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July 14, 2013

Behind Dance. Transports Exceptionnels – gli abitanti del quartiere Casanova di Bolzano si preparino a presenze d’eccezione

Cristina Vezzaro

Dominique Boivin è ideatore di performance singolari che spaziano dalla danza contemporanea alla moda, dal cabaret alle conferenze-spettacolo. Mai stanco di affermare il suo gusto per la diversità, la distanza e l’ironia, Boivin ha pensato di ideare un duetto per un danzatore e una scavatrice: Transports Exceptionnels, un poetico confronto tra un “gigante pericoloso” e un “piccolo corpo umano”. Ferro e carne in contrapposizione, potenza e fragilità: gli opposti che danzano. Interprete di questo spettacolo è Philippe Priasso.

Philippe Priasso, il successo di Transports Exceptionnels è enorme, di che cifre stiamo parlando?

Lo spettacolo è stato creato 8 anni fa, e da allora è stato messo in scena più di 600 volte in quasi 50 paesi in tutti i continenti. 

Che cosa ha pensato quando Dominique Boivin le ha proposto di danzare con una macchina?

Il progetto era talmente incredibile, talmente audace che ho capito che non bisognava esitare nemmeno un secondo e cercare di comprendere quale potesse essere la relazione tra la macchina e l’interprete. Ci siamo subito messi al lavoro. Davanti agli spazi della compagnia (Compagnie Beau Geste, ndr) c’è molto posto, per cui abbiamo preso a noleggio la scavatrice e, un po’ per ragioni di costi, un po’ perché abbiamo subito intuito la correlazione, nel giro di qualche giorno la coreografia era pronta. Inizialmente pensavamo si trattasse di uno spettacolo sperimentale, Dominique non aveva in mente uno spettacolo itinerante considerate le difficoltà logistiche. Io invece ero molto fiducioso proprio per la straordinarietà del progetto, la presenza dell’elemento spettacolare e il rapporto tra il gigantismo della macchina e la fragilità dell’uomo. Non avevo dubbi che avrebbe trovato altri spazi in cui andare in scena, anche perché le scavatrici fanno parte dell’orizzonte urbano di tutte le città del mondo. 

In tutti questi anni è cambiato il suo rapporto con la macchina?

Il rapporto naturalmente è lo stesso, è un rapporto in qualche modo antropomorfo, una macchina che diventa un oggetto di proiezione per lo spettatore. La coreografia, invece, è andata affinandosi enormemente nel tempo. Tutto è rimasto uguale ma la cura del dettaglio è stata portata all’estremo, fino a giungere a quello che è oggi. E la ricerca non finisce mai. Se nello spirito lo spettacolo non è cambiato, nella performance, nel dettaglio, nella possibilità, nell’intimità è migliorato moltissimo.

Aveva già avuto occasione di danzare con degli oggetti?

Sì, con la compagnia (quindi da 32 anni oramai!) c’è sempre stato questo rapporto con l’oggetto, molto particolare, peraltro, nel mondo della danza. Del resto, questa è un po’ la particolarità di Dominique, che da sempre intrattiene una relazione poetica con l’oggetto, quale che sia. Perché non una macchina, allora? Il risultato non è poi così diverso, anche se in questo caso tutto è stato portato verso una maggiore proiezione, considerato anche che talvolta si deve riuscire a “parlare” a mille persone, poiché lo spettacolo non si svolge in teatro, dove la concentrazione del pubblico è quasi immediata grazie alla presenza scenica; in questo caso si tratta di spazi aperti, spazi urbani, che consentono anche la digressione, in un certo senso, dello spettatore. Occorre quindi riportarne l’attenzione verso l’essenziale, ed è quello che cerco di fare affinché lo spettatore percepisca lo spirito dell’iniziativa e riesca a condividerlo, a condividere l’avventura.

Qual è, in generale, il suo rapporto con la tecnologia?

Come tutti gli esseri umani mi sto chiedendo anch’io come sarà il futuro: stiamo vivendo un’epoca decisiva, sappiamo che le macchine stanno per invadere il nostro spazio e spetta quindi a noi ora fare una scelta: fino a dove dobbiamo spingerci? Come le possiamo programmare in maniera tale che siano al servizio dell’uomo e non gli vadano contro? Acquisiranno un’autonomia tale da sfuggire al nostro controllo? È nostro compito attirare l’attenzione su ciò che sarà il futuro, poiché in ogni caso è inevitabile, non si può sfuggire alle macchine. Lo sguardo di Dominique, che condivido, è uno sguardo positivo, ma con la dovuta vigilanza, che deve garantire all’uomo la sua centralità. In questo senso lo spettacolo conferma una coerenza con la nostra epoca, il desiderio che la macchina costruisca, ci fornisca risultati concreti e positivi, ma con il controllo dell’uomo.

Ha già avuto modo di lavorare all’aria aperta e di danzare stabilendo un rapporto con la natura così come fa ora con la macchina?

Già a New York, all’inizio degli anni ’60 danzavamo negli spazi urbani al di fuori degli studi. La natura era negli spazi urbani stessi, nei parchi. Nel mondo della danza non si ha l’abitudine di danzare nella natura vera e propria, sebbene mi sia già capitato di ballare in un campo con i contadini che mi guardavano sbalorditi. Ci sono tentativi di uscire dai teatri, ma quando lo si fa, in genere si resta ancora entro la cornice di uno spazio urbano.

Ha già avuto occasione di venire a Bolzano?

No, e siamo felicissimi di questo invito. È la terza volta che portiamo questo spettacolo in Italia quest’anno e il pubblico italiano è sempre stato molto caloroso, ci ha sempre dato grande sostegno. 

Ulteriori informazioni trovate qui.

Durante lo spettacolo il 17 luglio, ore 21.30 saremo presenti, con franzPlatz (quindi segnatevi gli hashtag #bolzanodanza #tanzbozen), al quartiere Casanova di Bolzano per raccogliere le reazioni dei cittadini che, anziché recarsi nei luoghi solitamente preposti alle interpretazioni e riflessioni culturali, si troveranno quasi loro malgrado a intuire, in questo palcoscenico en plein air e attraverso la potente coreografia di Dominque Boivin e i movimenti eleganti e intensi di Philippe Priasso, il rapporto di forza e fragilità tra la macchina e l’uomo, cogliendo, taluni magari per la prima volta, l’intensità dell’interpretazione artistica nella mediazione tra mondo reale e mondo delle idee.   

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