Alessandro Del Pero: il Francis Bacon di Bolzano che pendola tra la Grande Mela e l’Europa
Inaugura il 5 settembre la nuova mostra site specific del bolzanino Alessandro Del Pero. Una location inedita, una curatrice con idee nuove – Eva von Ingram Harpf – e un artista che tra Alto Adige e New York ha sempre più da dire e da dare, con cuore e pennelli.

Nel periodo dell’università al Bar Nazionale, all’imbocco di Via Rosmini, ci passavo parecchie ore, intervallate solo da qualche pausa studio. Credo di non aver mai bevuto tanti caffè come allora e forse per questo ora li centellino e non ne abuso. Negli ultimi anni questo luogo familiare, abbandonato, è diventato un labirinto vuoto e buio, come anche i locali, sfitti, che occupano buona parte del perimetro del palazzo di stile razionalista. C’era un barbiere e anche la sede del circolo degli architetti. Chiusi pure loro.
Da qualche tempo, poco a dire il vero, mi è parso di vedere una porta accostata e dei fogli di giornale appiccicati alle vetrate, come a nascondere dalla vista dei lavori in corso. Che stia per accadere qualcosa nella vecchia sede del circolo, mi sono chiesta?
Ieri la mia curiosità ha avuto il suo balsamo e così ho potuto scoprire cosa si celava dietro a quella porta accostata. Illuminante e disvelante è stato l’incontro con Eva von Ingram Harpf, motivatissima curatrice della prima mostra di Alessandro del Pero, giovane artista bolzanino.
Ho cercato il numero civico 48 e poi, lentamente, ho dischiuso la porta cercando, con gli occhi, Eva e Alessandro che mi aspettavano. Davanti a me si è aperto quello che ora è ancora lo studio del pittore – con tanto di angolo riposo e in giro, sparsi, gli strumenti con i quali il nostro pittore compie la sua magia – e che fra pochissimi giorni, precisamente il 5 settembre prossimo alle 19, diventerà la sede della mostra “New paintings”.
La spazio, apparentemente cupo, mi ha fatto pensare di trovarmi, per un istante, nella pancia della terra, immersa nei colori rosso della lava incandescente e nero della sua roccia scura. Poi i dipinti alle pareti e i volti sorridenti dei miei interlocutori mi hanno riportata in superficie.
Di Alessandro del Pero avevo già sentito parlare come di uno degli artisti locali emergenti più promettenti in occasione del suo debutto all’edizione di Kunstart del 2007 e in seguito di Panorama del 2012, ma mi era sfuggito che a contenderselo fossero la Spagna prima (Alessandro ha vissuto dal 2007 fino a non molto tempo fa a Barcellona) ed ora New York e Düsseldorf in Germania.
I dipinti in acrilico che campeggiano sulle pareti dello spazio di Via Rosmini sono stati realizzati per la maggior parte sul posto e l’eleganza che traspare da essi e il dialogo che nasce tra i colori delle tele e quelli dell’ambiente mi fa pensare che questo abbia fortemente condizionato il dipingere di Alessandro. La mia intuizione viene confermata dall’artista stesso, soprattutto per un dipinto. La scelta del colore da assegnare alla pavimentazione è stata spontaneamente ispirata da quello del pavimento della sala stessa. Rosso lacca. Rosso palpitante.
Guardo le opere esposte e scorgo diverse citazioni e ispirazioni artistiche, anche se Alessandro mi dice di dipingere in base al suo sentire. La passione per la pittura è nata da piccolo, guardando il padre mentre dava vita alle sue tele, e crescendo via via fino a diventare viscerale, ha potuto esprimersi solo dopo gli studi di architettura.
Van Gogh per i ritratti – attenzione, ho colto una vaga somiglianza tra il titanio olandese e il nostro giovane artista altoatesino – la metafisica di De Chirico per le ambientazioni teatrali e la costruzione scenografica del dipinto, Francis Bacon per la dissoluzione della materia, Sironi per l’immobilità dei colori freddi che ricorrono in tutte le tele, anche in quella dove protagonista è il colore rosso, gli scultori della Val Gardena per la composta ieraticità dei suoi ritratti.
Pensate che esageri? Oh no, io ci ho visto questo e anche di più! Mi piace che Alessandro abbia deciso di non destinare dei titoli alle sue opere, in qualche modo questo contribuisce a dare a tutta la mostra una dimensione priva di limiti temporali e spaziali.
La sede della mostra è suggestiva, Eva suggerisce che forse parte degli strumenti della creazione artistica, pennelli & co., dovrebbero rimanere sul posto come li vediamo adesso. In effetti tutto concorre ad assegnare a questo spazio recuperato un fascino particolare.
Eva che ha avuto la felice intuizione di creare delle “temporary gallery” rivitalizzando spazi caduti in disuso e in parte dimenticati ancora oggi luoghi importanti nella memoria e nella storia della città, è riuscita ad accaparrarsi le due sale contigue di Via Rosmini: “È con la mostra di Alessandro che voglio dare il via a questo mio progetto. Penso sia importante riuscire a ridare vita a questi spazi, per dare un nuovo impulso alla città e offrire nuove possibilità artistiche ed espositive”.
Fino al 14 settembre Alessandro sarà a Bolzano con i suoi dipinti e poi rientrerà a New York per una mostra bipersonale nel quartiere votato all’arte e al mecenatismo artistico per eccellenza che è Chelsea. Qui, in soli sei mesi, Alessandro ha potuto farsi conoscere al pubblico con due mostre personali, non male, proprio non male!