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September 2, 2013

Anita QuattroEver #04. La vendetta del Maledetto Mazzolini jr

Felix Lalù


Siamo entrati in casa a Trento quasi tre anni fa. Un paio d’anni prima ci viveva un amico. Ci dice siete fortunati, il vicino di sotto, il Buon Mazzolini, è totalmente sordo. Una notte mi è caduto un intero armadio di cd e dvd e non se n’è neanche accorto.  Due anni non sono molti. A volte però sono abbastanza perché un ottantenne da sordo diventi supino. Quindi al posto del Buon Mazzolini senior, sordo, ci siamo beccati il figlio insonne, il Maledetto Mazzolini jr. Abbiamo anche scoperto che, pur non vivendo qui da molto, Mazzolini jr è conosciuto come il merda del condominio, quello che rompe i coglioni sempre e comunque e ha da ridire anche su quanto si grattano rumorosamente il culo tre piani sopra di lui.

Si è fatto sentire quando usavamo lo sciacquone di notte.

Poi quando mi è caduto un libro dal letto.

Poi una volta che giocavamo in quattro a un gioco di società in salotto, all’altra parte della casa.

Poi quando abbiamo avuto degli ospiti (tipo, facendo una media, una volta ogni due mesi)

In ognuna di queste occasioni si è preso la briga di alzarsi ostiando e dar colpi di scopa al soffitto. Perché è noto che alzarsi ostiando e dare colpi di scopa al soffitto aiuta a rilassarsi e dormire.

Non sono un amante dello scontro diretto: un giorno lo incontro per caso e mi enumera le nostre mancanze: lamenta sciacquone, porte che sbattono, scarponi che ciabattano in tutta la casa, oggetti che cadono e schiamazzi notturni. Trovo un accordo sullo sciacquone, il rumore che più lo indispone. Limiteremo lo sciacquone a notte fonda. Ultima offerta, prendere o lasciare.

Poi una notte dello scorso inverno la Fra ha la sciolta. Sciacquone. Poi nell’ordine ostie e scopa sul soffitto. Resisto alla tentazione di scendere e fare quello che un uomo deve fare solo perché sono già sotto le coperte e ostiare di notte non ha mai aiutato il mio sonno.

Il giorno dopo lo incrocio sulle scale. Gli spiego con garbo che noi siam gente tranquilla, che le sue richieste vanno oltre le nostre possibilità di assecondarle, che è fortunato a non vivere sotto un’appartenente di universitari (o di nazi), che già siamo troppo gentili a limitare l’uso dello sciacquone, che se la Fra c’ha la sciolta lo posso tirare anche ogni cinque minuti sto cazzo di sciacquone, che ci ha veramente rotto i coglioni e che tutto il condominio lo odia perché ha scassato il cazzo a tutti, vecchi e giovani. Ah, (questo con molto meno garbo) e che si procuri pure dei tappi seri perché tra qualche mese arriva un nuovo inquilino che è il king degli schiamazzi notturni che neanche gli sbirri possono niente contro il suo potere.

Discorso chiuso, tutti a casa propria.

Cinque mesi dopo lo scenario cambia. Il nuovo inquilino bussa alla porta e si piazza in casa come il peggio degli ospiti. Fa i porci comodi suoi e noi intorno servili come Jeffrey di WIlly il principe di Bel Air ma meno negri e ben vestiti. Solo quando il nuovo inquilino dorme la casa torna vivibile. Il sonno dell’ospite è pertanto un bene prezioso che va preservato a tutti i costi, senza se e senza ma. Qualsiasi rumore tipo colpi, porte e ante che sbattono, ginocchi lasciate sulle zampe dei tavoli, colpi di tosse, starnuti fragorosi, colpi di scena dei film horror sono messi al bando. Si può ciarlare amabilmente, mettere in sottofondo qualsiasi apparecchio fonografico, ma evitare con cura che il sismografo domestico vada in picco. Con sgomento mi rendo conto che le istanze che stiamo assecondando nel nuovo ospite sono le medesime manifestate dal Maledetto Mazzolini jr.  Di buono c’è che il nostro ospite piange quasi ogni sera ma si spegne umanamente di notte. Vedo le mie smargiasse minacce al Mazzolini sgretolarsi  e svanire nel nulla. La nostra strategia di rivalsa per interposta persona ci si è rivoltata contro. Siamo in balia della sua nemesi*, un essere che non tollera rumori molesti al quale dobbiamo devozione totale.

La vendetta del Maledetto Mazzolini jr è compiuta.

Non mi resta che mettermi una scopa in culo e ramazzargli la stanza. 

*Per una definizione di nemesi

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