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August 28, 2013

People I Know. Stefano Spicca: da Bolzano a Città del Messico, producendo foulards

Anna Quinz

Quanta eleganza, in quelle immagini d’altri tempi impresse nella memoria di tutti noi, dove le nostre nonne o le nostre mamme sorridevano all’obbiettivo indossando colorati foulard intorno al viso, per coprire la testa dal sole ma soprattutto per soddisfare il desiderio di assomigliare a una star del cinema. Il “mito” del foulard potrebbe sembrare passato di moda, eppure non è così. Il leggero quadrato di seta stampata, continua a essere uno degli accessori più amati dalle donne. Lo sa bene Stefano Spicca, bolzanino di 33 anni che proprio foulards produce, con la sua azienda Orlando Miranda. Non a Bolzano però, ma nel lontano Messico, dove vive da qualche anno. Prima gli studi a Firenze, qualche tappa in giro per il mondo, tante esperienze lavorative nel design, nell’art direction e nel 3D, e infine l’amore, che l’ha portato laggiù, in terra messicana. Dove è iniziata una nuova avventura, impressa nelle variopinte stampe dei suoi moderni e originali foulard.

Come mai da Bolzano gli studi a Firenze? Quali a quel tempo le aspirazioni i sogni, le aspettative del giovane Stefano?

Una volta finito il liceo scientifico ho dovuto decidere in che direzione proseguire gli studi. Ho iniziato il corso di laurea in informatica a Firenze perché a Bolzano il sistema universitario era agli albori. Presto ho scoperto che i numeri e la logica informatica non erano per me. In quel periodo l’Accademia di Belle Arti di Firenze aveva aperto le iscrizioni per una laurea breve in “Visual Design”, corso che si proponeva di insegnare la metodologia progettuale del design nelle sue due forme principali: grafica e industrial design. Ho cambiato, e fortunatamente ho incontrato la strada giusta.

E poi il Messico, così lontano. Quando come e perché?

“Cet l’amour”… Ho conosciuto Itzel a Firenze nel 2006 facendo capoeira, arte marziale Brasiliana. Lei, messicana, era in Italia per dottorarsi in chimica. Terminato il dottorato si è trasferita in Olanda per proseguire gli studi. All’epoca vista la crisi italiana del lavoro, soprattutto per i giovani, ho deciso di seguirla e cercare fortuna altrove. Dopo 2 anni nei Paesi Bassi a Itzel è stata offerta una posizione all’Università di Città del Messico. Un altro trasloco, questa volta intercontinentale.

1Come mai la specializzazione nei foulard, settore molto particolare della moda? Come nasce l’idea dell’azienda, come si sviluppa, in che stato di salute è oggi?

Il foulard è l’accessorio di moda dove la grafica è parte fondamentale. La seta è un tessuto incredibile: resistente, leggero e i colori hanno una profondità che nessun altro tessuto ti può dare. Il tutto è nato quando ho conosciuto lo stilista messicano Arturo Ramos Miranda. Ha trovato interessanti i miei disegni e mi ha proposto di unire le forze per lanciare una linea di accessori di moda. Nel giro di un anno siamo riusciti a lanciare la prima linea di foulards. Il pubblico ha accolto con entusiasmo i nuovi prodotti. La grafica è fresca e si distacca dal disegno vecchio-stile tipico dei foulards del mercato. La produzione è limitata a 50 esemplari per grafica il che rende i nostri prodotti unici ed esclusivi. 

Parliamo del Messico: com’è vivere lì, che cosa ti ha dato e insegnato quel luogo e cosa magari ti ha tolto? 

Il Messico è un paese fantastico, ha una varietà di paesaggi incredibili. La gente è accogliente e cordiale, il folklore messicano inebriante. Mi ha insegnato quanto è importante viaggiare e quanto è importante il bagaglio di esperienze personali. Mi ha tolto il timore di vivere nelle grandi città. Abitare nella seconda metropoli più grande del mondo ti forgia lo spirito e la mente.

2In quel paese lontano, cosa porta addosso Stefano, del suo essere altoatesino?

Credo sia l’ottimismo che la precisione, caratteristiche che la mia terra mi ha inculcato fin da bambino.

Torni mai in Alto Adige? 

Torno in media una volta all’anno. Dell’Alto Adige mi mancano ovviamente genitori e amici, ma anche la tranquillità montana. Quando vivi per lunghi periodi in una metropoli come Città del Messico, la calma e la pace della montagna aiutano a ricaricare le energie. Perfino tagliare legna è risultata essere un’ottima terapia anti-stress. Quello che non mi piace di Bolzano è probabilmente il fatto che, paragonata con le grandi città europee e del continente americano, non é un centro nevralgico del design e dell’arte. Ma paradossalmente è anche quello che apprezzo: sana modesta tranquillità.

Quale l’esperienza di vita che ti ha segnato, cambiato, fatto crescere di più?

Direi che è stata la somma di varie esperienze che ho avuto da quando ho lasciato il suolo italiano che hanno contribuito a cambiarmi e, perché no, a farmi crescere. L’assenza dei familiari, degli amici e delle certezze che l’Italia mi dava, mi ha obbligato a rendermi indipendente e responsabile.

Quali i sogni e gli obiettivi per il futuro?

Non sono un sognatore ma credo profondamente nel progetto che ho intrapreso. I sacrifici sono molti, ma sono fiducioso. Spero di poter tornare in Italia in futuro, chissà, magari fare di Orlando Miranda un marchio Made in Italy…

www.orlando-miranda.com

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