Culture + Arts

July 11, 2013

“Chaos and Order”, al via la Trienala Ladina
in una calibrata altalena tra opposti

Mariella Rossi

Un artista con quanrant’anni di carriera, prima negli States e poi di ritorno in Engadina dove si definisce “agrartista”, un’altra giovanissima, nata in Italia, ora a New York, che si fa chiamare con il nickname Dorakiki okidigatto ed espone opere coloratissime in gallerie nomadi a Williamsburg. Basta anche solo questo per cogliere il titolo “Chaos and Order” della quarta edizione della Trienala Ladina che inaugura il prossimo 19 luglio in Val Badia. E non stupisce poi che a curare la mostra (la scorsa edizione era firmata Adam Budak, già co-curatore dell’edizione di Manifesta in Trentino Alto Adige) sia Alfredo Cramerotti, capace di conciliare con la sua direzione al Mostyn in Galles due culture e due lingue come il gallese e l’inglese che non potrebbero essere più diverse.

In una calibrata altalena tra opposti (che ritroviamo anche nel Padiglione del Galles alla Biennale di Venezia curato dal Mostyn e quindi da Cramerotti, definito semplicemente “marvelous” da Laura Cumming sull’Observer) si alterneranno sette artisti: Flurina Badel (’83, Engadina), Julia Biasi aka Dorakiki okidigatto, il badiota Fabian Feichter, allievo a Monaco di Olaf Metzel, Manuel Riz, ladino della trentina Val di Fassa, attivissimo nel portare avanti una cultura visuale ladina dalla tradizione alla contemporaneità, comprese le “faceres”, le incredibili maschere carnevalesche in legno, Martina Stuflesser che abbiamo visto con un’installazione in carta all’Eurac di Bolzano un paio di anni fa, l’agrartista Alesch Vital, classe ’42, che ora vive a Scuol nella bassa Engadina svizzera, al confine proprio con l’Alto Adige. A questi si aggiunge Andreas Zingerle, pittore e scultore, nato a Bressanone, a cui andrà il Premio di scultura Richard Agreiter assegnato dal Museo Ladino a cui fa capo la Trienala. Ad accomunare gli artisti in mostra è infatti, senza deroghe, la loro origine geografica / culturale in una delle cinque valli ladine delle Alpi: Val Badia, Val Gardena, Val di Fassa, Canton Grigioni e Friuli.

L’antitesi sta quindi anche nel loro essere, come abbiamo visto, assolutamente internazionali e “sparpagliati”, ma al tempo stesso vicini, proprio come è per sua natura duale tra locale e sovranazionale la cultura ladina. Ultimo contrasto forte: il luogo che ospita quest’arte contemporanea glocal sarà il pittoresco Castello di San Martin in Badia, sede permanente del Museo Ladino stesso. “Per uno come me che su Tumblr gestisce un blog chiamato “Alpine Aesthetics”, estetiche alpine, dove i lettori postano la loro idea di montagna, reale o immaginaria, non c’era miglior posto per lavorare a una mostra”, afferma con soddisfazione Cramerotti.

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