei aspettato almeno un cartello. E invece nulla, perciò ci risolviamo a chiedere. Ci indicano una direzione e ci incamminiamo da quella parte. Sappiamo che nei pressi della parte pochi anni fa hanno collocato una statua in ricordo, è l’unico indizio che abbiamo oltre a quelli che Roberto ha ritrovato per scrivere il libro.

Sappiamo dai resoconti che ai piedi della parete c’è un prato e che sulla parete, a circa 40 metri d’altezza c’è una piccola cengia. Quella da cui Comici si è sporso per poi precipitare nel vuoto. Poi null’altro.

A un certo punto, sulla sinistra di un impianto di risalita notiamo una piccola parete di roccia che si apre tra gli alberi del bosco. È quella? Non è quella? Il resoconto sulla morte di Comici scritto nelle memorie di un impiegato comunale quasi 50 anni dopo il fatto parla di una una cengia a quasi 40 metri d’altezza. Ma quella parete a noi sembra più bassa. E a una prima occhiata non ci sembra di vedere nessuna piccola cengia. Siamo incerti e per quanto il prato sia un dettaglio che coincida non siamo per nulla sicuri che la parete sia quella.

3Non c’è neppure la statua. Cazzo la statua dovrebbe esserci, senza statua siamo di sicuro nel posto sbagliato, anche se tutto sembra tornare. Il nostro sgomento dura solo pochi istanti. La statua c’è, solo che è lungo il sentiero, un centinaio di metri lontano dalla parete.

4Insomma la parete è proprio quella e quindi, dopo aver fotografato la statua, ritorniamo ai suoi piedi. Ci ritroviamo a pensare quanto possa essere beffardo il destino. Comici non era solo uno dei migliori interpreti dell’alpinismo dei suoi tempi. Comici era un compositore, un’artista dell’arrampicata. In confronto alle pareti che aveva scalato, alle vie che aveva aperto, questa era il gradino del portone di casa. Praticamente una scala.

È mentre stiamo ragionando sull’ironia della sorte che appare un’imbragatura. Sulla parete c’è un cavo d’acciaio che sale e Luca ha l’attrezzatura da ferrata nello zaino. La tira e fuori e ci chiede se vogliamo salire. Ci guardiamo perplessi per qualche minuto.

Salire la parete dove è morto Comici? Sulle prime ci suona quasi sacrilego, un peccato di hybris. Nessuno di noi è un vero arrampicatore. Luca ha cominciato da poco ad andare in montagna, Roberto ci è andato la prima volta quando ha iniziato a scrivere il libro 4 anni fa, Christian non si esprime ed io ho smesso di arrampicare a 15 anni salvo rare occasioni.

Insomma stiamo lì a guardarci per un po’ e alla fine decido di rompere gli indugi. L’occasione è unica e toccare la roccia è sempre qualcosa di emozionante. Figuriamoci la parete di Comici. Mi imbrago e parto.

5La via è semplicissima. Praticamente una scala. Pochi minuti dopo sono di nuovo a terra e tutto è andato bene. Gli Dei della montagna non si sono offesi, hanno capito che siamo rispettosi, che il nostro è un omaggio al grande del passato che a modo nostro portiamo sulle spalle; al suo cospetto titubanti ogni volta che attacchiamo la parete.

6Dopo di me a turno salgono Luca e Roberto, solo Christian declina la salita, è già contento di averlo visto fare a noi. Alla fine siamo tutti visibilmente emozionati, anche se nessuno di noi sembra voler parlare di quanto ha provato. I sentimenti ci restano trattenuti dentro. Ma la tensione emotiva è alta e si sente.

7Dopo la parete passeggiamo lungo la Vallunga per un paio d’ore circa e terminiamo il pellegrinaggio nel cimitero di Selva. Qui troviamo la tomba di Comici e salutiamo l’alpinista che ora ci sembra essere un amico lontano. Un amico triste, gravato da un peso che solo in parete sembrava sparire. Ma questa è un altra storia, un altra delle storie che Point Lenana racconta e racconterà a tutti coloro che decideranno di leggere il libro e di incontrarne i luoghi e i protagonisti.

Perché non c’è letteratura che valga davvero la pena di leggere che non sia scritta coi piedi (e il culo) sulle strade, sui sentieri e, a volte, anche sulle pareti.

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