Music

September 6, 2013

Pimples, Wrinkles and Rock’n’Roll #26. Full Tension Festival, un inizio col botto!

Eva Corre

Dopo un concerto rock, difficilmente riesco a scrivere qualcosa nelle ore successive. In genere il giorno dopo riguardo le foto e i video che appaiono dopo poche ore su Youtube. L’adrenalina accumulata è tanta e solo dopo un po’ di tempo riesco a riordinare le idee. Dopo essere stata al Full Tension Festival ho avuto bisogno di  un paio di giorni per riprendermi: l’emozione per la musica e per aver visto così tante persone assistere al primo vero festival rock nella mia città è ancora grande, anche adesso mentre scrivo.

L’intenzione pre-concerto era quella di fare un articolo “memorabile” per franzmagazine, travestendomi per gioco da “giornalista” per raccontarvi qualcosa sul pubblico del Full Tension prima edizione. Così, parto alle 17 da casa, per arrivare in tempo all’apertura dei cancelli. L’idea bislacca è quella di fare delle interviste (dai, non esageriamo!) insomma delle domande agli spettatori del festival, così da catturare aspettative, critiche magari, o semplicemente conoscere le città di provenienza. Ci sarà una bella risposta da parte del pubblico?

I nomi in cartellone sono di tutto rispetto, Deftones e Teatro degli Orrori le bands più conosciute, ma poi anche Architects, Mother’s Cake, Mainfelt, Devotion, Fango, The Artificial Harbor e London Elephants. In tutto nove bands, insomma un programma eccezionale, al prezzo – direi popolare – di 35 Euro (30 in prevendita!). I Deftones sono anni che non fanno concerti in Italia e sono molto attesi.

Trovo la via Grandi bloccata al traffico a partire dalla rotonda, ma ovunque nelle immediate vicinanze dell’evento sono installate precise segnalazioni per i parcheggi. Io sono in bicicletta e passo senza intoppi, affiancando le persone che a piedi stanno andando in direzione dell’Autoindustriale, adibita per l’occasione a location del festival. Rimango subito colpita dalla piccola folla che ha già formato una fila davanti alle casse. Inizio le mie personali e scalcinate interviste: aggancio subito un gruppetto di ragazzi che sono in fila davanti a me. Vengono da Cuneo per i Deftones e il Teatro degli Orrori. Accidenti! Da Cuneo? Due di loro sono musicisti, formano la band Nitrìtono, ma in tutto sono in 6, sono venuti qui con una Chrysler e pensano di dormire almeno per qualche ora “open air”, visto che non hanno trovato posto al campeggio. Nel sito del festival c’erano alcune informazioni per i pernottamenti, spesso però la soluzione auspicata dai partecipanti a questo genere di manifestazioni è il “campeggio libero” nelle immediate vicinanze della location stessa. Verrà forse il giorno in cui i festival rock si potranno organizzare sui prati del Talvera comprendendo una zona “free camping”? Una specie di “adunata alpini” in salsa rock? Chissà! Li saluto e passo avanti.

Sul palco hanno già iniziato i Fango, la musica è così alta (giustamente!) che solo dopo la loro performance riesco ad “attaccare bottone” con una coppia di Rimini (di Rimini?). Mi raccontano che loro sono habituè dei festival rock, dicono che i loro pochi soldi li spendono solo andando in giro per concerti. Si sentono “orfani”, privati come sono quest’anno dei festivals “Gods of Metal”, “Rock in Idrho”, “Heinecken Jammin Festival” (tutti annullati!), e dicono che anche se effettivamente Bolzano per loro non è proprio vicina, sono venuti qui: non potevano perdersi i Deftones. Mi chiedono se è veramente la prima edizione del festival ed io rispondo di sì, e che tutti speriamo ci siano ancora altre edizioni! Si complimentano con gli organizzatori e dicono: “avere i Deftones è un vero inizio con il botto!”. Li ringrazio e continuo la mia ricerca: voglio proprio capire da dove vengono gli spettatori!

Trovo alcuni musicisti bolzanini, (la Bolzano-rock è tutta qui) anche loro per i Deftones, ma anche per sostenere l’iniziativa, la musica rock a Bolzano.  Poi scambio alcune impressioni con due di Forlì (accidenti, perfino da Forlì!) ma sono giusto due parole, la musica ricomincia ad alto volume e per forza di cose mi è impossibile proseguire la mia “indagine”.

Gli artisti si alternano su due palchi, quello grande e il Red Bull Tourbus, dove un piccolo palco è ricavato sul tetto di un autobus. In questo modo non ci sono stati tempi morti per il cambio strumenti: tutto è filato liscio come l’olio. Diciamola tutta: anche se a me manca un po’ il verde dei prati, la location è perfetta. La grandezza del piazzale, i cancelli, le vie d’accesso, la posizione defilata rispetto alle zone residenziali, ma comunque facilmente raggiungibile in macchina o a piedi o in bici, i parcheggi organizzati, la vicinanza all’autostrada per chi viene da fuori… è tutto ok, insomma: probabilmente è la location che ha potuto soddisfare tutti i requisiti richiesti per un evento di questo tipo, anche quelli per la sicurezza, naturalmente!

Ai lati del piazzale ci sono i chioschi per le bevande, il merchandising, gli sponsor con i loro gadget, una zona per servizi igienici e una per la ristorazione. Ecco, forse qualche chiosco in più per le cibarie sarebbe stato meglio; verso sera la fila per l’hot dog si è allungata parecchio! Eppoi il Marito se non mangia mi si rattrista…

Il piazzale, mano a mano che le ore passavano, si è riempito all’inverosimile: ho visto una grande partecipazione da parte del pubblico, anche mentre si esibivano i gruppi locali. Un variegato popolo rock: quelli con maglietta Deftones, quelli con le magliette metal, quelli con i tatuaggi e i percing, i nerd, i “ragionieri”, le “madri di famiglia” e le giovincelle vestite come modelle gotic uscite dal catalogo EMP. Uno con la scritta “MERDA” sulla maglietta. Accenti toscani, emiliani e dell’Italia del nord, ma anche tanto dialetto sudtirolese e sleng bolzanino.

In tutto 7 ore e passa di musica dal vivo, poi sono scivolata a casa, saltando così la festa post concerto. Mi sono addormentata con le note del pezzo “Change“ dei Deftones ancora nelle orecchie ed ho sognato di essere alla seconda edizione del Full Tension Festival. A proposito di sogni! Un chitarrista trentino mi ha chiesto “Come mai a Bolzano, con tutti i prati che avete, il Festival è stato organizzato in un parcheggio?”. Ecco qua (ho pensato), un altro che come me sogna i Festival Rock in stile “Adunata degli Alpini”… Beh, chissà, forse le cose cambieranno e tutti saranno un giorno più tolleranti…dopo il Gay Pride!

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