HomeGrown Reviews: Pacific Rim

HomeGrown Reviews: Pacific Rim
Titolo originale: Pacific Rim
Regista: Guillermo del Toro
Di cosa parla: è molto “cartone animato giapponese”: la terra è martoriata dagli attacchi di enormi mostri alieni. L’umanità unisce le proprie forze e combatte i mostri con altrettanto enormi robot.
Cosa spacca: per pilotare i robot è necessario che 2 piloti entrino in una sorta di contatto cerebrale fra loro e con la potente macchina e quindi, diversamente dai cartoni in cui per far compiere al robot complicatissime mosse era sufficiente una leva, tre bottoni e una manciata di lampadine, l’intelligenza l’intuito e l’empatia diventano le vere armi che fanno la differenza.
Durante tutto il film i riferimenti agli aspetti tecnici, forse per rendere plausibile ciò che il 3D rende iper reale, sono continui, fino ad arrivare ad un completo stallo dei moderni sistemi digitali e che costringerà i piloti ad utilizzare un vecchio robot analogico alimentato da energia nucleare… e qui ogni tentativo, peraltro risibile, a voler buttare lì un qualsiasi ragionamento filosofico sul rapporto uomo-macchina è giustamente destinato a fallire.
Pacific Rim è, credo, la prima e riuscita trasposizione dell’universo tutto giapponese delle macchine antropomorfe… a dire il vero dei tentativi, questi si imbarazzanti, di trasportare i robottoni nel video ci sono e qui, traditi dalla memoria dei sistemi digitali non possiamo che prenderne atto… vai Megaloman!
Cosa fa schifo: come quasi sempre succede nei film americani fanno schifo: la retorica fascistoide e la colonna sonora.
Per quanto riguarda la retorica ad essere sinceri poteva essere peggio! la colonna sonora invece non ha scuse! è infatti costituita da un unico brano reiterato all’infinito sempre uguale a se stesso; peccato perché negli anni ’80 cantavo felice e senza vergogna la sigla di Tekkaman (quella in giapponese!)
Menzione speciale: Pacific Rim realizza i sogni di tutti i quarantenni che, negli anni d’oro dei robottoni giapponesi, hanno desiderato in modo più o meno cosciente una piccola, media o grande iniezione di realismo.
Inutile dire che i riferimenti a Go Nagai e Matsumoto sono innumerevoli a partire dai mostri che, come in Mazinga Z escono dalle viscere della terra.
Consigliato a chi: negli anni ’80 aveva dagli 8 ai 15, a chi cantava le sigle dei cartoni in “giapponese analogico” e a chi è in astinenza da fantascienza.
Voto ponderato: 6