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July 29, 2013

Anita QuattroEver #02. Jean Piaget mi fa una pippa

Felix Lalù


C’era una volta un tipo svizzero che ha scritto di creature e di boci per una vita. Si chiamava Jean Piaget ed è noto per aver trasformato il paparismo in un business. All’inizio s’è preso bene a studiare i suoi, di boci: li guardava di continuo e scriveva cosa facevano ed escogitava dei tricks per capire quanto capivano, quello che imparavano e l’ordine in cui queste fasi si accavallavano. In soldoni i suoi studi dicono che le criature son delle bestioline che non capiscono un cazzo, delle persone proprio corte, degli esseri fondamentalmente inutili. Poi, pian piano, man mano che diventano boci, cominciano a capirne di più, ma molto piano. Con questa sua teoria ha riempito così tanti manuali di psicologia dello sviluppo da distruggere mezza foresta amazzonica.

Per capire come funziona una criatura ho deciso di fare come Jean Piaget. Siccome non ho altre criature sotto mano (dio me ne scampi) ho deciso che l’essere oggetto di studio nel meraviglioso mondo del paparismo-business sarà Anita (ora Bonucci) (sul perché Anita sia attualmente chiamata Bonucci rimando ad uno dei prossimi post). In questo studio ci riferiremo ad Anita (ora Bonucci) come l’inutile essere oggetto di studio la criatura).

Per entrare nei panni di Jean Piaget dei poveri, sono stato costretto a munirmi di penna e calamaio, e di un taccuino d’antàn su cui ho trascritto in calligrafia desueta le seguenti tappe evolutive:

Nascita

L’inutile essere oggetto di studio La criatura è un’essere immondo che ha vissuto per il tempo di un campionato di calcio in una brodaglia semovente, un mondo ovattato e iperprotetto tipo papabile, in un tempo fatto di fattanza e inconsapevole soddisfazione dei bisogni primari, trattenendo gli escrementi e dissetandosi della sua stessa pipì. Abitudini non proprio abituali nel mondo di qua. 

Si ritrova sbattuto nel mondo, come Eddie Murphy ne Il principe cerca moglie.

6 giorni

L’inutile essere oggetto di studio La criatura sviluppa il doppio mento. Il doppio mento è utile, inutile dirlo, per appoggiare il mento sul petto: un indispensabile cuscinetto in tempi in cui i muscoli del collo dovrebbero essere come quelli di Mike Tyson e invece sono come quelli di un chihuahua.

7 giorni

L’inutile essere oggetto di studio La criatura sviluppa le guanciotte. Le guanciotte sono appendici importanti per la presa di nonni e sconosciuti, che altrimenti non saprebbero dove toccarla. Un importante specchio per le allodole affinché, per incuria o impeto, non ledano organi vitali.

11 giorni

L’inutile essere oggetto di studio La criatura mi guarda negli occhi per la prima volta. Abbozza anche un sorriso, ma potrebbe essere un effetto placebo del paparismo e lo cancello dal mio registro.

13 giorni

L’inutile essere oggetto di studio La criatura impara a muovere la testa da una parte all’altra, ma solo da posizione supina.

14 giorni

L’inutile essere oggetto di studio La criatura impara a mollare e riprendere il capezzolo da sola. Fino al giorno prima, se il capezzolo sfuggiva alla sua presa idrovora, l’inutile essere oggetto di studio cadeva immediatamente nella convinzione di vivere in una dimensione infame in cui non esistono capezzoli e questo le provocava il terrore irrefrenabile di morire di fame.

16 giorni

L’inutile essere oggetto di studio La criatura impara a distinguere un capezzolo da un naso. Svariate prove precedenti al 16° giorno dimostrano che la punta di un naso poteva esserle somministrata e l’inutile essere oggetto di studio avrebbe succhiato fino a capire che non elargiva sostanze nutritizie. Tempo di comprensione: almeno 5 secondi.

18 giorni

L’inutile essere oggetto di studio La criatura impara a convertire la posizione sul fianco nella posizione supina. Altre transizioni da una posizione a un’altra non sono ancora contemplate.

19 giorni

L’inutile essere oggetto di studio La criatura impara a girare la testa anche quando è a pancia in giù. E’ più sbattimento perché se non vuoi rimetterci il naso devi anche tirare indietro la testa, andando contro al principale nemico delle criature: la maledetta forza di gravità.

In linea col percorso nel paparismo business di Jean Piaget, nello stesso periodo ho sottoposto l’inutile essere oggetto di studio la criatura a una serie di prove dalle quali ho desunto che una a tre settimane di vita presenta delle grosse lacune ma le più grosse sono che:

- non si riconosce allo specchio 

- ride solo quando scoreggia 

- non sa che esistono le mani

In pratica una criatura di tre settimane quasi non sa di stare al mondo.

Cento anni fa Jean Piaget, dopo anni di studio, era giunto a una conclusione similare alla mia.

Poi lui ha scritto valanghe di libri e calcato i palchi di lezioni e conferenze. Vorrei anch’io montar sta roba del paparismo-business ma mi ritrovo in ritardo di cento anni su un argomento di cui nel frattempo han scritto anche Lori Del Santo e Antonella Clerici.

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